Micro-utopia Per Corticella. Realizzabile
Il punto di partenza del nostro lavoro è riferito alle operazioni di ascolto delle persone che in questo quartiere vivono e lavorano. Un tessuto sociale forte, integrato in un quartiere che non presenta evidenti necessità o malfunzionamenti.
Bisogni impellenti o emergenze manifeste non ci sono. Condizione ottimale per provare a ragionare su un livello diverso: la pratica architettonica intesa come esercizio sullimmateriale, sul valore simbolico. Il quartiere funziona, lamministrazione locale provvede a garantire i servizi essenziali (e non solo). Dunque, di fronte a noi la possibilità di lavorare su temi quali lidentità, il rapporto tra il locale (quartiere Corticella) e il globale (il mondo). Un progetto che sovverte la richiesta iniziale. Anziché lavorare a partire dai bisogni, provare a fare emergere i desideri. Desideri che possono essere espliciti o spesso latenti.
Il percorso di progetto è stato lineare (con qualche necessario loop). Attivare le operazioni di osservazione. Organizzate su tre livelli. Ascolto della cittadinanza, lettura del contesto urbano, analisi del rapporto tra il quartiere Corticella e il centro (Bologna) e il mondo nella sua accezione più estesa.
Si è scelto di lavorare su unoperazione che al livello architettonico (il manufatto presentato in queste tavole), associa un livello di comunicazione. Un giardino pensile, su più altezze, inserito in un colossale gomitolo che anziché essere di lana è di acciaio. Unantenna che da Corticella comunica con il mondo. Progettata e costruita con il meglio delle intelligenze internazionali, presentata qui in una sua versione 1.0, da affinarsi, modificarsi successivamente con il contributo dei locali.
Perchè questo? Perchè le nostre città, i nostri quartieri (quelli centrali ma anche quelli periferici) non possono più essere intese solamente come insieme di bisogni. Cè unintensa necessità di ragionare sullauto-rappresentazione, il piacere di avere persone che hanno voglia e piacere di partire da paesi lontani per vedere questa nuova cosa costruita a Corticella. Unoccasione per mettere gli abitanti intorno al tavolo, partire dal progetto presentato per pensare a come modificarlo (noi abbiamo pensato che potesse essere una serie di giardini pensili, ma si potrebbe pensare ad altre destinazioni duso). Comprare un magazine o un giornale internazionale e scoprire con stupore che anche Corticella è entrato nel mondo della comunicazione globale. Lavorare un po anche sulla vanità.
Mettere Corticella sulla mappa del mondo. Che è il motivo per cui la pavimentazione riporta una versione stilizzata di una delle mappe di Buckminster Fuller. La rappresentazione di un mondo ideale, che ha per centro questo luogo. La nuvola di acciaio, i giardini pensili, la mappa del mondo e i percorsi.
Un ultimo elemento di progetto che per quanto declinato in maniera semplice ed elementare si presta per queste successive operazioni da svolgersi con i cittadini.
Tre parti (la nuvola, la pavimentazione come mondo, i percorsi) che sono intese come canovaccio, come punto di partenza. Sufficientemente definite per essere costruite così come sono indicate nelle tavole, ancor meglio da rivedere e aggiustare con il concorso di tutti quanti.
Ci sarebbero poi molte altre cose da raccontare. Dei nostri viaggi autunnali a Londra e Parigi per affinare limpostazione concettuale del tutto. Il confronto con altre esperienze nazionali ed internazionali. Lo sfiancante lavoro di andare a calcolare in maniera precisa e dettagliata il costo di unoperazione di questo tipo. Dove potrebbe essere prodotta, come potrebbe essere prodotta. Come fare (in un secondo momento) a fare intersecare gli ingegneri e i produttori con i processi di partecipazione.
Gli elementi fondamentali ve li abbiamo raccontati. Il resto, ci sarà sicuramente modo e opportunità di spiegarvelo successivamente. Per ora siamo soddisfatti di questa nostra micro-utopia made in Corticella. La nube sospesa di metallo, un gomitolo luccicante di nastri leggeri, apparizione onirica che conterrà spazi per attività comunitarie, dove sia possibile modificarne liberamente le configurazioni spaziali, costituirà un primo nucleo di successivi miglioramenti ed alterazioni impresse a questa porzione di città.
In un momento di generale ripiegamento e sottomissione dellarchitettura ai dettati del mercato, che in maniera pervasiva assorbe anche le posizioni apparentemente più radicali, ci sembra importante (e in linea con la ricca storia, tradizione e cultura di questo territorio) continuare a produrre visioni ed ipotesi di trasformazione della città e del territorio, che suppongono unidea di democrazia e di partecipazione dei cittadini allinvenzione dei propri spazi di vita.