Da una brillante idea imprenditoriale, che consente di realizzare il gelato "on demand", nasce la necessità di risposte architettoniche innovative e inesplorate.
Questa volontà si è tradotta in un'interessante iniziativa della proprietà : un concorso di idee aperto a giovani studi di progettazione con il fine di rivoluzionare il mondo della gelateria artigianale.
Il progetto di Eutropia architettura, vincitore del concorso, è sfociato in una prima realizzazione pilota a Torino, prima applicazione di un sistema flessibile e replicabile in ogni contesto.
Una nuova concezione della produzione e della vendita portano ad una consequenziale mutazione spaziale nella gestione degli ambienti. L’innovazione commerciale ad esempio richiede come esigenza forte l’annullamento della divisione degli ambienti ed il relativo superamento del laboratorio come ambiente spazialmente inedito.
Il risultato è un ambiente cucito sulle esigenze del brand: dove ogni aspetto e ogni portata, dal dolce al salato, è esposto in maniera appropriata e valorizzato nella sua essenza. L’innovazione del rituale di acquisto e di consumo è enfatizzata e perfettamente reinterpretata grazie a dettagli e aspetti architettonici studiati
Originalità architettonica
Le nuove ed inedite prospettive che Amalo apre nel mercato della gastronomia portano ad un conseguente layout di progetto altrettanto inedito ed innovativo, rivoluzionario nella sua composizione rispetto allo schema classico di una gelateria.
L’ideazione di questo nuovo layout è il risultato di un’attenta analisi storica, territoriale, gestionale e commerciale. Un primo studio è stato rivolto ai sistemi esistenti e storicamente definiti, si è poi proceduto per analogia e contrasto attingendo dalla tradizione e dalle ultime frontiere del commercio. Uno sguardo attento è stato rivolto
al territorio, agli esempi ingegnosi partoriti con “progetti spontanei” nell’area fiorentina, per esempio nei mercati, come, il ristorante Rocco nel mercato di S.Ambrogio, alle loro rivisitazione contemporanee come Zeb a S. Niccolò, ai franchising più innovativi e sofisticati (come i sushitrain) fino alla smaterializzazione della vetrina e alla creazione di un suo alterego virtuale, sotto il segno dei più avanzati e sofisticati Applestore.
La sintesi di una ricerca che attraversa campi tanto eterogenei e diversi, conduce ad un’idea precisa e cioè che la natura del successo di queste attività consiste nella reinvenzione del rapporto operatore utente, nella reinvenzione del rituale di consumo, creando una perfetta coesione tra spazio, funzione, percezioni, psicologia, in un approccio olistico e fluido alla progettazione.
Questa “rivoluzione copernicana” di Amalo, applicata per la prima volta ad un franchising di alta gastronomia, trova attuazione attraverso pochi gesti, ma profondamente studiati, dettagli di qualità.
Di seguito riportate alcune delle scelte progettuali innovative:
L’asse di riferimento del negozio viene ruotato di 90°, si passa quindi da un rapporto lineare tra operatore e cliente ad un rapporto polare, circolare, in cui l’operatore è al centro della scena, ma non è l’unico protagonista, è circondato dal suo pubblico di utenti, con cui interagisce. Sullo sfondo una scenografia semplice ed accattivante di frutta fresca e prodotti di alta gastronomia.
Oltre ai risvolti spaziali, psicologici, gestionali, il nuovo layout risponde a precisi criteri funzionali, consentendo una limitazione del personale impiegato, poiché la nuova distribuzione spaziale con un’isola centrale consente ad un solo operatore di gestire tutto il banco e quindi tutti i prodotti. Il risultato è un’indiscussa ottimizzazione dello spazio e un altissimo comfort ambientale, con una netta divisione tra la proposta gastronomica del dolce e quella del salato.
Dunque La “ricetta” di Amalo si compone di quattro ingredienti fondamentali :
A_”Amaloscreen” vetrina virtuale e tecnologica, schermo interattivo, ed emblema dello spirito innovativo ed interattivo del brand dove verranno proiettati i processi produttivi dell’interno e che attireranno i clienti all’interno e consentirà agli stessi utenti di interagire con la produzione
B_”Amalo wall” elemento su cui si fonda la reinvenzione dello spazio dopo l’’annullamento del tradizionale ambito legato al laboratorio. Una gelosia prodotta dal progressivo smaterializzarsi della superficie, grazie ad un logo che si ripete vorticosamente, diviene divisorio modulare, flessibile tra la zona di vendita e il retro. Sussurra e suggerisce continuità, trasparenza visiva e concettuale. Quello che si genera è una quinta continua che scherma e filtra la vista sul retro-negozio, ma anche una scenografia elegante, uniforme in grado di adattarsi anche agli spazi più irregolari.
Amalo wall integra, discretamente e senza interruzione di continuità, porte filomuro, vetrine refrigerate, filtri visivi.
C_l’”Isola” di Amalo, nucleo accentrante dell’idea tecnologica e risposta architettonica al concept progettuale. Il banco ruota di 90° rispetto alla classica disposizione, sdoppiandosi e raddoppiando in questa maniera anche la superficie di vendita, un solo operatore può tranquillamente gestire entrambi i lati, il dolce e il salato, divisi concettualmente e spazialmente.
D_il “mercato” di Amalo, la scenografia studiata per garantire un aspetto ed una sensazione di massima naturalità, freschezza e genuinità. È un sistema espositivo flessibile e modulare che consente l’esposizione di frutta fresca, prodotti di alta gastronomia e tutto ciò che di fresco si voglia presentare. Nei punti vendita più grandi potrà ospitare anche una vetrina refrigerata per soluzioni “a buffet” per frutta fresca ed insalate, riproponendo una fruizione diretta e immediata dei prodotti, una scelta personale da parte dell’utente, che ripropone rituali di acquisto tradizionali e consapevoli, come quelli del mercato, appunto.