Riqualificazione di una porzione di centro storico di Spilamberto
Memoria Geografica
Pensare ad un intervento di riqualificazione per Spilamberto, non può prescindere dalla comprensione del sistema territoriale del quale il paese partecipa. Sistema di connessioni forti, sempre più configurate in un’economia di rete, nell’ambito di marcate prossimità geografiche.
Non sono soltanto, però, la vicinanza geografica o le finalità comuni a creare connessioni: la “prossimità” si esplicita attraverso la condivisione di segni, rintracciabili nell’immagine delle città, nella materia che le compone, nelle tracce fisiche di una storia che ha manipolato la stessa natura con fini e con mezzi simili. Se la dimensione territoriale, in senso strettamente geografico ed economico risulta compressa, grazie alle potenzialità comunicative odierne, la dimensione della storia tende a sbiadire, allarga le distanze, e diventa meno accessibile. In questo contesto l'architettura diventa lo strumento in grado di costruire connessioni che permettono di non perdere il filo di una storia collettiva in grado di innescare processi di crescita consapevole.
Una dimensione territoriale allargata espande le possibilità delle singole realtà e amplifica, in un processo di “rifrazione” continua ed attiva, gli effetti dei singoli interventi operati. In quest’ottica si può intendere la riqualificazione di Spilamberto come un intervento “multidimensionale”, proprio per le connessioni che è in grado di generare.
Il valore del passato: Spilamberto, la Rocca e il Parco
Spilamberto conserva le tracce di una chiara identità storica. La struttura del centro è immediatamente identificabile in un quadrilatero murato, elemento caratterizzante del sistema di architetture fortificate della pianura, costruito in laterizio, strutturato secondo la direzione prevalente Est-Ovest e riconoscibile per la simmetria e per l’organizzazione regolare della partizione degli isolati. L’asse generato dalla porta principale della città, da una parte, e dalla stessa Rocca Rangoni, dall’altra, riveste ancora il ruolo di spina portante dell’intera conformazione urbana e della vita pubblica della città.
Se nella storia recente di Spilamberto si individua la volontà di non contraddire la natura di questi segni, come confermato dalle sistemazioni del Corso Umberto I nel suo tratto Est, piazza Roma e l’area antistante alla Rocca Rangoni non sono ancora entrate a far parte di questo disegno. A tal fine, il progetto si pone in continuità con le intenzioni generali, proponendo un parterre che sottolinei la continuità con le sistemazioni operate, ed enfatizzi , però, il carattere eccezionale del luogo: un invaso caratterizzato non solo dalla Rocca, ma dalla presenza di edifici che ne definiscono il carattere di spazio concluso, immagine stessa della città e al tempo stesso luogo che
deve predisporsi alla socialità dei suoi abitanti.
Il primo elemento programmatico per riqualificare l'area della Rocca Rangoni è quella della progressiva eliminazione del traffico carrabile, non solo nell’area della piazza ma in tutte le aree limitrofe, per determinare, così, una zona di rispetto che qualifichi l’intero ambito in cui la piazza si inserisce, permettendone la lettura nella sua interezza. Insieme alla Rocca ed alle strade ad essa direttamente pertinenti, si pedonalizzano anche tutti i tratti di Corso Umberto I contenuti tra le percorrenze trasversali: per ottenere il risultato proposto si individua una possibile soluzione nel determinare una circolazione ad anelli sui fianchi della città, permettendo di avvicinarsi all’area della Rocca soltanto per fruire del parcheggio di via Savani, del quale si propone un intervento che ne implementi il numero di posti macchina e ne raddoppi la circolazione sui due sensi di marcia, escludendo così al transito via Obici, troppo stretta ed inadeguata alla carrabilità.
La riduzione della circolazione delle auto e la conseguente eliminazione delle aree a parcheggio relative deve essere bilanciata attraverso l’individuazione di servizi complementari sulle fasce esterne alla città: oltre al potenziamento del parcheggio di via Savani una nuova area di sosta è individuata in corrispondenza di via Peruzza.
