monstrante scriptura quia in multiloquio non effugitur peccatum
Regula Sancti Benedicti, VII, 57
Rapporti con l’ambiente urbano
Principi insediativi
Il nuovo complesso inter-parrocchiale “San Benedetto” è stato immaginato in forte relazione con il suo contesto più prossimo. Pur restando rigorosamente fedeli ad antiche e consolidate prassi - altare versus ad orientem, organizzazione per cellule chiuse degli spazi serventi, autonomia figurativa dell’edificio di culto - la disposizione complessiva dei volumi è stata determinata al fine di rispondere agli assetti presenti nel piano urbanistico attuativo A.P.I. dell’area. Da qui la prossimità dell’aula al viale a sud, evidente asse gerarchico del comparto urbano, e la volontà di proseguire - concludendole - le vie di bordo ora solo accennate dallo strumento di previsione. Il disegno del parco e la giacitura degli edifici comunali sono stati dunque pensati in coerenza con le spazialità che la nuova costruzione mette in opera, secondo modalità in grado di allestire un paesaggio complesso quanto razionale dell’intero plesso.
Catene spaziali
Si riconoscono tre grandi partizioni del lotto, mutuamente intrecciate tra loro e scandite dai percorsi trasversali principali. Una prima, tangente al viale, ospita il sagrato e l’accesso alla chiesa; l’impronta di quest’ultima è alternata da vaste superfici a verde. A occidente il parterre si conclude nel nuovo edificio comunale: sospeso tra piazza e giardino questo luogo, di intonazione civile e religiosa, ospiterà eventi comunitari secondo tradizione. La posizione ortogonale alla via dei due edifici pubblici comporta uno slargo verso il tessuto edilizio: una pertinenza che sottolinea l’uso collettivo delle fabbriche e che può facilmente essere connessa con il vicino giardino (la differenza rispetto al programma dello Stralcio è in questi termini: superficie totale prevista mq. 2.150; superficie totale della proposta mq. 2.161). Una seconda parte è costituita dai corpi delle attività serventi - la casa del parroco, le opere per il ministero pastorale, la grande sala ipogea per gli incontri inter-parrocchiali; una serie di percorsi fanno sì che questa porzione dell’intervento goda della opportuna indipendenza di esercizio, pur rimanendo saldamente ancorata alla logica più generale della proposta. A questa sezione dell’intervento corrisponde il disegno del frutteto mediterraneo a cui succede una vasta area destinata come campo per il tempo libero e il gioco, e il cui pattern ha carattere maggiormente informale.
Il parco
Ogni locus possiede una virtualità, una latenza; nel caso nostro riteniamo che il parco costituisca l’occasione specifica di questa addizione urbana. Da questa premessa il desiderio di pensare come un unico tema il complesso inter-parrocchiale e questa porzione inedificata. E ciò ben oltre ragioni di origine utilitaristica o di standard urbanistico; valutiamo infatti profondamente legato al Santo cui il complesso è vocato il “prendere cura” e il governo della terra (“opera delle dita di Dio” Salmo 8), una declinazione della stabilitas loci promossa dalla Sancta Regula. Riguardo al piano del verde distinguiamo tre tipologie cardine: l’alberatura stradale e di confine - olmo (Ulmus resista sapporo Gold), acero campestre (Acer campestre Queen Elizabeth), ontano (Alnus spaethii) e sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) tra altri - l’arboreto fiorito - albero della manna (Fraxinus ornus), albero di Giuda (Cercis siliquastrum), albero dei paternostri (Melia azedarach), e albero dorato della pioggia (Koelreuteria paniculata), tra altri - e il frutteto mediterraneo - arancio amaro (Citrus aurantium), ciliegio selvatico (Prunus avium plena), e carrubo (Ceratonia siliqua) tra altri. Il frutteto è articolato in quattro settori ciascuno dei quali, al suo centro, ospita una singola essenza di memoria biblica: melograno (Punica granatum), fico (Ficus carica), olivo (Olea europaea), palma da datteri (Phoenix dactilifera).
