Il progetto di un appartamento a Juan les Pins dello Studio UdA si confronta con il tema della casa per vacanze. Le ridotte dimensioni (40 mq.) dell’abitazione, collocata in un edificio fronte mare risalente agli anni 60/70, sono state lo stimolo per una riflessione sulle modalità di articolazione dello spazio e delle relazioni interpersonali. In tal modo, quei decenni e la vita comunitaria della famiglia italiana sulla spiaggia, nei luoghi della vacanza estiva, costituiscono la memoria latente e una delle suggestioni caratterizzanti l’intervento. La spiaggia, l’effimero svago d’una giornata al mare sono solo delle presenze evocate, così come accade in un noto film italiano degli anni 70: “Casotto” di Sergio Citti dove è lo spazio interno di un capanno sul litorale a costituire l’intero mondo delle storie umane che si svolgono, nel progetto di UdA sono le micro architetture in metallo e legno a generare insolite relazioni spaziali tra le persone che soggiornano nella casa. Oltre alla possibilità di dare espressione alla geometria variabile delle relazioni umane nel tempo libero della vacanza, la soluzione individuata ha permesso di rispondere alla richiesta della committenza di avere, pur in uno spazio così ridotto, un’ampia zona giorno e due zone notte, tutte con vista mare. Il riferimento ai casotti da spiaggia come alle cabannes auto costruite genera quindi strutture leggere all’interno dell’appartamento; queste sono di facile assemblaggio e con costi contenuti e possono essere modulate secondo l’inventiva di chi le abita permettendo di portare sempre lo sguardo verso l’esterno. Le cromie della natura si riflettono poi sui colori interni degli elementi divisori, siano essi le porte scorrevoli o le armadiature integrate. Come nella vita da spiaggia anche nel progetto i limiti fisici e le distanze culturali tra le persone e le attività ad esse correlate: dal riposo, al gioco dei bambini, al consumo di cibo, diventano più sfumati. Lo spirito di condivisione all’interno dello spazio domestico è così facilitato. I linguaggi formali utilizzati per l’allestimento degli spazi non rendono immediatamente riconoscibili le funzioni degli elementi in cui è articolato l’appartamento. Si scardinano in tal modo le gerarchie tradizionali tra gi spazi e chi li abita, mettendo in primo piano le relazioni tra i componenti della famiglia e delle persone che condividono i momenti di vacanza, proprio come avviene nel film citato in cui tutte le relazioni e le storie delle persone avvengono all’interno della casotto da spiaggia.
All’idea generale del progetto conseguono poi i materiali impiegati: dal teak, legno fortemente utilizzato nel settore nautico degli anni 60/70, ai mobili vintage in midollino e plastica del salone, fino agli elementi più decorativi come le tappezzerie con i paesaggi marini e le affiches di Domenico Gnoli dell’epoca, rappresentative di un modo di guardare il mondo attraverso i dettagli. Una parte per il tutto, una assenza che però allude ad una presenza, come l’etimo stesso di vacanza che rimanda ad un assentarsi, a fare posto per qualcosa di diverso: Fun House perché il divertimento scaturisce sempre dalla condivisione.