Da bambini, a casa dei nonni,
si costruivano mondi senza confini,
giocando da soli, di nascosto dai grandi,
rannicchiati dentro un vecchio armadio a muro,
o pancia a terra sotto un letto altissimo,
Tra scatole di cartone e oggetti misteriosi, sorgevano palazzi, castelli, scalinate, immensi saloni e altissime mura dove i nostri due soldatini di latta si sfidavano a duello
per portare al ballo una delle due bambole di pezza: e poi era bello inventare qualcosa di nuovo per i due perdenti, (normalmente: lui rinchiuso nella torre, lei lo fa fuggire)
Venti o trenta anni dopo, diventati grandi,
ci si ritrova con la propria principessa
imprigionati in unità abitative standard
due piani, quattro vani, sei finestre,
ottanta metri di stanze piccole, soffitti bassi e
la presa tv tra l’angolo cottura e il divano a elle,
a questo punto, con incoscienza infantile
l’architetto-bambino Roberto Zanoletti ha pensato:
se da bambino riuscivo a trasformare un armadio in un castello, posso benissimo da architetto trasformare una casa in un armadio, con scompartimenti aperti, che contengono interi mondi.
Dalla tipologia residenziale più diffusa, due piani in batteria, nasce l’open space verticale, strutturato come un armadio-baule, con tre scomparti, occupati da tre scatole e altrettanti spazi vuoti.
Nello scomparto inferiore: scatola-cucina e spazio-ricettivo.
Nello scomparto centrale: scatola-bagno e spazio riflessivo.
Nello scomparto top: scatola-letto e spazio-formativo.
Zaza(us), sotto una maschera minimalista-funzionalista, rivela una vocazione massimalista e onirica, e rivendica l’esigenza fantastica della vita privata,
la scala a chiocciola è il nervo concettuale, il cordone ombelicale, è “la scintilla che mondi possa aprirti”, è il “facciamo che”, è un passaggio magico dagli angusti confini della realtà agli orizzonti infiniti dell’immaginazione: pochi gradini, e sei altrove, ti ritrovi sulla scaletta tra il ponte passeggiata e il castello di poppa, sulla tolda di un transatlantico, in oceano mare, sogno infantile di un mondo perfetto, bianco, amniotico, e finalmente, lì, in questo pensatoio-ballatoio a mezza scala, piccolo spazio apparentemente inutile, capisci quel che si faceva
da bambini, nascosti da qualche parte, senza tv né internet: si faceva navigazione d’interni.
La lezione è semplice e importante:
in una piccola casa, la funzione più grande
è la capacità di accogliere la vita interiore,
lasciando vuoto tutto lo “spazio risparmiato”:
è lì, in questo vano-invano, che andrà subito a giocare il bambino che hai dentro, e anche il bambino che hai fuori, nell’orto, lasciato dalla cicogna sotto un cavolo.
Leone Belotti