Riconoscibilità dell’edificio sacro
Nam loqui et docere magistrum condecet, tacere et audire discipulum convenit (S.R., VI - De taciturnitate, 6): il rigore geometrico e la misura espressiva saranno i signa sensibilia propri dell’edificio religioso, cercando di evitare quel tratto proprio dell’“esperimento poetico” che sovente distingue le proposte contemporanee di arte sacra e responsabile di quell’eccesso di semantizzazione che connota molte realizzazioni cultuali recenti. Viceversa la massa compatta e continua dell’aula - un cubo compartito secondo tre blocchi per lato - si stacca dal livello inferiore dei corpi limitrofi, facendo risuonare al massimo grado il binomio pieno-cavo, fenomeno originario del fare architettura secondo i principi del monaco-baumeister Hans Van der Laan. Un edificio austero il cui scopo è di indicare l’illimite per tramite del limite, una custodia della trascendenza distante da ogni glossolalia, e dove il salto tra il fuori e il dentro, l’aperto e il chiuso, deriva dall’esigenza di dare la massima enfasi alla luce che vivifica l’aula della preghiera - simbolo della “luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv1,9).
Profilo estetico, formale
L’edificio della chiesa è specchio della “nobile semplicità” che è splendore dei riti che abitano il suo interno (Sacrosanctum Concilium, n. 34). Il riferimento primo della fabbrica è costituito dalla Rotonda dell’Anastasis innalzata da Costantino sopra il sepolcro del Cristo. Una spazialità centripeta, forse la più idonea a tradurre l’ἐκκλησία come l’azione liturgica del popolo congregato, quel radunarsi dei fedeli che sono le “pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale” (1Pt 2,5). Ma questa non è scelta originata da sole logiche funzionali; l’ordire una trama di rimandi nel corpo dell’architettura diviene passo parallelo al timbro memoriale del rito cristiano, dialettica di anamnesi e ripresentazione, ricordo e attualizzazione. Il rito è nella sua costituzione un agire ordinato, predisposizione e controllo; e così il fenomeno architettonico: messa-in-opera quale messa-in-ordine, ho kosmos.
Impianto liturgico
La progettazione di un edificio di culto è, al suo fondamento, ricerca paziente sulla tipologia. Nel caso di specie l’indagine risulta orientata oltre la consuetudine post-tridentina, trovando radice nel rinnovamento delle forme liturgiche promosso dal Concilio Vaticano II - “centralità” dell’altare, rapporto “intenso” tra l’assemblea e i poli della liturgia. Il tempio cristiano è il luogo concreto determinato dalle modalità della celebrazione liturgica e a queste deve la sua species e la sua struttura, secondo l’endiade ordo celebrandi e ratio aedificandi. Le poche materie e forme presenti nel catino dell’aula diverranno i fondali atti a contenere e dare eco alla ricchezza delle molte lingue presenti nell’esperienza religiosa: musica, gestualità, odore, tatto, percezione, parola. Infine una nota; liturgia è prassi che non prevede spettatori ma persone coinvolte: riteniamo dunque che alcune scelte debbano nascere e prendere definitiva fisionomia solo nel dialogo e con l’apporto della specifica committenza e comunità a cui l’opera è destinata.
Opere d’arte
Come indicato sovente negli studi di liturgia gli interventi d’arte sono stati interpretati sotto plurimi aspetti. Numerose sono infatti le esigenze a cui offrire soluzione: da esigenze funzionali alla vita del rito alla necessità di bellezza quale espressione degna della grandezza del Mistero; da una esigenza di riconoscibilità e di aderenza alla comunità di riferimento alla volontà di essere partecipi delle condizioni della contemporaneità. Il tutto nella continuità e nella corrispondenza delle scelte dei codici al fine di un’armonia - coaptatio - complessiva. Liturgia è azione, dinamismo tra luoghi salienti; da qui la possibilità di intendere le diverse opere come tappe di un medesimo percorso dove la reciproca concordia ne diviene la manifesta testimonianza (Sacramentum caritatis). La riduzione e la rarefazione delle apparecchiature di decoro - ad ogni livello di scala dell’opus manuum - sono l’analogo del valore intimo del silenzio, sola condizione dove anche l’accadimento più marginale conquista forza ed espressione. Su alcuni luoghi: l’altare sarà in marmo bianco con inserti di bronzo dorato; è il fuoco visivo che decostruisce l’omogeneità dell’invaso. Per geometria e aspetto ha lati di uguale potenza; le spaccature della materia rammentano l’ara e la mensa, l’agape e il sacrificio. L’ambone sarà in marmo bianco con i fianchi di bronzo patinato; tre gradini lo staccano dal piano del presbiterio facendo sì che si sporga in direzione dell’assemblea; oltre la sua dimensione fisica è monumento. Il battistero potrà essere una croce di marmo bianco con un inserto di bronzo dorato; è sito all’ingresso dell’aula e annuncia il suo essere soglia, passaggio; il suono e la luce di poca acqua mossa - una goccia, una sorgente minima - ne sarà il sigillo.
