La risposta progettuale proposta per la costruzione di due case a Stabio, vuole prospettare una delle possibili soluzioni di occupazione del suolo per la quale l’obiettivo principe è la qualità, prima ancora che del manufatto, di tutti quegli spazi che risultano qualora un manufatto si colloca sul territorio. Il progetto diventa così occasione di verifica della “sostenibilità” dell’intervento sul territorio. Esso infatti, sempre e qualunque sia la sua forma, genera una inevitabile modifica dello “status loci” non solo in quanto generatore di immissioni e consumi, ma soprattutto in quanto partecipe della qualità, identità e quindi riconoscibilità del luogo ove si colloca.
Pertanto il tema principale è stato quello di intervenire economizzando sull’uso del territorio, il che in termini urbanistici si traduce con l’utilizzazione massima degli indici di sfruttamento/occupazione prescritti dal P.R., senza per questo rinunciare alla qualità degli spazi costruiti tanto coperti quanto aperti (giardini), avendo cura di evitare quei frequenti ritagli che, in quanto tali (non luoghi), si trasformano nei frequenti magazzini a cielo aperto che sempre più spesso punteggiano e ulteriormente deturpano le anonime zone residenziali delle città contemporanee.
Le due residenze sono disposte secondo un orientamento nord/sud compatibile con le giaciture già presenti sulla parte di territorio in cui si inseriscono. Ciò consente di sfruttare gli apporti passivi dell’energia solare quali contributi al raggiungimento del confort abitativo nelle unità abitative.