casa biancorosso
Situato sulla collina Sant’Elia che guarda Cefalù, il centro storico ed il suo golfo, il lotto interessato dall’intervento presenta forma irregolare e cela al suo interno i resti di una piccola cava di roccia riconquistata nel tempo dalla macchia mediterranea.
Il nuovo edificio, una residenza unifamiliare, si colloca ai margini di un contesto già urbanizzato, con un carattere dispositivo assolutamente autonomo rispetto agli edifici vicini, proiettandosi interamente verso lo spazio antistante.
Il corpo di fabbrica è frutto di una scomposizione in due blocchi fortemente aggettanti dalla montagna, quasi ad evocare due costoni di roccia appena cavati, che ruotano incernierati, uno indicando la giacitura di corso Ruggero, l’altro puntando invece all’orizzonte marino, in un meccanismo improntato a reversibilità e leggerezza progettuali, che scaturiscono dall’equilibrio della coesistenza pieni-vuoti.
Il progetto enfatizza la geometria delle forme e studia la luce specifica per gli spazi destinati alle diverse attività quotidiane, mentre la scelta delle aperture e delle chiusure è strategicamente orientata al panorama. La costruzione si articola su due livelli: al piano terra basamentale trovano sistemazione ambienti-studio, camere da letto e servizi che si aprono su un sistema interno di corti-giardino a cielo aperto. Al piano primo vi è la zona giorno, suddivisa nei due volumi: quello destinato alla sala è tutto proteso verso la cattedrale, l’altro, svuotato ed allungato in un pergolato aperto verso il mare, ospita la cucina; la distribuzione di questo livello è determinata dalle giaciture dei setti sempre tra loro paralleli, tutta improntata a ad una fluidità unidirezionale di spazi e vedute, a non ostacolare mai la fruizione visuale del mare e del centro storico della città.
L’espediente degli aggetti (sino a m 3,00) ha consentito di ridurre al minino l’altezza del muro di sostegno, permettendo in tal modo di evidenziare esclusivamente il candore dei due bianchi parallelepipedi - che si stagliano netti dal profilo della collina - e di catturare l’attenzione soltanto sulle due grandi aperture del cannocchiale architettonico puntato verso lo spazio aperto, che non nasconde il rimando all’espressività metafisica della grande “Finestra sul mare” della Fiumara d’arte (Tano Festa, 1989), a pochi chilometri di distanza.