Bosco Italia
Padiglione Italia
La sezione Bosco Italia del Padiglione Italia della 13. Biennale di Architettura di Venezia trasforma uno dei due edifici nella messa in scena di un sottobosco italiano. La luce è filtrata, l’aria è umida. I suoni sono quelli del lieve fruscio delle foglie. Gli odori sono della terra umida e dei muschi. I colori sono i verdi brillanti o cupi delle felci, delle anthirium, delle edere, delle liriopi.
L’immagine è quella di un paesaggio elementare, una sorta di grado zero, base di partenza su cui da sempre sono continuamente e ricorsivamente elaborate e prodotte le tante forme e identità dei paesaggi italiani.
L’intento è evocare i luoghi in cui il negoziato tra pratiche umane e vegetazione spontanea sembra sbilanciarsi a favore di quest’ultima. Sono i paesaggi selvicolturali e pastorali dei boschi, foreste, pascoli arboreti, brughiere, macchie, lande, arbusteti, sempre più ai margini o inclusi all’interno della città diffusa. Sono i luoghi dei paesaggi relitti o ritrovati, dei paesaggi pre-agricoli o post- agricoli, rinaturalizzati per il cessare delle coltivazioni.
Le foreste italiane si trovano oggi in uno dei momenti di massima espansione. La superficie forestale italiana è stimata in 10.673.589 ettari, pari al 34,7% del territorio nazionale (rapporto WWF Italia 2011). Dal 1920 ad oggi, l'estensione dei boschi italiani è quasi raddoppiata, con un trend crescente dal dopoguerra in poi, di pari passo alla scomparsa di circa la metà dei terreni coltivati e alla riconquista di pascoli e campi da parte della vegetazione potenziale. In rapporto all’estensione del territorio, in Italia oggi ci sono più boschi e foreste che in Germania (31%) e in Francia (28,6%). Da sempre costituiscono un elemento irrinunciabile per la definizione del carattere del paesaggio italiano, al pari delle sistemazioni agrarie del Giardino d’Europa. Ad eccezione del periodo della prima industrializzazione e dello sviluppo delle città tra XVII e XVII secolo, i boschi sono stati l’elemento quantitativamente predominante nel paesaggio italiano (Alessandrini, 1971).
Le vicende delle trasformazioni dei territori italiani dimostrano che le dinamiche evolutive o involutive degli habitat boschivi sono strettamente legate all’azione dell’uomo più che alle determinanti vegetali, climatiche o pedologiche. In tal senso i boschi e le sue diverse sottoformazioni sono prodotti, trasformati, rigenerati, conservati o talvolta abbandonati per effetto delle scelte e delle azioni umane. In tal senso vanno considerati paesaggi, intrecciando gli aspetti fisiologici e biologici con le ragioni e i modi con cui gli uomini li abitano.
Ed è estremamente significativo che, dopo aver celebrato nel 2011 l’Anno Internazionale delle Foreste proclamato dalle Nazioni Unite per sostenere l’impegno a favorire gestione, conservazione e sviluppo sostenibile delle foreste di tutto il mondo, quest’anno il Premio Carlo Scarpa per il Giardino sia stato assegnato dalla Fondazione Benetton Studi e Ricerche ad un bosco, il Bosco di Sant’Antonio a Pescocostanzo.
Il bosco è dunque inteso alla stregua di un giardino, luogo per antonomasia della natura artefatta.
Ma il bosco di Sant’Antonio è anche uno spazio pubblico, pur avendo sembianze inconsuete per come si è abituati a pensare questa categoria di luoghi, abitato dalle comunità locali come luogo di incontro e socialità, ma anche per attività produttive, per la raccolta della legna, dei frutti, per il pascolo degli armenti.
La nuova geografia italiana è connotata dalla dispersione insediativa e questa nuova tipologia di spazio pubblico, che ha in realtà radici antiche legate agli usi civici per i quali i boschi sono storicamente utilizzati, costituisce un elemento del quale tenere conto nella pianificazione e nella costruzione del nuovo paesaggio italiano, in termini neutri, senza esaltazioni o demonizzazioni, ma attribuendogli la giusta rilevanza storica e progressiva, comprendendo che si tratta della matrice ecologica del nostro territorio.