COMPLEMENTARY ARCHITECTURE
Architettura Complementare
It’s impossibile to split the big sculptural and landscaping power of the Alcantara’s concavity mountain from the huge and positive Etna’s mass.
Their union makes an accomplished and landscaping system of primordial beauty, it welcomes all the settlements, that are setted on the land in base ancient logics and sensible road layouts, and the ancient symbols of the four natural elements: Fire, Air, Water and Earth.
This equilibrium is clear and it suggests the abandonment of the normal architecture, it sets our design way in favor of an existing’s recovery and development, this kind of architecture could be called architecture without mass, or “Architettura zero cubatura".
Nature, Architecture and Living are gathered in just one inseparable thing, where the Lava’s works are close to the Alcantara’s paths excavated by the water on the hard basalt.
This unity is remarked by the ancient Sicilian maps where shows the Etna Volcano included by the Demone Valley, instead of to stop on the Alcantara Valley.
But the Etna volcano’s presence can’t be deleted from the maps, or worse, from administrative boundaries: it’s enough to think to the simple incidence on to the biological and environmental aspect, thanks to the quality of the lights and shadows or the daylight, that is really shorted by the volcano’s shadows.
Time by time the Etna Volcano has been out by the Demone Valley and it shows a progressive shatter of territory cultural and landscape values, where we must to fix up.
Draw the only missed map, the Mito’s Map, had been the first design work done.
It’s a map that can throw the Alcantare beyond its own geography contingency: toward the knowledge and the culture, where the immaterial is added to the territory’s material beauty.
Just for exalting the immaterial values, made by ideal beauty, the project has become “complementary” to the places, it offers micro interventions that get marry the of conservation logical, the sustainable architecture and good ecological awareness to the actual landscape where we are working to.
They are going to be the engine (economic and symbolic) of a new rediscovered landscape.
The micro interventions are:
Designing an aerial lift promenade with
hot-air balloon, where we are going to reuse an old heliport and the old human signs already been on the marvelous Mojo little volcano;Recovering of a rock (Badia Rock), with simple organized areas and with little wooden paths for a good paragliding activity;
Reusing of the old not used railway of Alcantara Randazzo rail station, and the closer old building, where it is going to became a new naturalistic promenade across the valley;
Reshaping a little part of the river, under Randazzo’s cliff, putting an hydro-park for a new way to make energy and meeting place (A microturbines system starts a not bad sustainable economy);
Organizing a new park in front of Randazzo (who being ahead of the design strategy and becoming the new bridge toward the Eolian’s framework) through alive vegetable architecture made in native Willow.
La grande forza plastica e paesaggistica del sistema di “depressioni” e cavità della Valle dell’Alcantara non può essere disgiunta dalla complementare e dominante massa “positiva” dell’Etna.
Il loro insieme definisce un sistema paesaggistico compiuto di primordiale bellezza, capace di accogliere sia la costellazione di insediamenti, disposti secondo antiche logiche e sapienti tracciati, che la simbolicità primigenia degli elementi naturali: il Fuoco, l’Aria, l’Acqua, la Terra.
Attraversando la vallata tale equilibrio appare chiaro e preciso; al punto tale da suggerirci l’abbandono dei consueti “approcci architettonici”, orientando le nostre scelte operative verso il recupero e la valorizzazione dell’esistente, in favore di una architettura che può essere definita a “0” cubatura.
Natura, architettura ed abitare, sono dunque magicamente riuniti in un tutto inscindibile, dove i pirotecnici e terribili spettacoli di lava si affiancano ai delicati e sinuosi percorsi d’ombra scavati dall’acqua nel duro basalto. Tale unità è suffragata anche dalle antiche mappe della Sicilia che mostrano sempre una Val Demone che, anziché arrestarsi sull’Alcantara, si estende ad includere l’Etna.
Ma è soprattutto la presenza “fisica” del vulcano che non può essere frettolosamente cancellata dalle mappe o, peggio, da delimitazioni amministrative: basti pensare alla semplice incidenza sui fattori biologici ed ambientali, grazie alla qualità di luci e di ombre specifiche o alla durata del giorno, notevolmente ridotta per effetto del cono d’ombra che abbraccia l’intera vallata.
Per tale ragione, riteniamo che la successiva “espulsione” dell’areale del vulcano mostra, nel tempo, i segni di un progressivo frantumarsi dei valori culturali e paesaggistici del territorio, da cui certamente occorre ripartire.
La prima operazione progettuale compiuta è, non a caso, il disegno dell’unica mappa mancante della Valle: la mappa del Mito.
Una mappa, cioè, capace di proiettare l’Alcantara oltre la propria contingenza geografica: verso territori della conoscenza e della cultura, dove l’immateriale si unisce alle materiali bellezze del territorio.
Proprio per esaltare tali valori “aerei” ed immateriali, di iperuranica bellezza, il progetto ha scelto di diventare “complementare” ai luoghi stessi, proponendo micro interventi che sposano le logiche della conservazione, della sostenibilità architettonica e di una sensibilità ecologista adeguata allo scenario in cui si opera.
Tali interventi vogliono proporsi come degli attivatori (sia sotto il profilo economico che simbolico) di un ritrovato paesaggio.
Essi consistono essenzialmente:
- nella proposizione di una promenade aerea di risalita della valle tramite mongolfiere, approfittando di un eliporto già esistente (da riutilizzare, potenziare e/o integrare) e dei segni antropici già presenti nello spettacolare vulcanetto di Mojo;
- nel recupero di una rocca (Rocca Badia), operato attraverso semplici apprestamenti di terreno e modesti piani lignei per una connessa attività di parapendio;
- nel recupero del tracciato dismesso della FS Alcantara Randazzo e degli annessi casolari, per un percorso naturalistico attraversante l’intera vallata;
- nel ridisegno di una modesta porzione dell’alveo del fiume, sottostante la falesia di Randazzo, organizzando un “Idro-Parco”, per nuovi scenari energetici e aggregativi (un sistema di microturbine attiverà una considerevole e sostenibile economia);
- nell’organizzazione di un nuovo parco antistante Randazzo (vera “testa/cervello” della strategia progettuale proposta e nuovo ponte verso gli scenari delle Eolie) attraverso architetture vegetali viventi realizzate in Salice autoctono.