Atelier EERA è uno spazio polifunzionale dedicato alla didattica, l’esposizione e la progettazione di tutto ciò che riguarda la pietra. Nasce dalla ristrutturazione di una porzione di fabbricato industriale della ditta CEV marmi&graniti di Sega di Cavaion Veronese - località tradizionalmente votata alla lavorazione della pietra.
La struttura, caduta in disuso qualche decennio fa a seguito dell’abbandono dell’attività di segagione dei blocchi, si compone di un’unico ambiente delle dimensioni di circa 40x15 metri con copertura a volta ogivale in laterocemento molto comune negli edifici industriali degli anni 60.
Il progetto ha portato alla rivitalizzazione degli spazi interni ed esterni dando la possibilità di ospitare allestimenti stabili o temporanei di oggetti e ambientazioni in pietra, spazi per workshop ed eventi didattici, spazio per la progettazione assistita da tecnici specializzati e con ampia disponibilità di campionature di materiali lapidei.
Nonostante il linguaggio architettonico contemporaneo, l’edificio mantiene un vivo dialogo con il contesto industriale circostante salvaguardando e valorizzando gli elementi peculiari dell’attività produttiva originaria del passato e del presente (carro-ponte, laboratori ancora attivi).
La cura riservata al recupero dei piazzali un tempo dedicati allo stoccaggio delle lastre, ha restituito ampie aree verdi al paesaggio industriale di Cavaion, permettendo inoltre alla vegetazione rampicante di costituire la nuova pelle delle vecchie facciate degradate. L’involucro architettonico è stato oggetto di attenta riqualificazione energetica mediante l’applicazione di isolamento esterno in blocchi di calcio-silicato di forte spessore, il rinnovo dei serramenti in alluminio con taglio termico, l’installazione in copertura di circa 700 m2 di pannelli fotovoltaici, operazioni che a buon diritto rientrano nella logica ormai irrinunciabile della sostenibilità.
Il progetto EERA racconta di pietre.
E il racconto inizia con: “c’era una volta la cava...”
La cava è infatti la figura che si assume come modello per la definizione dell’immagine architettonica dell’edificio. Essa è luogo di volumi sottratti, di tagli netti, di aggetti e squarci potenti, di stratificazioni; luogo lirico in se stesso, che dice di epoche lontane e che rivela una materia sacra a priori, per il segno dei tempi che l’hanno generata e per la vicinanza al ventre della terra.
Il progetto vuole ottenere un oggetto architettonico che, raccogliendo la tradizione compositiva originaria ed integrandola con un linguaggio contemporaneo ispirato alla suggestione del mondo della pietra, diventi esso stesso icona di quanto vi è contenuto.
Con un processo di pulizia stilistica, l’edificio è ricondotto a “modello” di cava, un volume compatto e nitido, dove la sottrazione ideale di volumi disegna vuoti nelle ampie forometrie dei prospetti e quegli stessi volumi, idealmente sottratti, s’intravvedono, nella forma di “monoliti”, collocati all’interno.
Il risultato è un volume quanto più possibile compatto e regolare. Le grandi aperture, che non seguono un ordine e un ritmo regolari, richiamano l’idea della sovrapposizione e stratificazione di elementi appartenenti ad ere geologiche differenti. I blocchi sottratti al volume vengono virtualmente riposizionati all’interno dell’edificio dando vita a delle piccole architetture con un proprio specifico carattere e che offrono, al loro interno, l’opportunità per progettisti sempre diversi di realizzare allestimenti temporanei. Nonostante il continuo variare del contenuto e della sua sistemazione, l’atelier mantiene, anche grazie alla scelta cromatica di tonalità neutre, un costante senso di ordine.