Abitare Minimo nelle Alpi
Una stanza che offra lo stretto indispensabile per soffermarsi, riscoprire il piacere dell’abitare nei gesti semplici. Uno spazio essenziale e misurato, i cui protagonisti sono i piccoli oggetti di cui l’uomo si circonda: gli affetti, le abitudini, l’ambiente nel quale si inserisce.
A popolare i sentieri costellati da baite e rifugi alpini è un’utenza che, per sfuggire al caos, al traffico, allo smog che ammorba le città, cerca momenti per ritrovarsi con la natura, scoprendoli nei paesaggi, nelle vallate, nei boschi d’abete.
Qui si va alla ricerca dell’essenziale che l’abitare a valle ha intorpidito, riscoprendo il valore di gesti arcani e riti andati in disuso.
Progettare un rifugio ridotto al minimo ed al contempo flessibile alle necessità, significa domandarsi quale tra le tante formule che ha assunto l’abitare risponda meglio ai bisogni ancestrali di protezione che ognuno di noi associa alla parola “casa”.
Un riparo dall’esterno, dai capricci della pioggia, dalla neve e dagli animali selvatici; un giaciglio, un ambiente conviviale dove mangiare e stare insieme, uno sguardo verso il paesaggio esterno, un punto dove prepararsi i pasti e un bagno: serve questo per rendere un luogo “abitazione”. Frugale, temporanea, ma pur sempre abitazione. Casa appunto.
Modularità, flessibilità, facile uso e assemblaggio, reversibilità e sostenibilità: tutti fattori che caratterizzano il progetto sin dal suo concepimento.
L’esigenza di un rifugio con un numero di ospiti variabile fino a 8 persone e la scelta di eliminare soluzioni tecniche nel disegno degli spazi interni ha portato al concepimento di uno spazio essenziale e versatile. Si è andati alla ricerca di un principio di autogestione spaziale da parte degli utenti che potesse generare funzioni e suggestioni diverse in base alle esigenze ed al momento della giornata. Soluzioni fisse sono state previste solo per gli ambienti di servizio ed impiantistici; le aree preposte al dormire, al mangiare ed alla convivialità sono state studiate per permetterne lo svolgimento nello stesso ambiente. Questo, mediante posti letto “a scomparsa” costituiti da assi di legno mobili ed ancorabili che durante il giorno possono essere riposte in modo da dare respiro allo spazio interno.
Facile uso.
La scelta di porre l’accesso alla quota di 1,4 m riduce le possibilità di restare bloccati dentro (o peggio fuori) dopo una forte nevicata. In più l’ingresso in quota permette all’ospite di entrare e trovarsi già nel cuore dell’edificio, evitando lo sgradevole effetto di ristettezza e facilitando la distribuzione degli spazi.
Per quanto riguarda la strategia costruttiva ipotizzata è stato intrapreso un approccio di tipo sperimentale che permettesse di esaudire le esigenze di reversibilità, versatilità e sostenibilità sia ambientale sia economica.
Il sistema costruttivo utilizzato è quello a elementi piani portanti di pannelli in legno massiccio a strati incrociati X LAM. Tale tecnologia oltre a sposarsi perfettamente con la ricerca architettonica effettuata per quanto riguarda la semplicità formale e la modularità, permette un montaggio e smontaggio a secco sul posto in tempi molto brevi . Tale sistema garantisce una buona durabilità nel tempo, ottime prestazioni termo-igrometriche e riduce al minimo la necessità manutenzioni. I pannelli componenti la struttura sono stati dimensionati in modo tale che non superassero le dimensioni di 2m x 3m per permettere il trasporto su ruota dell’intero edificio e per facilitare ulteriormente la fase di montaggio limitando al massimo l’utilizzo di manodopera specializzata e macchinari sollevatori ingombranti.
La necessità di collocare l’edificio in luoghi diversi ha condotto alla ricerca di un sistema di ancoraggio innovativo e non invasivo adattabile alla stragrande maggioranza delle situazioni senza l’utilizzo di fondazioni permanenti e che potesse dialogare con il sistema costruttivo scelto in maniera del tutto innovativa. Per questo si è deciso di utilizzare il sistema di fondazione a vite, che tramite un sistema di connessione a U si connette ad un cordolo in legno di larice (che garantisce un’elevata durabilità) sul quale è ancorata la struttura. Tale sistema fa si che il basamento non si trovi a contatto con il terreno, permettendo una corretta ventilazione del basamento.
Le scelte impiantistiche hanno considerato la possibilità di un auto approvvigionamento energetico.
L’involucro dell’edificio è stato progettato per sfruttare al massimo gli apporti energetici derivanti dal sole e per limitare la dispersione energetica grazie ad un adeguato pacchetto murario. In particolare la pianta quadrata permette di orientare correttamente l’edificio senza vincoli distributivi o compositivi, in modo che l’apertura più grande possa garantire tramite l’impiego di vetrate adeguate un opportuno accumulo termico per effetto serra. Le altre pareti hanno bucature molto più piccole, che garantiscono comunque una corretta ventilazione trasversale e gli standard minimi di illuminazione degli ambienti. L’inclinazione della falda del tetto permette la raccolta delle acque meteoriche, il rapido allontanamento degli strati di neve e la predisposizione per una corretta applicazione di eventuali pannelli solari.
Particolare attenzione è stata posta nel trovare soluzioni che permettessero manodopera non specializzata in situ: il sistema di accumulo delle acque meteoriche è inspezionabile tramite una piccola apertura nella copertura, mentre la raccolta delle acque reflue avviene in locali ben accessibili.