Casa EC
Marsà al hamam (baia delle tortore) è il nome dell’originario tessuto arabo di Marzamemi, borgo marinaro a Sud di Siracusa, dove, al margine delle antiche case dei pescatori che risalgono al 1600, ne è stata costruita una negli anni ’50 ad appendice del borgo. L’edificio sorge sugli scogli, poggiato su di un basamento di pietra delimitato dalla diga foranea. E’ sottoposto insieme ad altre costruzioni del borgo a vincolo monumentale e paesaggistico, ma le caratteristiche tipologiche poco giustificano tale indicazione: ciò contribuirà a facilitare il confronto tra le istituzioni e i progettisti incaricati dal nuovo proprietario, un artista italiano che ama il sole e il calore del sud. Il programma abitativo richiesto è quello di una casa dove trascorrere brevi periodi dell’anno per leggere e guardare l’orizzonte. Qui, seguendo gli stormi di uccelli migratori, lo sguardo si perde nel paesaggio circostante e si finisce catturati dal mare, dall’Isola di Capo Passero e dai Monti Iblei. Questa qualità paesaggistica del sito non può che determinare un intervento minimo, definendo la nuova spazialità sulla base delle preesistenze e del programma abitativo.
Il progetto prende spunto dai vincoli del luogo (materiali di costruzione del borgo, strumenti di controllo urbanistico) e dal rapporto tra la casa e gli elementi naturali, motivando le scelte relative ai materiali e alle tecnologie. Mentre all’esterno, le spesse pareti in blocchi di pietra arenaria ribadiscono l’involucro murario perimetrale preesistente (e, insieme alla copertura, anche il volume), all’interno, il progetto ridefinisce lo spazio mediante l’inserimento del nucleo strutturale che ospita i vani di servizio all’abitazione. La calce e la pozzolana sono gli unici nuovi materiali introdotti per l’esigenza di preservare la muratura soggetta alle onde del mare e alla nebbia salina, e suggeriscono una nuova modalità d’intervento rispetto al contesto. Per le pareti preesistenti, sia all’interno che all’esterno, viene attuata una lavorazione del materiale ruvida e increspata; per le murature di nuova fattura lo stesso materiale viene utilizzato con una resa finale liscia che permette alla luce di riflettere sulle pareti l’azzurro del cielo e del mare. La pietra chiara di Modica, partecipa insieme al legno del tetto alla definizione dell’ambiente interno.
La pavimentazione si prolunga all’esterno a confine con la diga, dove la pietra riflette i raggi del sole come nella piazza principale del borgo (dove un tempo i pescatori srotolavano le reti per la pesca del tonno). Tre mosaici e una ceramica, appositamente realizzati per questa casa dal proprietario, si fondono con le pareti e il pavimento della casa. La luce invade gli ambienti, infrangendosi sulle superfici realizzate con l’impiego di pochi materiali tutti naturali, realizzando la simbiosi tra la casa e il paesaggio circostante. Lo spazio la contiene e la riflette all’esterno, come fosse un faro luminoso posto a segnare ai naviganti la presenza del borgo.