Il progetto muove dalla consapevolezza che le malghe rappresentano, ora più che mai, l’avamposto operativo delle azioni volte al mantenimento del paesaggio di alta montagna; ci si confronta quindi con il tema del patrimonio architettonico diffuso, con la tradizione, con la materia e con la vocazione primigenia di queste piccole ma importanti strutture.
La delicata scelta della forma architettonica presuppone una sintesi di quella che è la tradizione, di quello che è il concetto di tipo che deve per forza confrontarsi con la contemporaneità nel quale però deve sempre e comunque rivivere. Quindi quale forma e quale colore? La forma è nascosta, ma non negata, il paesaggio è infatti la sintesi dell’operato dell’uomo e della natura.
Così dalla natura e dalla terra nasce la nostra forma, che una volta emersa grida a gran voce la sua presenza, il suo desiderio di accogliere l’uomo, di essere rifugio sicuro nel cuore della natura più estrema. Diviene un piccolo punto rosso nel paesaggio innevato.
L’importanza della leggibilità e della riconoscibilità della struttura conduce alla scelta di una icona, che spesso è risolutiva di quello che diverrà il brand del progetto. Un concept semplice molto spesso permette di ricordare un oggetto o un luogo. Sposiamo quindi la semplicità di una forma chiusa che “comprende e contiene” : il quadrato.
Il contesto in cui si chiede di operare è di estremo valore paesaggistico-ambientale: ci si trova infatti nel Parco Naturale di Paneveggio e delle Pale di San Martino. La complessità del tema ha imposto la ricerca di un delicato equilibrio fra una struttura che si ponesse quale landmark e attrattore, (sia da un punto di vista visivo che da un punto di vista funzionale) e una che al contempo riuscisse ad integrarsi con il territorio circostante, coniugando e rendendo complementari l’operato della natura e la presenza dell’uomo, ospite discreto e attento.
Da qui deriva la scelta di realizzare volumetricamente una parte basamentale dell’edificio più “mimetica” quale sorta di ricucitura del versante montano, dal quale si stacca invece la seconda parte, che ospita le stanze della residenza temporanea. Il piccolo volume in sommità è ruotato rispetto alla struttura sottostante : sarà orientato in accordo con le malga originale, e costruito in legno tinto di rosso.
La progettazione planimetrica degli ambienti
è in funzione dei coni visuali da e verso l’edifi
cio: nel primo caso infatti sono state valorizzate
le visuali paesaggistiche da ciascun
locale della struttura, seguendo un’attenta
disposizione dei volumi e delle aperture in
questi. Nel secondo caso si è cercato invece
di mitigare l’impatto visivo della costruzione,
lasciando quale unico elemento identifi -
cativo la struttura degli alloggi, prisma dalle
linee decise e pulite, con un proprio carattere
ed identità , elemento di richiamo sul territorio,
così come sono i bivacchi sui pendii.
Il piano a livello del terreno, sottrae
spazio al pendio, che viene in parte ricostituito
ed ampliato fi no ad accostarsi
alla struttura, in un incessante dialogo
tra il manufatto e l’orografi a del
contesto, dal quale la struttura nasce.
Talvolta la montagna conduce alle camere
e dolcemente lambisce la struttura, talvolta,
la montagna invade i vuoti lasciati
dall’edifi cio stesso. Questi vuoti quadrati
sono corti-giardino, vere e proprie “stanze
all’aperto!” dove per un attimo l’uomo
smbra avere la meglio sulla natura.