Antinori Winery
Finalist at the EUROPEAN UNION PRIZE FOR CONTEMPORARY ARCHITECTURE MIES VAN DER ROHE AWARD 2015
Finalist at the EUROPEAN UNION PRIZE FOR CONTEMPORARY ARCHITECTURE MIES VAN DER ROHE AWARD 2015
The site is surrounded by the unique hills of Chianti, covered with vineyards, half-way between Florence and Siena. A cultured and illuminated customer has made it possible to pursue, through architecture, the enhancement of the landscape and the surroundings as expression of the cultural and social valence of the place where wine is produced. The functional aspects have therefore become an essential part of a design itinerary which centres on the geo- morphological experimentation of a building understood as the most authentic expression of a desired symbiosis and merger between anthropic culture, the work of man, his work environment and the natural environment.
The physical and intellectual construction of the winery pivots on the profound and deep-rooted ties with the land, a relationship which is so intense and suffered (also in terms of economic investment) as to make the architectural image conceal itself and blend into it. The purpose of the project has therefore been to merge the building and the rural landscape; the industrial complex appears to be a part of the latter thanks to the roof, which has been turned into a plot of farmland cultivated with vines, interrupted, along the contour lines, by two horizontal cuts which let light into the interior and provide those inside the building with a view of the landscape through the imaginary construction of a diorama. The façade, to use an expression typical of buildings, therefore extends horizontally along the natural slope, paced by the rows of vines which, along with the earth, form its “roof cover”. The openings or cuts discreetly reveal the underground interior: the office areas, organized like a belvedere above the barricade, and the areas where the wine is produced are arranged along the lower, and the bottling and storage areas along the upper.
The secluded heart of the winery, where the wine matures in barrels, conveys, with its darkness and the rhythmic sequence of the terracotta vaults, the sacral dimension of a space which is hidden, not because of any desire to keep it out of sight but to guarantee the ideal thermo-hygrometric conditions for the slow maturing of the product. A reading of the architectural section of the building reveals that the altimetrical arrangement follows both the production process of the grapes which descend (as if by gravity) – from the point of arrival, to the fermentation tanks to the underground barrel vault – and that of the visitors who on the contrary ascend from the parking area to the winery and the vineyards, through the production and display areas with the press, the area where vinsanto is aged, to finally reach the restaurant and the floor hosting the auditorium, the museum, the library, the wine tasting areas and the sales outlet.
The offices, the administrative areas and executive offices, located on the upper level, are paced by a sequence of internal court illuminated by circular holes scattered across the vineyard-roof. This system also serves to provide light for the guesthouse and the caretaker’s dwelling. The materials and technologies evoke the local tradition with simplicity, coherently expressing the theme of studied naturalness, both in the use of terracotta and in the advisability of using the energy produced naturally by the earth to cool and insulate the winery, creating the ideal climatic conditions for the production of wine.
L’area di intervento si inserisce nello straordinario contesto vinicolo-collinare del Chianti, a metà strada tra Firenze e Siena. Una committenza colta e illuminata ha richiesto ad Archea Associati, attraverso l’architettura, la valorizzazione del paesaggio e del territorio circostante quale espressione della valenza culturale e sociale dei luoghi di produzione del vino. Il programma funzionale è pertanto totalmente integrato all’interno di un percorso progettuale incentrato sulla sperimentazione geo-morfologica di un manufatto industriale concepito come l’espressione più autentica di una voluta simbiosi tra cultura antropica, l’opera dell’uomo, il suo ambiente di lavoro e l’ambiente naturale. La costruzione fisica e concettuale della cantina è incentrata sul legame profondo e radicato con la terra, una relazione tanto esasperata e sofferta (anche in termini di investimento economico) da condurre l’immagine architettonica a nascondersi e con-fondersi in essa. Conseguentemente il progetto integra il costruito al paesaggio agreste dove il complesso industriale è dissimulato attraverso la realizzazione di una copertura che definisce l’invenzione di un nuovo piano di campagna coltivato a vigneto e disegnato, lungo le curve di livello, da due tagli orizzontali che permettono l’ingresso della luce e l’inquadratura del paesaggio attraverso la definizione di un diorama che lo rappresenta e lo descrive. La facciata, per usare una categoria propria degli edifici, è quindi distesa orizzontalmente sul pendio naturale scandito dai filari delle viti che ne costituiscono, con la terra, il sistema di “rivestimento”. Le aperture-fenditure svelano, senza evidenziarlo, l’interno ipogeo: lungo quella più bassa sono distribuiti gli spazi uffici e le aree espositive, strutturati come un belvedere posto al di sopra della barriccaia e delle zone di vinificazione, mentre su quella superiore si aprono le zone di imbottigliamento e immagazzinamento. Il cuore protetto della cantina, dove il vino matura nelle barriques, coglie, nell’oscurità diffusa e nella sequenza ritmata delle volte in terracotta, la dimensione sacrale di uno spazio che risulta nascosto, non per atteggiamento mimetico ma come consona opportunità per le ottimali condizioni termo- igrometriche del processo di lenta realizzazione del prodotto.
La lettura della sezione architettonica dell’edificio evidenzia come l’articolazione altimetrica segua il percorso produttivo discendente (per gravità) delle uve – dall’arrivo, ai tini di fermentazione fino alla barriccaia interrata – inverso a quello conoscitivo del visitatore, di risalita dai parcheggi verso la cantina e i vigneti, attraverso zone produttive ed espositive che vanno dal frantoio, alla vinsanteria, al ristorante, fino al piano che ospita l’auditorium, il museo, la biblioteca, le sale di degustazione e la possibilità di vendita diretta. Gli uffici e le parti amministrative e direzionali, ubicate al piano superiore, sono scandite da una successione di corti interne che prendono luce attraverso fori circolari disposti variamente sul vigneto-copertura. Tale sistema è utilizzato per portare luce anche alla foresteria, la casa del custode. I materiali e le tecnologie evocano con semplicità la tradizione locale esprimendo con continuità il tema della naturalità ricercata tanto nell’uso della terracotta, quanto nell’opportunità di utilizzare l’energia naturalmente prodotta dalla terra per raffrescare e coibentare la cantina realizzando le condizioni climatiche necessarie per la produzione del vino.
Programma
Cantina vinicola, uffici, museo, auditorium, ristorante, viabilità, piazzali, verde, depurazione.
Costo
85.052.831 euro (escluso impianti enologici e sistemazioni a verde).
Cronologia
Inizio del progetto 2004
Inizio del cantiere 2007
Data di ultimazione 25 ottobre 2012
Crediti
Progetto Architettonico:
Archea Associati
Laura Andreini, Marco Casamonti, Silvia Fabi, Giovanni Polazzi
Direzione artistica:
Marco Casamonti
Assistente alla direzione artistica:
Francesco Giordani
Engineering:
HYDEA
Direzione lavori:
Paolo Giustiniani
Progetto strutturale:
AEI Progetti
Progetto impianti:
M & E Management & Engineering
Impianti enologici:
Emex Engineering Marchesi Antinori
Impresa generale di costruzioni:
Inso