Es.hotel. Roma
Segue testo in italiano
The project for the hotel forms part of a larger urban plan drawn up by Rome City Council comprising the rest of the the block and the surrounding blocks with the ambition of raising the area to a level in keeping with its very central position in the city.
Briefly, it consists of moving an open market from the perimetre of a 19th century piazza into two former barracks (one of which lies directly opposite the hotel), reactivating a theatre that had fallen into disuse for many years and generally restoring the area to its 19thcentury status.
At first we were asked to work up what was a very basic design of a hotel over a carpark into a project with more emphasis on the hotel and less on the carpark. As the site was cleared to start work on the foundations of this revised design, an area of Ancient Roman remains over half the site was uncovered just thirty centimetres under the susrface.
This brought the construction to an abrupt halt while the archeologists began excavations, and gave us the chance to propose a completely new design which obviated the need for so much parking at an underground level.
A requirement made by the urban landscape commision was to make the two completely different activities, namely a multi-storey car park and a hotel, into a unified block, the whole of which is suspended from the ground to allow access to the ruins.
These public areas are generated by a series of curved or folded planes that emerge from the level of the ruins, which house the conference hall, lounge and entrance lobby with access both directly from the street and through revolving doors of the main entrance on the south side.
The curved plane is used again for the roofline under which the other principal public spaces are located: the restaurants and bar and the fitness centre all surrounded by generous terraces.
The definition of all the public spaces is defined by a curved roof or folded ground plane, enclosed by glass walls.
The Esquilino hill is one of the highest in Rome so the views from the terraces command a panorama of the whole of the north, south and east of the city .
The wooden decking of the terraces limited only by the steel railings, in proximity to the coming and going of the trains in Termini railway station give a very strong sense of being on a moving ship.
The other important aspect from an urbanistic point of view is the courtyard which is open on one side to avoid the dank atmosphere of tall closed courtyards, characteristic of the surrounding 19th century blocks, and connect the interior of the block with the public garden to the east and the theatre beyond.
Architecturally speaking, the project has very little to do with the 19th century style of the other blocks and rather more to do with the play of volumes originating in the 2km travertine wall of the station lying to the north side of the building.
This reference is reinforced by the use of a special plaster using a very traditional mix to give a travertine colour which in time and with help of the smog and the reddish rail dust will become part of the station complex.
The other strong exterior feature is the basalt base wedge on the north-east corner and socle on the south-west, amaterial specified in the project for all the pavements in this area. In this case, the pavement is folded up to form the wedge; a device that masks the level differences on one elevation and forms a secondary entrance from the station on the other.
The basalt socle, on the other corner forms a base around what is effectively a massive bridge over the area of the ruins. The bridge was a request made by the archeological authority that wanted an area (about half of the area excavated) free of any supporting structure of the car park above.
These are the ruins visible from the interior of the entrance hall.
Interiors
It is in these areas we were freest of external limitations from either the client or the numerous authorities charged with safguarding the public’s sense of good taste, safety, hygene and history. The limitations, if any, are essentially functional.
Guest Rooms -
The guest rooms, of which there are approximately 10 types are variations on a theme. Here the approach was based on the premise that the hotel room, contrary to common knowledge, is not a home from home. With space at a premium (we needed to create 235 rooms) clearly the bathroom/bedroom distinction had to go.
Through the variations, we inadvertently test the intimacy of the inhabitants to the limit. In the most frequent room type thebathtub is enclosed in a translucent glass box which also acts as an ambient light source.
The end of this sequence of designs is signalled in the “raft” type where the bathtub or shower is set into the same base or raft as the bed, cupboard.
Lighting -
Every room has a coloured light under the window which illuminates the facades for the simple reason that we liked them that way.
The materials we worked around in these areas are a foam backed P.V.C. for thesoft touch underfoot, mahogany wood for its solid warmth, white leather for luxury, glass as lampshade, panel, screen; mixed wool and linen rugs in colours you can eat, and bespoke furniture in G.R.P. with slightly rubbery metallized paint, steel, linen, two-tone fabric....
We designed the reading lights, hooks, handles, mirrors, and toilet brushes, the sensor light switches, baggage trolleys and command totems, and anything else that came our way.
Il progetto dell'albergo fa parte di un piano più generale di riqualificazione del quartiere Esquilino, una zona centrale della città di Roma. Questo piano consiste nel trasferimento di un mercato rionale dal perimetro di Piazza Vittorio in due ex caserme, (una proprio davanti all'albergo) nel riattivare il teatro Ambra Jovinelli che era caduto in disuso per molti anni e in generale nel restaurare la zona per riportarla alla gloria del periodo Umbertino
Il terreno dell'hotel è stato venduto come un lotto con un progetto esecutivo per la costruzione un progetto che assolveva alla doppia funzione urbanistica/amministrativa di finanziare parzialmente la sistemazione dello spazio urbano circostante e di assorbire il numero dei parcheggi previsti dagli standard.
Il nostro lavoro iniziale è stato quello di rielaborare il progetto comprato insieme al lotto dal nostro committente cercando di dare più rilievo alla presenza dell'albergo rispetto al parcheggio, in un «restauro virtuale».
Quando questa fase è stata completata, preparando l'area alla realizzazione delle fondazioni sono affiorati dei reperti archeologici che occupavano metà dell'area di costruzione. Questo ha portato a una interruzione del cantiere e a una fase di lavoro degli archeologi con le operazioni di scavo e ci ha dato una chance per proporre un progetto completamente nuovo.
