La Cantina Bortolin Angelo
Narrativa di una paesaggio produttivo
Tra le strade di Guia, una presenza costante: il paesaggio e la luce.
Guttae lucis parla delle colline di Valdobbiadene-Conegliano, immagine di un'opera d'arte collettiva, eredità di una tradizione gloriosa e tenace.
Bosco e vigna, natura e artificio.
È impossibile resistere al fascino di un disegno preciso e logico. I vitigni, successione di linee parallele costituiscono la geometria razionale che invade i liberi boschi che a fatica resistono solo dove le condizioni climatiche e geografiche non permettono alla vigna di installarsi.
La proposta si confronta con questa natura potente con cui deve convivere valorizzandola con rigore ed efficacia delle soluzioni.
Relazione con il paesaggio, luce, articolazione tra nuovo e antico diventano materia di costruzione. Un nuovo sistema di terrazzamenti organizza lo spazio a diverse quote in risposta alle condizioni topografiche esistenti ed alla tradizione del territorio. Una operazione semplice che permette di dar chiarezza ai circuiti, ordine al programma complesso e di distinguere le funzioni.
Due flussi, due materiali, due ritmi differenti di circolazione. Rapida ed efficace é la filiera produttiva. Rallentato e contemplativo, il circuito del visitatore. Tra i due un unico edificio emergente, simbolo della cultura del prosecco, elemento di articolazione tra le diverse funzioni che coniuga con un unico gesto due scale di intervento.
L'azienda Bortolin verrá ridefinita nella sua capacitá produttiva e qualità attrattiva attraverso l'ottimizzazione degli spazi esistenti e la riorganizzazione dei circuiti previsti. Un giardino delimitato regola il contatto del lotto con la strada, é una piantumazione di specie autoctone che richiamando il paesaggio boschivo delle colline prospicienti, accoglie il visitatore in una relazione intima con l'edificio.
Un nuovo prospetto opaco, ritmato verticalmente, sostituisce l'antico, rinnovando l'immagine dell'azienda e ricordando la sequenziale ripetizione dei 'pali' di vigna.
Sulla facciata esposta a sud si evidenziano due aperture distinte: un portale per l'ingresso dei camion, una nicchia per accogliere il visitatore. La loro materialitá distingue le funzioni: il cemento, resistente e industriale, il legno materia tattile e domestica. Il camion sottopassa l'edificio e trova posto per carico e scarico nel piazzale delle manovre. Il visitatore invece parcheggia e percorre la rampa di accesso che lo conduce al welcome point, é il momento della scoperta: da un lato un patio interrato apparentemente inaccessibile, suggerisce l'esistenza di un mondo ipogeo, dall'altra il nuovo edificio, un volume sobrio puntualmente aperto al paesaggio funziona come fulcro logistico dell'azienda.
Il welcome point é un salotto con vista, l'ospite entra, si ferma e guarda attraverso una vetrata sul 'mondo produttivo'. La visita comincia, si scende.
Una scala in blocchi di pietra nel piazzale industriale conduce nell'interrato, 'miniera d'oro' dell'azienda.
All'arrivo, due direzioni. La pietra, conduce agli spazi più minuti e pregiati: la sala degustazione, il 'caveau' privato. Il legno costruisce invece il magazzino del prodotto finito, in forma di percorso organizzato attiguo alle autoclavi che permette al visitatore di inoltrarsi nella dinamica della filiera produttiva.
L'ipogeo costruisce il dialogo tra il nuovo edificio e l'antica sede storica, ora rinnovata. Una sequenza logica di spazi lineari e scavati.
Ai due estremi, le connessioni verticali tra i due livelli. Uno nella zona di produzione, costituito da un'area centrale che concentra i tre flussi: spumante, prodotto finito e persone distribuiti in modo indipendente.
Nella zona di accoglimento invece il patio distribuisce ed introduce un' intenzionale variazione di luce che convertendosi in materia fisica dello spazio, diventa strumento fondamentale per l'esperienza architettonica.
La proposta per la Cantina Bortolin Angelo si materializza come una descrizione dell'esistente, convertendo geografia, storia, cultura in Architettura.