L’area risulta idonea a questo uso per diverse ragioni: oltre alla posizione defilata rispetto al quadrilatero della città storica, si pone come cerniera di connessione verso Sud, sia per chi abita Spilamberto, che per chi lo raggiunge da fuori; si propone come potenziamento dei servizi del capolinea degli autobus e del parco; occupa, poi, un’area sufficientemente sgombra da alberature esistenti. La piantumazione di nuove alberature a doppio filare e il trattamento della pavimentazione con materiali drenanti ne garantisce il basso impatto visivo ed ambientale. Liberata dalle auto, la piazza diventa una mappa costruita della storia architettonica: l’individuazione della sostruzione del ponte levatoio sul lato Ovest della Rocca, suggerisce lo spessore occupato dall’antico fossato, che viene riproposto con una trattamento della pavimentazione in ghiaie che svolge la funzione di “fascia di rispetto” adattandosi al profilo irregolare determinato dalla Rocca.
L’ampia superficie residua viene configurata come un omogeneo spazio pubblico, caratterizzato dai segni che derivano dal sistema di accessi che su di essa si affacciano, organizzati secondo una gerarchia che configura assi, campi, e aree di bordo a cui partecipa non solo la Rocca ma anche la piccola chiesa ad essa prospiciente.
I materiali antichi e locali, sia dal punto di vista della provenienza produttiva che dal punto di vista della tradizione costruttiva, come gli acciottolati e i mattonati, si compongono in un disegno organico: la composizione riprende la scelta di bordare gli edifici in pietra grigia a configurare dei marciapiedi, seppure a raso, e definisce dei campi in mattone per ribadire la natura materica degli edifici prospicienti. La geometria è rimarcata dalla presenza di filari di alberi, disposti simmetricamente, che alternano zone d’ombra e zone in luce, vestendo la piazza di colori e profumi, che variano con le stagioni, determinando condizioni in continuo cambiamento. L’essenza scelta è il ciliegio, albero simbolo della comunità, che ha il compito di mitigare il carattere minerale predominate dello spazio e predisporre delle aree maggiormente attrezzate per la sosta.
Anche il posizionamento dei corpi illuminanti a basso consumo energetico, elementi poco caratterizzati in modo da sottomettersi all’immagine storica di fondo, e degli elementi di arredo, risponde alle stesse logiche geometriche.
Il carattere del parco è profondamente segnato dal suo ruolo di cerniera tra città e fiume, al punto di costituire parte inscindibile dell’immagine storica consolidata. La sua conformazione deriva direttamente dall’assetto difensivo dell’impianto generale: il fossato e l’asse ad esso parallelo sono chiara memoria di tale assetto, così come l’asse centrale che si protende verso il Panaro. Il terrapieno in corrispondenza della torre di guardia, testimonianza dell’originaria altimetria, il fossato, chiaramente identificabile sul lato nord e la geometria delle direttrici principali, descrivono, seppure per tracce, l’originario assetto dei luoghi.
Superata la linea tracciata dal percorso che ridisegna l’antica cinta muraria, però, si perde qualunque riferimento geografico. Lo spazio è quello di un giardino rarefatto, contemporaneo nella sua assoluta mancanza di riferimenti, chiuso da un argine e bordato da una fitta e indistinta vegetazione. La vista si libera solo nel recupero del rapporto di continuità visiva con i campi coltivati a Sud. Quest’ultima condizione rimarca la connessione dell’area verde recintata con un territorio naturale più ampio, che comprende ampie porzioni di terra coltivata a ridosso del fiume Panaro.
Ciò che manca completamente al parco, e ciò di cui più di tutto si avverte la necessità, è proprio il rapporto con il fiume, elemento fondante della geografia del luogo e caposaldo della morfologia del territorio. Il progetto prende le mosse proprio da questa ultima istanza, proponendo il parco come propaggine di un più ampio sistema territoriale e come luogo dell’incontro tra memoria storica e memoria geografica.
Il parco Rangoni, come una tessera di un sistema di ampia scala, si struttura come accesso privilegiato al percorso di fiume: l’attribuzione alla torre di guardia di una funzione didattico-informativa, mirata alla lettura dei caratteri del paesaggio, sottolinea la sua natura di punto privilegiato di avvistamento. Dal piano superiore della torre, resa accessibile attraverso un sistema di rampe che riorganizzano l’area dell’antico terrapieno, si guarda verso il paesaggio ad Est, individuando, in linea retta, il nuovo sistema di accesso al percorso fluviale, che si concretizza attraverso una nuova attrezzatura, questa volta a carattere orizzontale, che si protende verso il fiume: un pontile leggero, posto in posizione baricentrica tra il ponte di attraversamento carrabile ed il futuro “guado” pedonale, programmato dal “Contratto di Fiume”, si affaccia al panorama, attraversando il punto in cui la ripa si dilata maggiormente, offrendo l’esperienza di una “sezione” significativa della struttura ripariale.
