Complesso Parrocchiale Santi Disma e Carlo
progetto di una nuova chiesa e del complesso parrocchiale annesso
LA CHIESA NEL CONTESTO URBANO
Nel rapporto chiesa-territorio molteplici sono le scelte che lo specifico contesto ha condizionato. La presenza del parco ha determinato la scelta di rendere accessibile la chiesa anche da quest’ultimo, prevedendo una moltiplicazione di ingressi, pur mantenendo una gerarchia di ruolo tra essi. Cosi come ha stimolato la riflessione riguardo il tema della facciata contrapposta a un retro: conclusosi con l’idea di trattare il lato che guarda il parco come un ulteriore fronte: non il principale ma comunque un fronte caratterizzato e riconoscibile. Rispetto agli edifici limitrofi prettamente verticali il progetto della nuova chiesa rifiuta un confronto dimensionale, non cerca di competere in altezza, ma riconosce nel tetto, direttamente visibile dai piani più alti dall’edificato limitrofo, uno strumento oltre che funzionale comunicativo ed espressivo. Da qui l’idea di un tetto come una quinta facciata, caratterizzato dalla stessa presenza e consistenza materica delle pareti e come le pareti, attraverso il taglio che lo spacca in due, si configura come un’ulteriore porta socchiusa.
LA CORTE
Il nuovo complesso parrocchiale non viene pensato come un continuum architettonico introverso ed estraneo al contesto, ma come una somma di segmenti in cui il vuoto funge da elemento di coesione e connessione delle parti: tra la chiesa e i nuovi volumi dedicati alle attività parrocchiali e tra essi e la chiesa esistente, che ospiterà parte di tali attività. Il vuoto che come legante tiene unite le parti è una corte: uno spazio con un carattere e un’atmosfera propri, irriducibili al ritmo e ai gerghi della contesto urbano circostante. Un luogo di gioco ed aggregazione ma anche di preghiera e raccoglimento. Uno spazio filtro e di soglia tra interno ed esterno.
PROGRAMMA D’USO
Si prevede quindi la realizzazione di due nuove ali. Quella che corre parallela alla chiesa è a due piani, al piano terra ospita sei sale parrocchiali, al primo piano la canonica e un secondo appartamento. Il corpo trasversale alla chiesa, che limita a nord-ovest la corte, è invece a un solo piano e ospita la segreteria l’ufficio del parroco, servizi e una sala per riunioni,
UNA NUOVA TOPOGRAFIA
Consequenziale alla volontà di enfatizzare il rapporto tra il complesso architettonico e il parco è la scelta di trasformare la copertura del volume di connessione tra la chiesa le sale parrocchiali in un piano inclinato verde, in un anfiteatro a servizio del parco. La nuova architettura diventa così elemento qualificante (e non deturpante o invadente) del parco stesso. Dal parco la presenza del volume di connessione si annulla, e lo spazio pubblico in una lingua di verde sembra penetrare ed entrare a far parte del complesso parrocchiale stesso.
IL SAGRATO
Una chiesa quindi immersa nel verde, il cui sagrato non è un'unica superficie continua, ma somma di inserti lapidei più o meno fitti che si insinuano e si alternano al prato. Come se la trama del verde perdesse consistenza lasciando emergere un pavimento impermeabile, in quota con l’ingresso della chiesa, frammentato, dai bordi sfumati. Un gruppo di alberi dalla corte fuoriesce verso la strada di accesso filtrando il rapporto tra la nuova chiesa e quella esistente.
IL CAMPANILE
A chiudere l’ambito del sagrato, se non dell’intero complesso, il campanile: presenza puntuale, isolata, visibile dalla strada. Un’architettura, coerentemente con il linguaggio usato per la chiesa, con forme essenziali e archetipe, priva di un fronte o di un retro che si mostra sempre diversa a seconda dell’angolazione da cui la si osserva. Un volume poliedrico, caratterizzato da una grande finestra lignea socchiusa che consente il riverbero del suono delle campane in più direzioni.
IL PROGETTO ARCHITETTONICO
Il progetto architettonico quello liturgico e quello artistico sono stati pensati ed approfonditi quali componenti intimamente connesse, quali facce di un unico corpo. Lo spazio diventa parte, anzi diventa esso stesso comunicazione di fede. L’architettura si propone come protagonista attiva nell'accogliere ed enfatizzare il mistero celebrato nella liturgia.
UN PERIMETRO MURARIO SPESSO
L’organizzazione di un’assemblea, che come un abbraccio si dispone radialmente attorno all’altare, richiede uno spazio architettonico capace di enfatizzare tale senso di raccoglimento e partecipazione, uno spazio compatto che avvolge esso stesso la comunità. Da qui l’idea di una chiesa dalle mura spesse, contenitive, custodi al loro interno dei fondamentali spazi liturgici che come braccia possenti circoscrivono lo spazio centrale dell’assemblea caratterizzandolo quale uno spazio intimo, misurato, raccolto che ha come fuoco e fulcro la presenza dell’altare.
Nel perimetro spesso, che abbraccia l’assemblea, trovano spazio, il programma liturgico, con le grandi presenze simboliche permanenti, e il percorso artistico. Uno spazio ottenuto per sottrazione, scavando lo spessore murario, fatto di nicchie e ambiti circoscritti.
UN PERIMETRO SOCCHIUSO
Ma queste braccia possenti che racchiudono lo spazio liturgico sono al contempo braccia aperte, che invitano ad entrare. Il perimetro della nuova chiesa non è una cortina muraria continua, ma un limite permeabile e filtrante: le pareti nella loro interezza si piegano, slittano, se pur di poco, l’una rispetta all’altra individuando più punti di permeabilità e quindi di accesso all’aula. Le pareti perimetrali diventano esse stesse grandi porte socchiuse, che da fuori si pongono come simbolico invito ad entrare, e dall’interno sono occasione discreta di percezione della realtà esterna.
LA POETICA DELLA LUCE
Lo spessore murario consente inoltre di enfatizzare la presenza di una altro elemento protagonista nella definizione della qualità spaziale: la luce. La luce è intesa:
- quale elemento che non riempie ma crea lo spazio,
- capace di aggiungere la dimensione temporale a quella spaziale,
- strumento con il quale sottolineare la presenza degli elementi liturgici Con tali presupposti il progetto utilizza la luce come un vero materiale con cui definire la qualità dello spazio. Naturale ed artificiale, costante o variabile di intensità, protagonista o sfondo: la luce enfatizza la presenza degli spazi liturgici, valorizza il contenuto artistico, genera quel chiaroscuro che dà effettivo spessore e matericità all’involucro architettonico. LA SPACCATURA DEL CIELO Il tema della luce e l’obiettivo di creare lo spazio con essa, attraverso la sua intrinseca capacità poetica e simbolica, trova massima enfasi nella scelta di scindere in due l’involucro della chiesa, secondo l’asse ingresso-altare, attraverso un taglio sottilissimo da cielo a terra lungo tutta la copertura. Un taglio sottilissimo che trasforma la luce in una lama capace di sezionare e penetrare la materia e che proseguendo in copertura svela all’intera assemblea la presenza del cielo.