Aspetto funzionale
La successione di ingresso è così costituita: sagrato, loggiato, portale, nartece, chiesa. Una lunga panca protetta dall’aggetto di una pensilina guida in direzione della torre campanaria quasi al confine del lotto. Una piccola stanza è stata scavata sotto la torre: essa ospita campane di bronzo quale omaggio all’Angelus. Nel nartece passi della Regola saranno incisi nelle murature quale cifra della consacrazione a San Benedetto dell’edificio. Entrati attraverso la triplice porta di accesso troveremo alla nostra destra la cappella del Santissimo mentre sul lato opposto i confessionali con il piccolo altare dedicato alla Vergine Maria e - separato da una lastra muraria, il battistero. Al centro la zona con i catini in pietra da taglio dell’acqua santa disposti “a labbro” su due possenti murature. Superato il ribasso causato dal matroneo per il coro e l’organo si raggiunge la grande sala, il cui quadrato di perimetro si trasforma in un anello circolare, marcando l’impianto secondo la centralità dell’assemblea. Isolato sull’ampia muratura bianca il crocifisso sarà il segno che “conduce verso” consolidando lo spazio nella sua unità; una piccola foratura opposta all’altare raccoglierà l’ultima luce della sera secondo un suggerimento di Romano Guardini. Proseguendo in direzione nord, attorno ad una corte comune, si allineano i volumi dei servizi. A ridosso della chiesa trovano sistemazione la sagrestia, le toilettes, la canonica e l’ufficio del parroco; a seguire, l’edificio per il ministero pastorale, le aule per la catechesi e gli uffici della Diocesi al piano primo. Una loggia scherma il percorso che lega queste costruzioni terminando in fronte alla hall di ingresso del salone inter-parrocchiale. La sala è alloggiata al piano inferiore e gode di una corte giardino ad esso dedicata. Un taglio nella copertura lungo la sezione longitudinale garantisce l’illuminazione e l’areazione naturale dell’ambiente. Tutti i diversi livelli del complesso - accordandosi alla morfologia naturale dei terreni esistenti - sono connessi da rampe.
Aspetti tecnologici e materiali
Le tecniche e i materiali impiegati sono di cultura tradizionale; questa opzione consentirà una riduzione dei costi di costruzione e manutenzione nonché potrà godere di una lunga sperimentazione che ne attesta affidabilità e durata. Le materie più diffuse sono il cemento facciavista con impasto arricchito di tufo di Mendicino e pigmento e l’intonaco con polvere di marmo bianco nell’impasto. Ridotte inserzioni in legno di quercia accompagnano il ritmo delle forature. I trattamenti previsti mantengono quindi una distanza reciproca per quanto concerne le qualità tattili e di reazione alla luce, alternando le superfici lucide, lisce, luminose delle pareti interne ai rugosi e scabri paramenti esterni. Tale alternanza si ripete nella chiesa dove alla struttura basamentale è opposto l’anello circolare intonacato, predisposto ad accogliere la luce zenitale passante attraverso il traforo della controsoffittatura realizzata con pannelli metallici dorati. La pavimentazione dell’aula sarà in arenaria di tinta chiara o perlino rosato levigato. Le superfici interne delle pareti degli edifici di servizio saranno di intonaco con impasto a sabbia grossa ed i pavimenti di cemento di colore grigio caldo leggermente rigato e cerato, interrotto da giunti in pietra arenaria macigno o ottone. Gli infissi e le aperture verso l’esterno saranno realizzate in legno di quercia. La copertura del volume ad ovest (sala-interparrocchiale) alloggerà una batteria di pannelli solari termici e fotovoltaici, le rimanenti potranno presentare manti vegetali o, se inclinate, sistemi di copertura metallici. Le pavimentazioni esterne saranno nella generalità dei casi in pietra basaltica di colore cenerino o in arenaria macigno rigata.
