CASA IV
Nel libro Architettura rurale italiana, pubblicato in occasione della VI Triennale di Milano del 1936, Giuseppe Pagano e Guarniero Daniel scrivono: “La conoscenza delle leggi di funzionalità e il rispetto artistico del nostro imponente e poco conosciuto patrimonio di architettura rurale sana e onesta, ci preserverà dalle ricadute accademiche, ci immunizzerà contro la rettorica ampollosa e soprattutto ci darà l’orgoglio di conoscere la vera tradizione autoctona dell’architettura italiana: chiara, logica, lineare, moralmente ed anche formalmente vicinissima al gusto contemporaneo.” Ed ancora: “la ragione della casa rurale è l’assenza di ogni preoccupazione dogmatica che non coincida con una necessità pratica o che non proceda inizialmente da una necessità funzionale o costruttiva. Questo vale, per esempio, nella costante emancipazione di ogni preordinato schema di facciata simmetrica”.
Gli autori sembrano volerci far riflettere sullo straordinario valore di continuità con la tradizione e di deposito di conoscenze che il patrimonio dell’architettura rurale rappresenta; ed è proprio partendo da queste considerazioni che il progetto si sviluppa cercando di instaurare un rapporto tra la tipologia della casa di campagna e l’icastica tradizione dei luoghi.
Un basamento prepara il terreno ad accogliere la piccola costruzione, memore degli innumerevoli muri che da secoli disegnano il profilo declive delle Colline Metallifere. La geometria rigorosa regola il disegno e l’orientamento dell’abitazione di forma rettangolare con una semplice copertura a capanna, rispondendo a precise misure e rinnovando quel paziente processo di trasformazione basato sulla sovrapposizione e sull’adesione alle regole preesistenti. La casa è composta da due livelli, uno alla quota del basamento e l’altro alla quota della grande loggia cadenzata dal ritmo serrato dei profili metallici che contaminano il livello inferiore disegnando una grande croce. Le stanze interne sono disposte in modo tale che gli ambienti principali abbiano tutti un affaccio privilegiato a sud, mentre quelli di servizio siano disposti lungo il lato a nord. I prospetti, scanditi da poche regolari aperture, danno all’abitazione un aspetto di chiusura. La casa severa si apre improvvisamente al paesaggio e dalla loggia, vera e propria soglia tra interno e esterno, è possibile traguardare la Maremma per spingersi con lo sguardo fino all’Isola del Giglio, come ultimo punto focale dell’orizzonte, quando la terra e il mare, indistinguibili girano.
I materiali sono quelli della tradizione locale: la pietra trachitica degli affioramenti rocciosi sui quali si appoggia il borgo medioevale di Roccatederighi è utilizzata per il rivestimento esterno, mentre i profili metallici della loggia e della scala interna testimoniano la natura del sottosuolo.
Sempre Pagano e Daniel ci ricordano come: “l’influenza del paesaggio circostante e soprattutto la spregiudicata coerenza funzionale e tecnica sono evidentemente leggibili… Soltanto la presunzione di una società innamorata delle apparenze poté far dimenticare questa legge eterna ed umana nello stesso tempo. Oggi questa legge è stata riscoperta e difesa non solo per ragioni estetiche, ma anche per un bisogno morale di chiarezza e onestà”.