Concorso di progettazione preliminare per la realizzazione di 3 ponti posti sul Magra e sui torrenti Mangiola e Teglia.
Il criterio fondamentale, assunto come irrinunciabile, è stato quello di evitare, in ogni caso, la esecuzione di pile nell'alveo dei corsi d'acqua.
La soluzione unificante per i tre ponti, indipendentemente dalla loro diversa luce, è stata dunque quella di adottare soluzioni a campata unica.
Il criterio poggia su tre considerazioni fondamentali.
La prima, di carattere strettamente idraulico, riguarda la riduzione dell'area di deflusso conseguente all'ingombro geometrico delle pile in alveo, con innalzamento della quota di max. piena per effetto del fenomeno del rigurgito, ed aumento della velocità delle acque.
La seconda, che riguarda fondamentalmente la sicurezza statica dell'opera, è legata al rischio altissimo, per il Magra e i suoi affluenti, di forti abbassamenti dell'alveo in occasione delle frequenti piene disastrose, che comportano di regola un forte scalzamento delle fondazioni delle pile in alveo cui, spesso, corrisponde il crollo, o comunque il dissesto dell'opera (come è avvenuto per due dei tre ponti da ricostruire e per il ponte di S. Giustina);
La terza, infine, di carattere economico, che riguarda le ingenti spese per la costruzione delle pile in alveo per la manutenzione dell'alveo, necessaria per tentare di scongiurare il pericolo di scalzamento.
Un’altra condizione al contorno assolutamente vincolante è stata quella di mantenere un franco, tra il livello di massima piena duecentennale e l'intradosso del ponte, mai inferiore a 1,50 m, così da ridurre al minimo il rischio di urti sulla sovrastruttura di materiale, antropico e naturale, strappato dalle piene dalle rive del corso d'acqua e - ancora più importante - del loro arresto contro il ponte a formare quasi una diga (come accaduto per il ponte di Stadano, peraltro superato addirittura dalla piena).
Questo criterio, unito al desiderio di innalzare il meno possibile la quota del piano stradale, per non obbligare a rampe di accesso di eccessiva lunghezza e/o pendenza, si è automaticamente tradotto nella scelta, quasi obbligata, di attraversamenti "a via inferiore".
I ponti a via inferiore si realizzano, oggi, quasi esclusivamente, con le seguenti tipologie, ciascuna naturalmente con possibilità di varie versioni:
- ponti ad arco superiore, con impalcato in varia misura collaborante;
- ponti strallati;
- ponti sospesi.
Una considerazione su tutte: le luci dei tre ponti non sono tali da giustificare l'adozione della seconda e terza tipologia, convenienti, sia economicamente, sia esteticamente, per luci ben maggiori.
Il rispetto delle esigenze espresse dal bando, uniti ad una scelta tipologica supportata dalle ragioni della tecnica, della tecnologia e della economicità, hanno allora indirizzato il progetto verso la prima delle tipologie di cui sopra, ponti ad arco superiore, con impalcato, in varia misura, collaborante.
Seguendo l'indirizzo dato dall'Amministrazione aggiudicatrice di garantire una caratterizzazione architettonica unitaria, che renda i tre ponti riconoscibili ,come facenti parte di uno stesso intervento, intento raggiungibile solo conferendo alla tipologia delle opere - avendo già individuato, per quanto sopra considerato, la scelta strutturale nell'ambito dei ponti ad arco a via inferiore - una loro specificità che le connoti in modo marcato rispetto ad una tipologia standard.
Questa connotazione nasce dalle suggestioni e dalle emozioni che "l’idea" ha sviluppato e che, concretamente, si sono attuate pensando di disporre gli archi su piani inclinati convergenti su un asse posto al disotto dell'impalcato.
Peraltro, pur mantenendo lo schema fortemente caratterizzante per tutti i tre ponti, non si potevano trascurare le differenze indubbiamente esistenti, in particolare tra quello di luce minore (sul Teglia) e gli altri due di luce maggiore.
Per l'arco minore si è allora realizzata la sospensione dell'impalcato all'arco mediante una serie di pendini rettilinei di modesto diametro, collegati ai traversi emergenti dalla superficie curvilinea dell'impalcato, mentre per gli archi di luce maggiore, necessariamente molto più imponenti, la connessione archi-impalcato viene concepita con elementi aventi forma, corpo ed immagine di resistenza in armonia con questi archi, proseguendo sotto l'impalcato col profilo curvo che li ricongiunge, idealmente, all'intradosso dell'impalcato del ponte minore.
Anche tra i due ponti maggiori, pur presentando questi una quasi identità di forme, il contesto obbliga ad una differenziazione della disposizione dell'impalcato, orizzontale in quello di Stadano, in salita verso Mulazzo quello sul Mangiola, mantenendo peraltro la corda degli archi orizzontale e le costole di collegamento all'impalcato verticali.
La larghezza e composizione dell'impalcato rimane identica per tutte e tre le opere, avendo adottato una categoria stradale C2 (extraurbana secondaria) sicurvia H2 bordo ponte W5, due marciapiedi da 1,50 m e parapetti con ingombro al piede di 20 cm.
Dal punto di vista strutturale le opere sono previste per tutti i carichi di norma per ponti di 1a categoria, mentre per gli aspetti di sismo resistenza si prevedono dispositivi di ritegno elastico longitudinale (2 per ciascuna spalla per i ponti maggiori, 2 per una sola spalla per il ponte sul Teglia) in grado di attenuare significativamente la risposta al sisma.
Per gli effetti del sisma in direzione trasversale, si prevede di ricorrere, oltre che alla disposizione di appoggi mobili mono direzionali, di dispositivi trasversali di ritegno sulle spalle, le quali, per il loro dimensionamento, sono in grado di assorbire molto più facilmente le azioni trasversali che non quelle longitudinali.
Per le fondazioni, si sono fatte scelte "sicure" con riserva, naturalmente, delle più precise indicazioni che potranno aversi soltanto a seguito delle necessarie apposite indagini geotecniche.
Indicazioni di letteratura e attente ricerche sulle conoscenze esistenti, potrebbero fare ritenere che, per la spalla del ponte di Stadano, in riva sinistra del Magra si potrebbe , si potrebbe pensare ad una fondazione diretta sul masso roccioso, che si presume possa essere presente; fondazioni dirette, forse, potrebbero essere pensate anche per la spalla in riva destra del Teglia, se si trovasse buona roccia a poca profondità
Per tutte le altre spalle la natura dei terreni e la imprevedibilità dei corsi d'acqua obbligano all'adozione di fondazioni su pali di grande diametro, peraltro di lunghezza che non è da prevedere eccessiva.
Dato comunque il livello attuale delle conoscenze, e la imprescindibile necessità di garantirsi contro ogni rischio di scalzamento possibile, cautelativamente, anche da un punto di vista economico, in questa fase, si sono ipotizzate fondazioni profonde con pali di grande diametro su tutte le spalle.