Efficienza energetica
La costruzione dei fabbricati sarà conforme ai criteri indicati nella recente normativa sul risparmio energetico in quanto saranno utilizzati i migliori standard per la progettazione dell’involucro edilizio con consumi energetici per riscaldamento inferiori ai 15 kwh/mq anno. In particolare l’involucro edilizio in tutti i suoi componenti opachi avrà una trasmittanza inferiore a 0,2 W/mq °K, mentre per i componenti trasparenti si adotteranno infissi con vetro camera con trasmittanza inferiore a 1,0 W/mq °K. Infine l’utilizzo di strutture massive con spessori superiori ai 50 cm favorirà un eccellente confort termico grazie allo sfasamento dell’onda termica e soprattutto all’accentuata riduzione delle variazioni esterne di temperatura. Per evitare il surriscaldamento estivo degli ambienti le vetrate esposte a ovest, sud-ovest saranno adeguatamente schermate o in alternativa composte con lastre di cristallo riflettenti, le vetrate esposte a nord saranno composte con lastra di tipo basso emissivo. Le coperture, infine, saranno del tipo ventilato, con isolante di ultima generatore in multistrato isolante e riflettente.
Impianti
condizionamento – l’impianto termico sarà progettato tenendo conto delle esigenze diverse delle quattro zone principali caratterizzate da parametri termoigrometrici di funzionamento diversi:
Inverno
– aula liturgica: 17-20° C UR 60%, adeguata portata di ventilazione con aria di rinnovo orario di accensione: saltuario durante le liturgie, necessità di una veloce messa a regime dell’ambiente;
– canonica: 20° C UR 50%, orario di accensione: 8-10 ore al giorno;
– locali pastorali: 20° C UR 60%, orario di accensione: periodico durante le riunioni;
– salone: 20° C UR 60%, adeguata portata di ventilazione con aria di rinnovo orario di accensione: saltuario durante le assemblee, spettacoli, ecc, necessità di una veloce messa a regime dell’ambiente.
Estate
– aula liturgica: 25-29° C UR 60%, adeguata portata di ventilazione con aria di rinnovo orario di accensione: saltuario durante le liturgie, necessità di una veloce messa a regime dell’ambiente;
– canonica: 25-27° C UR 50%, orario di accensione: 8-10 ore al giorno;
– locali pastorali: 25-27° C UR 60%, orario di accensione: periodico durante le riunioni;
– salone: 25-27° C UR 60%, adeguata portata di ventilazione con aria di rinnovo orario di accensione: saltuario durante le assemblee, spettacoli, ecc, necessità di una veloce messa a regime dell’ambiente.
In particolare si adotterà un sistema di produzione centralizzato di acqua calda con pompa di calore geotermica e completa di sistema di accumulo termico per l’integrazione della produzione di acqua calda con quella proveniente da una batteria di pannelli solari sulle coperture che fornirà l’energia termica necessaria a tutti gli ambienti. Si tenga conto che avendo adottato lo standard passive house la potenza di picco del sistema di generazione di acqua calda non supererà i 100 kw per tutto il complesso. All’interno di ogni zona il sistema di distribuzione sarà del tipo misto a pannelli radianti ed aria primaria con recupero di calore sull’aria espulsa. In tal modo si minimizzano i consumi energetici e si ha un’ottima risposta alle variazioni microclimatiche interne, il recupero di calore permette di migliorare l’efficienza del sistema di ventilazione meccanizzata necessaria per garantire le condizioni di qualità dell’aria imposte dalla UNI 10339 per locali con presenza di persone. La ventilazione meccanica sarà a portata variabile con controllo della CO2, tale sistema consente di abbattere i consumi per ventilazioni di oltre il 50%.
