Casa MdP
Curatori del decor, degli arredi, dei complementi d'arredo e del restauro di tutte le parti pittoriche: Paolo Massari e Pietro Di Pisa
Il progetto riguarda il restauro di un appartamento di circa 100 mq. al primo piano di un palazzo di origine ottocentesca nel centro storico di Faenza.
La lettura di ciò che è pre-esistente ha condotto il progetto di recupero ad un atteggiamento di “pulizia” in cui l’intervento murario risulta minimo: vengono demoliti alcuni divisori incongrui, riaperte alcune “infilate” di porte a favore di visioni allungate e riscoperti gli spazi originali.
La prima particolarità è l’ingresso dell’appartamento: centrale rispetto ad un vano allungato che corrisponde all’androne del piano terra, di matrice rinascimentale e di collegamento tra la strada e il cortile interno. Lo sguardo si dilata attraverso le finestre ad un’unica anta alle estremità del vano ed incornicia il paesaggio urbano da una parte e un gruppo di magnolie grandiflora che dominano il cortile dall’altra.
Se può considerarsi minimo l’intervento murario, sostanziale è invece quello inerente le finiture: sono state raschiate completamente le imbiancature progressive, a parete e soffitto, mettendo in luce tinte e decorazioni dell’inizio del ‘900 dai colori vivaci ed inaspettati.
Ogni scatola muraria che si disvela, è caratterizzata da un proprio decoro, da un suo colore che ne definisce il “gusto”: grigio il pranzo, verde acido il relax, verde liquido il salotto, rosa mattone la camera.
Le inevitabili tagliole che soprattutto nel dopoguerra hanno spezzato l’incanto coloristico per introdurre l’impianto di riscaldamento hanno condizionato il recupero delle tinte novecentesche che è quindi rimasto parziale. Di qui tuttavia la scelta di applicare a parete “campiture alternate” di un unico strato in rasatura di calce di color grigio-verde e così pure a pavimento sebbene a campo unico, attraverso l’impiego di resina autolivellante. Uniche eccezioni: l’inserto in resina di color verde più intenso a sottolineare il vano allungato d’ingresso ed il bagno interamente di color marrone scuro.
La coppia di giovani committenti, intimorita dalla reverenza che un atteggiamento eccessivamente filologico avrebbe comportato, ha ben accolto la scelta di “rompere” le scatole architettoniche a favore di un approccio maggiormente contemporaneo e di una spazialità più dinamica e continua, che si inserisce al contempo all’interno del processo storico fatto di sovrapposizioni e stratigrafie di colore.
Anche i decori vengono recuperati con l’intento di far leggere ciò che è originale da ciò che non lo è: piuttosto che imitare il decoro viene preferita la sincerità del solo segno grafico.
Il progetto illuminotecnico adotta anch’esso un indirizzo privo di ostentazioni: non esistono infatti punti luce a soffitto o a parete che sottolineino le tinte e le decorazioni riscoperte ma solo piantane e lampade da tavolo che favoriscono una luce soffusa per un’atmosfera più raccolta e domestica.