La condizione di partenza, che era poi una richiesta venuta dalla sovrintendenza architettonica, è stata quella di unire due differenti attività, quella del parcheggio multipiano e quella alberghiera, in un unico complesso. L'insieme è sospeso dal terreno per consentire l'accesso ai resti archeologici in una metà dell'area e l'accesso agli spazi pubblici dell'albergo nell'altra metà.
Queste aree pubbliche sono generate da una serie di piani curvi o piegati che emergono dal livello delle rovine ed ospitano la sala conferenza, il saloon dell'albergo e la lobby d'entrata con accesso sia dalla strada attraverso una rampa o dalla porta girevole.
La superficie curva si ritrova ancora sulla copertura dove ci sono gli altri spazi pubblici; ristoranti, bar e centro fitness tutti circondati da generose terrazze, di cui una con piscina. Si potrebbe dire gli spazi pubblici siano definiti da piani curvi o piegati, racchiusi da pareti vetrate.
Il colle Esquilino è uno dei più alti di Roma, così che dai terrazzi si domina un panorama quasi completo della città (nord-est-sud) fino ai colli Albani. Trovarsi sui terrazzi con la superficie in doghe di legno con il solo limite di parapetti in acciaio, con le nuvole vicine, il vento e l'andare e venire dei treni sui binari della vicina stazione Termini, da una sensazione molto forte di essere su una nave in movimento.
Altro aspetto importante da un punto di vista urbanistico è la corte che è aperta su un lato, quindi collegata spazialmente con il giardino ed il vicino teatro. Da un punto di vista architettonico comunque il progetto ha poco a che fare con lo stile Umbertino di più con l'organizzazione dei volumi generati sull'asse di circa due km che costeggia la Stazione Termini (via Giolitti sul lato nord dell'edificio).
Questo riferimento è rinforzato dall'uso di uno speciale intonaco realizzato con una miscela di granuli di travertino e altri materiali con un effetto finale di un colore travertino che nel tempo e con l'aiuto dello smog e della polvere rossastra dei binari diventerà parte del complesso della stazione Termini.
L'altro materiale che caratterizza l'esterno dell'edificio è il basalto che riveste il cuneo dell'angolo a nord est e lo zoccolo di base dell'angolo opposto. La scelta del materiale viene dall'uso previsto per tutte le pavimentazioni esterne pubbliche e allora è il marciapiede che si piega e rialzandosi forma il cuneo che maschera i salti di quota e contiene due rampe come ingressi secondari.
Lo zoccolo di basalto rigira intorno e riveste una struttura possente che è anche un ponte che è stato realizzato per sostenere il parcheggio sovrastante e lasciare integra buona parte dell'area archeologica (quella che la sovrintendenza intendeva preservare) Questi sono i resti archeologici visibili dalla hall dell'albergo.
Gli interni -
Gli spazi pubblici hanno preso forma con le volumetrie principali dell'edificio. Allora, avendo definito pavimenti e soffitti, all'interno di ogni involucro formato: la hall, la sala conferenza, la sala del mezzanino con il bar libreria, i ristoranti dell'ultimo piano, il centro benessere, si stabilisce un uovo «gioco» per definire l'arredo
più liberi dai vincoli esterni ma con condizionamenti essenzialmente funzionali.
Qualche esempio: il banco della reception può svolgere la sua funzione ed essere come un anemone pulsante e luminoso, nella sala conferenza «nuvole» contengono tutti gli equipaggiamenti necessari, casse acustiche, corpi fonoasorbenti, sistema di proiezione e aria condizionata; nel salone del bar al mezzanino le librerie ruotano come dei flipper e servono sia a suddividere lo spazio in piccoli salotti, in modo flessibile e mutevole, sia a contenere libri e riviste.
All'ultimo piano, il pavimento stesso si deforma e si rialza a formare i necessari banconi di servizio del bar e la parete, che contiene il necessario per il funzionamento della sala del gourmet, si stacca e si muove in avanti come un paravento flessibile.
Ogni spazio ha un proprio gioco fatto di una combinazione di materiali, luce e colore, seguendo la nostra attitudine un po' provocatoria di forzare la funzionalità delle cose usando materiali, geometrie, forme e oggetti che ci sono affini. Tutto questo con un dialogo aperto e un contatto stretto con chi le realizza. Le camere d'albergo, circa 10 tipi, sono variazioni su un tema.
Fin dall'inizio abbiamo contrastato l'idea di una camera d'albergo intesa come casa fuori casa per l'uomo medio, comunque con tutti i comfort tecnologici ma che si adatti al gusto medio-classico-moderno, comunque «safe». Abbiamo preferito l'astrazione degli oggetti nello spazio e loro effetti sensoriali ai problemi della psicologia del cliente medio e cosa possa volere.
L'unico vincolo serio che avevamo era quello del numero di camere, 235, a cui arrivare che di conseguenza comportava la maggior parte di camere piccole. Le divisioni fra bagno e camera si sono dissolte attraverso le variazioni fino alla versione più estrema della vasca in camera e con la stessa camera trasformabile in ufficio, sala riunioni, camerino per set fotografici. Ogni stanza ha una luce colorata sotto la finestra che illumina anche le facciate perché ci piaceva così.
I materiali che abbiamo usato nelle camere sono il pvc mollettonato al pavimento che attutisce il passo, le separazioni in vetro usate come lampade, pannello, parete, i tappeti di lino e lana e colori che puoi mangiare, mobili in vetroresina modellata su nostro disegno con finitura metallizzata ma gommosa o in mogano dal calore solido.
Una volta cominciato abbiamo preso gusto a disegnare fino a progettare luci da lettura, ganci, maniglie, specchi e porta scopini, interruttori palmari, carrelli porta valigia, moquette, totem dei comandi... tutto (o quasi).