Nuovo complesso parrocchiale della Madonna del Carmine a Santa Maria la Carità
Concorso di idee. Prima Fase
Rapporto con l’ambiente urbano:
Il nuovo complesso parrocchiale di Santa Maria del Carmine è stato immaginato in forte relazione con il suo contesto più prossimo. Pur restando rigorosamente fedeli ad antiche e consolidate prassi – autonomia figurativa dell’edificio di culto e chiostro adiacente – la disposizione complessiva dei volumi è stata determinata dalle dimensioni del lotto in relazione alla posizione della strada di accesso alla chiesa. Si è venuto quindi a determinare un’insula aedificatoria delle dimensioni di 30,00 x 48,00 metri nella quale la facciata della chiesa, posta ortogonalmente alla strada, permette una visibilità immediata e valorizzata dall’ampio sagrato. Compositivamente si possono individuare tre zone: sulla sinistra il centro sportivo, al centro il sagrato con la chiesa e sulla destra il chiostro, oltre il quale tramite una rampa si accede ai parcheggi interrati. Si è fatto ampio uso del verde quale elemento di integrazione con il contesto circostante a prevalente uso agricolo, dalle coperture piane trattate a verde all’utilizzo di un giardino all’italiana nel chiostro, alla determinazione di un vero e proprio viale alberato nella strada di accesso che collega il complesso parrocchiale al centro abitato.
Riconoscibilità dell’edificio sacro:
Una grande croce scavata su una superficie piana affiancata al campanile costituiscono il fronte principale d’ingresso alla chiesa. Questi due elementi, posti a dominio del sagrato, indicano il luogo sacro e diventano il segno di riferimento per tutta la nuova area. Un ampio sagrato, pensato per ospitare incontri della comunità e funzioni religiose, introduce al complesso parrocchiale. Particolare risalto è dato alle dimensioni in altezza dell’aula liturgica che, dominando assieme alla composizione della facciata della chiesa su tutto il complesso parrocchiale, diventa il nuovo punto focale dell’intero paesaggio circostante.
Profilo estetico-formale:
Il riferimento primo della nuova fabbrica è costituito dalla Basilica di Sant’Andrea a Mantova di Leon Battista Alberti. Infatti, come in Sant’Andrea, due sono i temi fondamentali: il dimensionamento della facciata principale inscritta in un quadrato perfetto e l’impiego di una volta a botte posta nell’unica navata interna. La volta realizzata in vetrocemento sabbiato permette l’ingresso di una luce filtrata proveniente unicamente dalla copertura conferendo all’aula liturgica un’elevata aura spirituale. Essa diventa il vero nodo focale dell’intero complesso, punto di unione tra il cielo e la terra, tra l’uomo e Dio.
Impianto liturgico:
Dal sagrato attraverso una porta in bronzo si accede all’aula liturgica. Alla sinistra dell’ingresso, posizionato in una nicchia a pianta quadrata, trova posto il monolite cilindrico della fonte battesimale. L’aula liturgica dall’andamento monodirezionale si rivolge verso il presbiterio rialzato di un gradino e composto dall’altare, dall’ambone, dalla sede del presidente e da una grande croce scavata sulla parete di fondo in modo da poter essere illuminata dalla luce esterna. Lungo la parete est si trova la cappella feriale nel cui altare viene collocata la custodia eucaristica. Sulla parete ovest vi è l’area peniteziale mentre dalla parete sud attraverso una scala si può accedere al piano primo dove trova posto il coro e l’organo.
Opere d'arte:
Cinque elementi: altare, ambone, sede del presidente, fonte battesimale, custodia eucaristica sono concepiti a simulare cinque miniature di architetture. Come se l'interno della chiesa diventasse una piccola città, un piccolo mondo, una situazione interna di comunità. Ognuno di questi cinque elementi porta dentro di sé incastonato un dittico di pittura. Il dittico è composto da un'icona religiosa (un quadro antico) e da una sedimentazione (una pittura quasi monocroma). Opere d'arte, pitture, possedute da un Ente Ecclesiastico, un Museo della Chiesa Cattolica, vengono donate alla Chiesa Santa Maria del Carmine. Compito dell’artista sarà quello di aiutare nella selezione delle cinque opere e nel dipingerne altrettante confrontandosi con quelle antiche. Nella selezione delle opere verranno coinvolti i fedeli, le persone che vivono in quella zona e che abiteranno la chiesa. Questo potrebbe avvenire attraverso una forma di workshop, laboratorio con l'artista e i bambini, gli anziani, le persone del luogo che frequenteranno questa chiesa. Il metodo pittorico consiste nello stendere uno strato sopra l'altro. Il gesto è sempre quello: spalmare materia fluida su una superficie bidimensionale, fino a coprirla quasi del tutto, ma mai totalmente. Il processo si dichiara: in alto rimane un bordo che racconta il passaggio di tutti i colori che hanno portato a quest'ultimo strato. Ogni sedimentazione è come se fosse il frammento di un quadro che si sviluppa nel tempo e che si dipinge all'infinito. In questo caso la stratificazione, la sedimentazione, il colore, il tempo, si mettono in relazione con le cinque opere antiche donate alla Madonna del Carmelo. La tecnica utilizzata è pittura ad olio su tela. Le dimensioni delle pitture saranno generate da quelle antiche. Cioè la dimensione del lavoro completo, del dittico sarà il doppio del quadro originante.
