Casa D.M.Z.
Casa D.M.Z. è una residenza unifamilare progettata e costruita a Milano ristrutturando profondamente un edificio preesistente. Con questo progetto si interviene su quanto rimane di una delle due case progettate da Roberto Menghi e Marco Zanuso per il Villaggio dei Reduci, in conseguenza del concorso bandito dall’VIII Triennale.
Il progetto originale, dal linguaggio spiccatamente moderno, prevedeva la realizzazione di due case monofamiliari accoppiate lungo il lato corto. Le case, orientate con la facciata principale perfettamente a Sud, erano organizzate attraverso una chiara definizione della gerarchia tra gli ambienti di vita e i corpi di servizio, differenziati per bucature e per ingombro volumetrico. L’incastro delle due parti funzionali, di altezze interne diverse, generava una sezione complessa e assai interessante.
Le successive modificazioni, di cui entrambe le unità sono state oggetto, hanno portato a una progressiva erosione del carattere moderno e pionieristico degli edifici, riportandoli a un aspetto neo-rurale di dubbia contestualizzazione. L’edificio, dopo le pesanti manomissioni avvenute nel tempo, si presentava come un disordinato insieme di elementi architettonici eterogenei e poco raccordati.
Il progetto si è proposto quindi di restituire al Villaggio dei Reduci un’architettura onestamente moderna, senza infingimenti né rimpianti, ma, allo stesso tempo, senza concessioni alla deriva pseudo-vernacolare in corso.
Il progetto di manutenzione straordinaria e di recupero di sottotetto dell’edificio in oggetto, si trova nel complesso compito di interpretare i caratteri di un intorno di cui si conosce un passato di grande qualità architettonica e paesistica, ma che attualmente presenta caratteri di confusione e immiserimento linguistico. Pur consci dell’inopportunità di un’operazione storicista che riproponga più o meno letteralmente l’architettura di Menghi e Zanuso, ormai irrimediabilmente perduta, pare altrettanto impossibile rassegnarsi alla deriva pseudovernacolare che ha caratterizzato molti degli interventi circostanti.
Si è quindi optato per un linguaggio che raccogliesse le suggestioni, le tracce, di un passato di architettura moderna, ancora visibili attraverso gli strati di un presente di architettura à l’ancienne.
Si è cercato di ricorrere agli elementi individuati nell’analisi degli edifici del Villaggio dei Reduci per costruire un vocabolario appropriato che, pur non impedendo un adeguato inserimento dell’edificio nel contesto, così come oggi si è andato a configurare, permettesse un richiamo al glorioso passato del QT8.
Si è deciso, in particolare, di ricorrere a una marcata chiarezza volumetrica e netta gerarchizzazione tra corpi abitati e corpi di servizio, alla copertura a falda unica o piana, a bucature verticali per le parti abitate e orizzontali e di piccole dimensioni per i corpi di servizio, a dispositivi di ombreggiamento dal chiaro carattere architettonico e a alla giustapposizione alla facciata di un grande elemento decorativo-funzionale che facesse da contrappunto dalla severità della composizione volumetrica e architettonica generale.