Nel corso dei lavori per il rifacimento di Piazza Castello - compresa del progetto complessivo di riqualificazione degli spazi pubblici del centro storico di Sassari - nel 2008 sono venuti alla luce i resti del castello Aragonese sopravvissuti alla demolizione di fine ottocento. Si tratta dell’avancorpo della fortezza, abbandonato dagli stessi spagnoli nel corso del ‘500.
Al termine della campagna di scavo archeologico sono emersi gli spazi interni del “barbacane”, nati come struttura difensiva del castello, novanta metri di gallerie distribuite su due livelli sovrapposti e collegati da scale a chiocciola e lo spazio esterno con ampie sezioni di mura e con gli apparati del fossato e delle porte di accesso.
La “teca – ipogeo”, nata dalla necessità di proteggere e valorizzare l’eccezionale ritrovamento della fortezza spagnola, è concepita come un intervento discreto e leggero che, restituendo alla città una memoria storica ormai dimenticata, coniuga la conservazione del bene con un approccio progettuale contemporaneo capace di risolvere le relazioni esterne con la piazza – giardino ed interne con gli spazi ipogei degli scavi.
Le funzioni di protezione ed accesso alla parte sotterranea sono assicurate da una copertura inclinata sistemata a verde, che conclude la piazza nel punto di raccordo con il giardino ottocentesco e da una parete vetrata che assicura l’illuminazione naturale e la veduta delle mura e del fossato inferiore.
La “teca” è progettata come uno spazio di percorso ideale per accompagnare il visitatore in un viaggio a ritroso nel tempo, facendogli ripercorrere l’originaria strada intagliata nella roccia, l’attraversamento del fossato, il passaggio dalla porta principale che dava accesso al livello inferiore delle gallerie.
La partenza dell’itinerario guidato per piccoli gruppi avviene da una bussola vetrata alla quota piazza attraverso una scala che conduce al fossato (quota -5,00 mt), dal quale si accede, attraverso una passerella in acciaio e vetro, all’ingresso della galleria inferiore che si sviluppa per circa 90 mt; da questo punto si snoda il percorso museale che conduce il visitatore attraverso tutti gli spazi archeologici interrati.
La salita al secondo livello avviene attraverso una scala a chiocciola scavata nella roccia calcarea. Concluso il tragitto più breve della galleria superiore, la visita ha termine con l’uscita dalla seconda bussola disposta sul lato opposto della “teca”.
L’impianto strutturale è formato da una soletta in cemento armato a sbalzo che sorregge il tetto giardino e da una struttura metallica che copre lo spazio ipogeo e sostiene il marciapiede e la parete in vetro strutturale.
La forma irregolare dell’area di scavo e le esigenze di visione e di fruizione hanno dato origine ad una geometria dell’involucro complessa ed articolata, con un trattamento delle superfici interne differenziato in funzione della luce. L’intradosso del solaio inclinato è rivestito in pannelli di acciaio inox che di giorno ammorbidiscono e diffondono la luce naturale e di notte riflettono ed esaltano il sistema di illuminazione artificiale per una suggestiva visione delle mura dall’alto; al contrario, le pareti in cemento armato perimetrali sono trattate con un rivestimento murale grigio antracite opaco che assorbe i flussi luminosi zenitali provenienti dai lucernai.
Il microclima interno è garantito da un sistema di ventilazione naturale estate/inverno che impedisce i fenomeni di surriscaldamento e di condensa.