Aspetti funzionali:
L’insula aedificatoria costruita su moduli 3,00 x 3,00 metri (chiesa) e 5,00 x 3,00 metri (chiostro) è rialzata di 50 cm rispetto alla quota del marciapiede stradale e mantiene un’altezza costante di 7,50 metri ad esclusione dell’aula liturgica e del campanile che raggiungono un’altezza di 15,00 metri. Si accede al sagrato attraverso una piccola gradinata oltrepassata la quale ci si può indirizzare alla chiesa, al chiostro o al salone parrocchiale il quale è caratterizzato da un grande ambiente interno delle dimensioni di 8,00 x 17,00 metri al piano terra e da una galleria al piano primo. Attraverso il chiostro si può accede ai locali del ministero pastorale costituiti da otto aule didattiche suddivise su due piani e distribuite da un ampio spazio comune illuminato da un lucernario longitudinale posto in copertura, esternamente ed adiacente al fabbricato trova posto un orto didattico. Ad est, a chiusura del chiostro, si trova la casa canonica (edificio strutturalmente autonomo dal resto del complesso per dare la possibilità di poterlo edificare anche in una seconda fase) con al piano terra lo studio/biblioteca ed al piano primo la cucina/pranzo/soggiorno, il bagno e la camera da letto. Tutto il piano interrato coincidente con il perimetro del chiostro è adibito a garage, è raggiungibile tramite una rampe di accesso posta ad est del lotto e può ospitare 33 auto. Ad ovest, separato da una siepe verde, si trova il centro sportivo formato da un campetto polivalente per tennis e pallavolo e da un campo da bocce.
Aspetti tecnologici:
Il complesso parrocchiale realizzato strutturalmente in calcestruzzo è pensato con un rivestito esterno in tufo giallo di Napoli. Il rivestimento ha come tema la reiterazione di un sistema a pannelli sfalsati tra di loro delle dimensioni base di 3,00 x 3,75 metri. Tra un pannello e l’altro viene lascia una fessura che variando in dimensioni può lasciare intravedere il fondo della parete il calcestruzzo o diventare un’aperture necessaria ad illuminare gli ambienti interni. La copertura e la volta dell’aula liturgica, sorretta da 12 pilastri ed altrettante centine in acciaio, sono invece realizzati in formelle di vetrocemento opaco delle dimensioni di 30 x 30 cm garantendo in questo modo un adeguato filtraggio della luce. L’impianto d’illuminazione dell’aula liturgica è concepito per essere inserito unicamente nell’intercapedine tra la copertura e la volta in vetrocemento replicando in questo modo, anche di sera, lo stesso effetto d’illuminazione che si ha di giorno. Particolare cura è stata posta all’uso dei pannelli fotovoltaici integrati all’architettura. Qualora si ritenesse opportuno tale impiego, può essere previsto l’uso di un sistema fotovoltaico realizzato mediante l’utilizzo di celle al silicio policristallino laminate in lastre di vetro che permettono il passaggio di una luce filtrata. Questo sistema posto sopra l’aula liturgica in sostituzione della copertura in vetrocemento, fungendo da frangisole, permettendo con l’ausilio del vetrocemento sabbiato della volta sottostante, un’illuminazione naturale ed omogenea in ogni punto dell’aula. L’impianto che in un anno produce circa 15.000 kwh elettrici è sufficiente a soddisfare almeno i fabbisogni essenziali del complesso parrocchiale considerando un periodo della durata di un anno utilizzando la rete nazionale per cedere l’energia prodotta in esubero e prelevando l’energia qualora prodotta in difetto (ad esempio durante i periodi di scarsa illuminazione solare) secondo il concetto del “net metering”. Bassi fabbisogni di energia per il riscaldamento invernale possono invece essere ottenuti mediante coibentazione molto efficiente (U < 0,15 W/m2 K), serramenti a taglio termico (U < 0,80 W/m2 K), elevata impermeabilità all’aria degli involucri edilizi e regolazione della temperatura per singoli locali, mentre la produzione di acqua calda sanitaria potrà essere ottenuta mediante l’utilizzo di sistemi solari termici integrati alle coperture.