Cura scientifica: Pierluigi Nicolin
Allestimento: Studio Cerri & Associati
Carlo Scarpa è un “maestro” incline a ossequiare le figure di elezione di cui dichiara di subire l’influenza, è anche un uomo curioso, un architetto portato a sovrapporre, per così dire, nel proprio lavoro svariate esperienze ed è in grado di trasporle in un nuovo linguaggio personale, ovvero nella sua architettura.
Per questo motivo si può riconoscere dentro la sua opera una specie di stratificazione, osservando il lavoro che inizia dal foglio da disegno dove le cose sono disegnate una sull’altra alla ricerca di un accostamento e sovrapposizione di elementi cui dare forma, materia ed energia. Da questa lettura del modo di fare di Carlo Scarpa nasce l’idea di un’installazione composta di una sequenza di grandi fogli posti al centro dello spazio espositivo, una disposizione di tante preziose carte appese in una fitta successione che mostrano uno Scarpa multi layered e allo stesso tempo evocano l’ineguagliato trattamento della materia presente nelle sue opere.
I fogli in piano sono posti in successione in modo da determinare una sequenza di tanti intervalli diversi e compongono un volume stratificato che si materializza al centro della stanza. Sono tanti fogli della stessa dimensione appesi a un supporto ligneo. L’installazione è un omaggio alla sua amata carta del Giappone, quella del paese di cui ammirava la spazialità delle dimore e le pareti in carta di riso, la carta dei libri della sua famosa biblioteca, quella carta su cui disegnava incessantemente, quella dei suoi dettagli, dei suoi studi, del suo impegno e della sua fatica. E’ anche il materiale che consente di avere un’ampia gamma di variazioni, dove piccole differenze contribuiscono ad arricchire il progetto e rimandano all’opera di Scarpa, alla sua attenzione per i materiali, per il loro trattamento alla ricerca ossessiva degli effetti che una diversa lavorazione può produrre.
Il volume stratificato è attraversato da perforazioni, carotaggi che indirizzano lo sguardo del visitatore verso pochi oggetti preziosi tratti dall’opera scarpiana. Con questi sondaggi si vuole simboleggiare l’idea della curiosità, della perspicacia, del guardare di traverso e di soppiatto con riferimento anche al processo conoscitivo di Carlo Scarpa così intuitivo e asistematico. Ma si vuole evocare anche la sua peculiare maniera di disporre le cose nello spazio, di stabilire un nesso stretto tra architettura e oggetti, tra arte e architettura come nei suoi celebri allestimenti. E’ anche una suggestione ad avvicinare la sua opera, quasi potessimo penetrare i segreti di un procedimento progettuale. Il fare architettura o design è principalmente un problema di sguardo: lo era per Scarpa che selezionava ed importava con grande sofisticazione, lo è ancor più oggi per noi, per il mondo mirabolante di immagini a cui è impossibile sottrarsi e per i molti e diversi indirizzi che si possono percorrere. L’ambiente sostanzialmente in penombra è illuminato in modo da far risaltare il volume dei fogli bianchi al centro e i pochi oggetti di design posti sulle pareti. Un particolare sistema di schermatura costituita da un velario consente di scrutare i documenti relativi a testimonianze, viaggi, passioni, fonti di ispirazione solo da un punto di vista frontale.
Uno specchio sulla parete di fondo allunga lo spazio e duplica il volume dei fogli appesi.