Riconversione dell’ex “struttura industriale Bailo”. Pieve Tesino
Si tratta di mettere in rapporto la pianura con la montagna, di realizzare la transizione tra campi agricoli e foreste, sulle colline e oltre, si tratta di mettere in dialogo infrastruttura e terreno per giungere ad un edificio che possiede una scala paesaggistica e non, in senso corrente, architettonica.Solo dopo questa lettura di totalità e complessità sistemica, si potrà stringere e delimitare l’ambito dell’osservazione, tornando all’oggetto architettonico, per integrare l’edificio alla sua vera scala di grande infrastruttura, di rilevanza territoriale.
Il senso di immersione nel paesaggio, di fusione del volume puro e astratto con il terreno, viene elaborato anche nella creazione di una “corrugazione” generica, ma minuta e sensibile, della topografia circostante l’edificio.
Non si cerca un formalismo, un eventuale risultato plastico, si tratta anzi di operare in modo da ottenere risultati pragmatici essenziali nell’ambito di due famiglie di interazioni fondamentali: la connessione/fusione tra entrambi i “versanti” della strada (collegamento tra Arboretum e centro culturale) e la costruzione di una barriera visiva per il primo piano del nuovo edificio, realizzando una discontinuitá nell’ambito spaziale immediato, che permette continuitá e integrazione con il contesto piú ampio.
La nuova topografia risolve, così, tutti i nuovi rapporti funzionali e di accessibilità, e sottolinea la drammaticità del grande patio-finestra nel suo “far parte” essenziale del paesaggio, come elemento “di paesaggio” e non già
come oggetto “nel paesaggio”. Dentro questo tema della continuitá, ma ad una scala piú ravvicinata, interna e pragmatica, l’impiego della pavimentazione con grigliato erboso tende a conseguire l’assenza di discontinuitá materiche nello spazio esterno all’edificio, garantendo che tutte le circolazioni, tutti i flussi e movimenti possano avvenire senza nessuna costrizione funzionale. La proposta parte dalla considerazione del valore della flessibilitá come fattore decisivo per il successo del nuovo centro culturale. Flessibilitá massima, che significa accoglienza di usi e programmi molteplici, così come modalità e formulazioni sempre nuove e diverse.
Questa é l’essenza della proposta: uno spazio fatto di multiple condizioni, interne ed esterne, piattaforme mirate a ricevere, con minima pre-definizione, eventi di ampia interfaccia con il pubblico, luogo di interpretazione e di rapporto con il paesaggio a cui appartiene, e con la continuitá temporale di questo paesaggio, ma senza redini di carattere tecnologico, programmatico o comunicativo.