Luce da Luce 2010
Chiesa sussidiaria di San Nicolò a Trebbia
Inquadramento territoriale
L’area oggetto di intervento è collocata nell’abitato di San Nicolò ai margini di due zone di espansione urbana prevalentemente residenziale, risalenti a periodi differenti. La sua localizzazione, infatti, si trova alla fine dell’asse di via Costituzione - via Dante su cui si attestano i servizi e le attrezzature di interesse collettivo e religioso del tessuto urbano consolidato risalente al secondo dopoguerra e, allo stesso tempo, ai margini della nuova espansione dell’ultimo decennio caratterizzata da una nuova piazza comunale denominata piazza Pace.
Obiettivi progettuali
Dalle riflessioni condotte sul tema dello spazio sacro e di come un intervento progettuale finalizzato all’inserimento di una chiesa all’interno di un tessuto urbano possa interagire ed innescare un tentativo di “riordino” urbano si evidenziano alcuni intenti progettuali:
• connettere, potenziare e qualificare il sistema degli spazi pubblici ed i percorsi esistenti e di futura realizzazione attraverso un disegno urbano unitario;
• rafforzare il percorso pedonale e ciclabile su cui si attestano le funzioni pubbliche e religiose esistenti che connette l’area di progetto con l’abitato consolidato;
• caratterizzare il nuovo edificio sacro con una chiara riconoscibilità rispetto all’intorno in relazione alle principali visuali prospettiche, ai percorsi viabilistici e ciclo-pedonali in modo da rappresentare un chiaro elemento identitario dei luoghi;
• creare attraverso il progetto una serie di spazi pubblici ad integrazione ed in relazione con la piazza esistente riconosciuta come principale centro aggregativo sociale.
Il progetto nello spazio urbano
Il nuovo complesso parrocchiale si inserisce come elemento dal forte carattere ordinatore rispetto al contesto esistente e si pone come nuovo elemento identitario di cerniera tra l’asse consolidato su cui si affacciano le funzioni pubbliche esistenti e P.za Pace, lo spazio di aggregazione della nuova espansione residenziale.
Il nuovo complesso è il risultato dell’aggregazione di volumi semplici intersecati e organizzati attorno a setti strutturali-quinte architettoniche che connotano e conformano sia gli spazi interni che quelli esterni in un dialogo continuo tra elementi, che fonde tensioni centripete e centrifughe.
Il progetto è caratterizzato da un’articolazione per quote degli spazi aperti che si configurano come punto di arrivo e potenziamento degli spazi pubblici esistenti.
Verso nord il nuovo complesso si rapporta e rafforza la valenza dell’asse urbano di collegamento tra nuova espansione e tessuto consolidato. Tale percorso, riconosciuto come principale collegamento urbano, permette la connessione dei nuovi edifici e relativi spazi pubblici con quelli esistenti, in particolar modo con la chiesa madre di San Nicola di Bari collocata al margine est dell’abitato.
Verso sud- ovest, invece, il nuovo complesso parrocchiale si rapporta e dialoga direttamente con la piazza esistente attraverso il sagrato principale, un ampio spazio pavimentato ribassato rispetto alla quota stradale, definito da gradonate, rampe e da un sistema articolato di setti che sottolineano coni ottici e percorsi principali. In continuità con la direzione di Piazza Pace si è inoltre creato un secondo spazio aperto definito “giardino degli ulivi”, posto a filtro tra l’edificio ecclesiale e il tracciato viario di via Alicata, rivolto alla comunità e destinato all’occorrenza ad accogliere le celebrazioni liturgiche da svolgersi all’esterno dell’aula. Nel complesso il progetto dei due spazi si rivolge alla comunità e garantisce collegamento visivo e fisico tramite percorsi verso Piazza Pace per sottolineare il concetto della nuova chiesa come realtà di chiesa-comunità, ovvero fulcro identitario per gli abitanti del luogo. A scala urbana il progetto riorganizza gli spazi aperti presenti e mira a ricucire il “collage” dei frammenti esistenti in un disegno organico e continuo.
