Abitare minimo nelle Alpi
“A un uomo in vacanza - diceva - non serve molto più di un letto, servizi, un tetto e la vista del sole che risplende [sul mare]. Così diceva e intanto viveva di un minimo e un massimo spazio. Quello minimo della sua spartana abitazione, quello massimo che si apriva davanti ad essa.” L.C. su Le Cabanon
I temi proposti dal Bando di Concorso “Abitare minimo nelle Alpi”, e su cui invita a svilupparne il progetto di una cellula abitativa minima, autonoma, reversibile (bivacco), riguardano :
1) l’abitare MINIMO | un’attenta rivalutazione del sistema tradizionale dello spazio abitativo e ciò che gli è intrinseco: aspetti funzionali, dimensionali e qualitativi ;
2) l’abitare TEMPORANEO | inteso con il duplice significato di permanenza non continuativa (periodo limitato); e di temporaneità della costruzione stessa, con la possibilità una volta terminato l’utilizzo, di poter facilmente smontarlo senza lasciare tracce permanenti nel paesaggio ;
3) l’abitare in TERRITORIO MONTANO | indagando un certo tipo di cultura legata non solamente ad aspetti ambientali (particolari temperature e condizioni climatiche, altitudini e conformazioni del terreno) ma che si propone come presidio culturale e modello di sviluppo sostenibile in rispetto con l’ambiente e che rappresenta il collegamento tra natura e civiltà.
L’ulteriore considerazione maturata da un’attenta riflessione sui temi della nuova cultura dell’abitare ci ha portati a rivalutare e a focalizzare la “nuova” figura del visitatore in linea con le premesse. Propone un individuo che sia partecipe e soggetto attivo del “sistema rifugio” che come costruzione culturale sia in grado di generare nell’individuo una “AUTOCOSCIENZA” e l’individuo diventa consapevole e responsabile delle sue azioni nel luogo.
IDEA
Partendo dalla convinzione che le separazioni fisse degli spazi sono poco funzionali in un volume che pretende la compattezza, perché presuppongono ambienti “secondari”, come corridoi e parti di passaggio, e sminuiscono lo spazio che viene razionalizzato alla sola funzione. L’ aggregabilità di moduli esterni irrigidisce la qualità degli ambienti e la stessa volumetria, ma soprattutto non tiene conto del valore citato prima di presidio culturale di una rifugio come spazio di socialità, di scambio e di autocoscienza dell’individuo.
Lo sforzo è stato quello di disegnare un unico volume che contenesse all’interno tutte le funzioni necessarie ad un corretto utilizzo di bivacco, come riparo, ricovero, riposo, ristoro, meta, o punto di partenza. Una cellula con all’interno tutte le ulteriori trasformabilità, con un evidente risparmio di superficie esterna utilizzata, sfruttando al massimo le superfici e garantendone una qualità superiore grazie ad un sistema di separazioni e sovrapposizioni.
Il bivacco si presenta separato in 3 moduli formanti un unico volume:
-una zona di servizi che includono un minimo wc e un cucinino,gli impianti necessari all’autonomia energetica e l’unica area di circolazione
-una zona di ingresso che funge da filtro tra zona calda interna e zona fredda esterna dotata di guardaroba per scarponi e attrezzatture da trekking garantendo una maggior salubrità all’interno
-lo spazio centrale
La spazio centrale è concepita con una serie di armadiature lungo il perimetro che liberano la parte centrale e permettono una qualità superiore dell’ambiente della socialità.
Le armadiature sono composte da un lato “fisso” di cuccette, dotate di possibile chiusura scorrevole e di un ripiano personale per zaino o vestiti, il resto dell’armadiatura è ridotta al minimo e permette tramite i vari giochi di apertura di ospitare altri posti letto.
Due posti letto vengono ricavati da una parete mediante rotazione su perni fissati alla struttura portante; in modo analogo altri due posti vengono ricavati ad un livello superiore in una “mansarda” a cui si accede tramite scaletta inglobata nei ripiani sul fianco e un ultimo posto viene ricavato da un tavolo regolabile.
Le configurazioni possibili sono riassumibili in due quella minima e quella massima che per facilitare chiamiamo “giorno” e “notte”.
In questo modo il bivacco consente di ospitare un minimo di tre persone, data dalla parte fissa, ampliabile sino ad 8 persone.
Le concrete variazioni portano in primo piano l’individuo “visitatore” che tramite semplici gesti trasforma lo spazio interno e diventa soggetto attivo dell’ottimizzazione del locale.
Il bivacco è il risultato di un attento studio degli standard minimi che inevitabilmente prendono forma dalla dimensione umana.
Attenzione è stata rivolta all’orientamento, che predilige l’affaccio SUD per la zona giorno-notte, e alla ventilazione naturale, garantita da finestrature opposte sui 4 lati.