Idrosanitario
L’impianto idrosanitario garantisce la corretta adduzione delle acque per i vari utilizzi sanitari e la loro evacuazione nel sistema fognario locale. Le coperture saranno dotate di sistemi di captazione ed accumulo delle acque piovane che serviranno con una rete indipendente tutti i WC e gli apparecchi per gli usi irrigui del sistema verde del progetto. I serbatoi di accumulo saranno dotati di reintegro da acquedotto nel caso di prolungati periodi con assenza di piogge.
Elettrico
Gli impianti elettrici che alimenteranno l’intero complesso si dividono in impianti di base che consentono l’utilizzo dei locali (illuminazione ordinaria e di emergenza, distribuzione FM, impianto di terra e di protezione contro le scariche atmosferiche) e servizi ad alta tecnologia. Gli impianti di base saranno costituiti da tutte le apparecchiature necessarie per la trasformazione, la protezione e il comando e la distribuzione ai vari fabbricati dei circuiti luce e FM. Saranno realizzati dei quadri di zona, uno o più di uno per fabbricato ai quali faranno capo i circuiti terminali sia luce che FM. Il numero dei punti luce e delle prese di corrente sarà tale da garantire uno standard elevato per strutture di tipo ricettivo. Le diverse tipologie di luci utilizzate saranno scelte per risparmio energetico, efficienza, disegno. Gli impianti elettrici di base (illuminazione e forza motrice) sia di tipo tradizionale che domotici, potranno essere integrati da impianti tecnologici quali cablaggio strutturato (dati, fonia), costituito da una serie di prese di tipo RJ45 in CAT 5 o superiore, collegate con armadi di permutazione di zona, a loro volta interconnessi con cavi in fibre ottiche; sistema di ricezione segnale TV sia terrestre che satellitare, con decoder per i vari canali da decriptare, televisori/videoproiettori posizionati nei vari locali; impianti di allarme antintrusione e di controllo accessi, che possono interagire con gli altri impianti per una migliore gestione del complesso, o destinati esclusivamente alla protezione del complesso e dei suoi abitanti; impianto TVCC per un monitoraggio delle zone a rischio, degli accessi o delle aree comuni, con possibilità di collegamento anche remoto tramite internet, per una visione a distanza del complesso, interconnesso con l’impianto di antintrusione; Impianto di rivelazione e segnalazione allarme incendio per tutti i locali classificati, con pulsanti di allarme manuale, avvisatori acustici luminosi, attuatori per interagire con gli altri impianti, ad esempio per la chiusura del gas, di porte o serrande taglia fuoco; Sistema di supervisione di tutti gli impianti installati tramite PC, con possibilità di comando e monitoraggio di tutte le apparecchiature. Questi sistemi, interconnessi tra loro, offrono la possibilità di gestire con semplicità impianti molto complessi anche a persone con scarsa preparazione tecnica. Il monitoraggio di tutti gli allarmi e la programmazione degli interventi per le manutenzioni ordinarie garantiscono l’assenza di disservizi e/o malfunzionamenti degli impianti. Un impianto fotovoltaico sull’ampia copertura del volume del salone inter-parrocchiale coprirà una notevole percentuale del fabbisogno energetico elettrico. Al fine di giungere alla massima efficienza del sistema elettrico si adotterà per tutti i motori delle apparecchiature il sistema ad inverter. Una stima della potenza elettrica necessaria per alimentare gli impianti elettrici di tutto il complesso prevede l’installazione di una cabina elettrica di trasformazione MT/BT, con fornitura da parte dell’Enel in media tensione. Questo tipo di fornitura è dettato dal fatto che l’ente fornitore di energia non rilascia forniture in bassa tensione per potenze impegnate maggiori di 50kW trifase. La fornitura di energia in media tensione garantisce d’altra parte una continuità di esercizio e una qualità del servizio maggiore rispetto ad una fornitura in bassa tensione. L’impianto potrà essere integrato inoltre con uno o più impianti per la produzione di energia elettrica tramite pannelli fotovoltaici, dislocati in punti strategici della proprietà.