Il fossato è pensato come un’area attrezzata per spettacoli all’aperto, data la sua conformazione favorevole e l’assenza , per ampi tratti, di alberature, rimarcata da un sedime descritto da un preesistenza muraria. Dal basso del fossato, l’imponenza della Rocca costituisce un fondale naturale e suggestivo per le rappresentazioni temporanee.
L’accesso all’area è garantito dal potenziamento degli accessi carrabili e pedonali su via Savani. Un sistema di rampe , realizzato attraverso opere di ingegneria naturalistica, permettono l’accesso alla quota più bassa, descrivendo, contemporaneamente, una gradonata per il pubblico.
Il terrapieno a sud della Rocca, in corrispondenza della torre, godrà dell’accesso diretto da via Piccioli, possibile attraverso la rimozione della tamponatura dell’arco esistente nel paramento murario storico, oggetto di un restauro conservativo. Un sistema di rampe consente di ampliare l’accessibilità dell’area ai diversamente abili, anche al fine di raggiungere la torre e l’area adibita a ricevimenti a ridosso della Rocca.
L’asse storico, che dalla Rocca punta al fiume e quello che separa idealmente il “giardino storico” dal “giardino contemporaneo”, saranno oggetto di una bordatura, al fine di nobilitare i percorsi e valorizzare la presenza delle alberature di alto fusto che li delimitano. L’asse che dalla Rocca punta al fiume, diventerà la “piazza del parco” e sarà caratterizzata da una pavimentazione lapidea centrale e da una pavimentazione in ghiaia sciolta di bordo, a fare da fondo alle alberature. L’asse longitudinale acquista maggiore forza dalla localizzazione del parcheggio a ridosso del parco e dalla sua prosecuzione ideale all’interno dell’abitato moderno della città, dove è già presente un percorso pedonale al quale potersi ricollegare.
Il resto del parco vedrà un’ulteriore suddivisione: da una fascia orientale più sgombra si passerà ad un’organizzazione di giardini tematici, suddivisi per regolari campi geometrici, che andranno a sfumare nella della vegetazione di bordo, di cui si prevede il rinfoltimento. In corrispondenza del pontile che dà accesso al fiume sarà organizzata un’area di servizi al parco, tra cui un bar, un noleggio biciclette e servizi igienici pubblici.
A bordare il parco verranno realizzate delle recinzioni in acciaio, in continuità con quelle già presenti su via Savani, al fine di garantire un’omogenea immagine del recinto verso l’esterno.
Il valore del presente: Spilamberto “smart” tra globale e locale
Se il valore del passato viene confermato attraverso il disegno architettonico, il valore del presente viene intercettato proprio attraverso la proposizione di nuove funzioni all'interno del parco.
La nuova ricchezza della comunità di Spilamberto, oggi, è rappresentata dall'importante presenza di una comunità internazionale, che contribuisce alla crescita, ed è chiamata ad inserirsi all’interno di un percorso storico globale.
Se, infatti, per smart economy si intende una economia che, partendo dalle potenzialità endogene del territorio, sia in grado di integrare le conoscenze e le risorse, la strategia smart per Spilamberto è quella dell'inclusione sociale, dello sviluppo che contempli gli apporti dei nuovi cittadini.
A questo tema viene dedicata un’intera area del parco: il “Giardino delle Culture”: qui si intensificano i percorsi, e lo spazio viene occupato da recinti tematici, che racchiudono al loro interno una selezione di essenze floreali, provenienti dai Paesi di origine dei nuovi cittadini di Spilamberto. I recinti potranno essere realizzati secondo geometrie organiche, organizzando all'interno e all'esterno percorsi dalle prospettive sempre diverse. I recinti potranno ospitare anche piccole serre, per favorire la crescita delle essenze provenienti da altri climi. Appena all’esterno dei recinti, ma in diretta prossimità con questi, saranno piantumate, invece, specie arbustive tipiche dell’Emilia Romagna, terra botanicamente ricchissima di varietà, che però, a causa della coltivazione industriale, sta perdendo alcune delle essenze che ospitava: Memoria storica e memoria geografica si ritrovano in un giardino. La presenza di questi spazi consentirà di realizzare iniziative di carattere didattico e culturale, che amplifichino l'utilizzo del parco e la conoscenza dei caratteri globali e locali presenti nel territorio.