All’interno dell’approfondimento del progetto, si è dato particolare rilievo al tema della riconoscibilità dell’edificio chiesa.
La conformazione del complesso architettonico e la definizione degli spazi aperti, garantisce la percezione e l’individuazione della struttura chiesastica dalle principali vie di accesso all’area e dai principali spazi pubblici urbani. Sono stati meglio definiti i due elementi iconici quali la facciata e il campanile al fine di rendere maggiormente manifesta la natura ecclesiale del complesso all’interno del tessuto edilizio. Il volume del campanile è caratterizzato dall’intersezione di due setti che formano una croce e si inserisce nella parte terminale dell’edificio sacro organizzando all’interno dell’aula liturgica la quinta scenica per il presbiterio. Il volume della facciata è racchiuso da due setti ed è scavato per sottolineare la soglia d’ingresso. Questi elementi iconici emergono dal complesso anche per la specificità del materiale metallico che li caratterizza.
Il complesso chiesastico
A livello spaziale e funzionale, il complesso parrocchiale è il risultato dell’aggregazione di due volumi contenenti rispettivamente l’aula liturgica e le attività integrative con la casa canonica, con sviluppo in direzione est-ovest.
Al di sotto del corpo principale contenente l’aula liturgica è situato il salone polifunzionale, illuminato dalla luce naturale grazie alla creazione di uno spazio aperto ipogeo. Sempre a piano interrato, al di sotto del volume secondario per le attività integrative, è stato organizzato il parcheggio con accessibilità carraia da via Alicata.
Tutti i livelli del complesso parrocchiale sono collegati da sistemi di risalita verticali composti da scale, rampe e ascensori che consentono l’accessibilità indipendente dall’esterno alle singole funzioni e un loro collegamento interno volto a garantire la massima flessibilità di utilizzo e il superamento delle barriere architettoniche.
L’edificio sacro
Lo spazio sacro è costituito da una grande aula di forma parallelepipeda a sviluppo longitudinale avente base rettangolare di circa 20x40 metri ed altezza di 9 metri. Il volume dell’aula è intersecato da un sistema di setti strutturali/quinte architettoniche che assumono un forte valore simbolico e rimandano, nella visione zenitale del complesso, a una croce decostruita. A livello compositivo l’elemento simbolico della croce viene più volte riproposto attraverso l’intersezione degli elementi e la compenetrazione di superfici e volumi in chiaro riferimento alla funzione religiosa dell’edificio.
La composizione architettonica-spaziale dell’edificio è basata su due elementi strutturali: la maglia generatrice di 150x150 cm, che proporziona e dimensiona i vari elementi, e i setti strutturali, che definiscono e scandiscono la sequenzialità degli spazi liturgici interni ed esterni all’edificio sacro.
I volumi dell’edificio si compenetrano e sono compenetrati dai setti strutturali in modo tale che gli elementi siano sempre percepiti come sospesi gli uni dagli altri attraverso l’inserimento di tagli vetrati che filtrano la luce naturale all’interno dell’architettura chiesastica.
Lo spazio sacro è scandito attraverso la sequenza degli spazi ecclesiastici: soglia-ingresso con fonte battesimale, aula liturgica, presbiterio e vestibolo - sacrestia sormontato dal campanile. Lo spazio liturgico ad aula unica senza suddivisioni e senza la presenza di elementi che limitano la visibilità del presbiterio, favorisce l’attiva partecipazione della comunità riunita, sia in termini fisici che spirituali. Il progetto dello spazio interno esprime il dialogo tra orizzontalità dei percorsi e verticalità dei setti murari che tagliano il volume dell’aula indirizzando lo sguardo verso gli elementi liturgici ed iconografici salienti sottolineati dalla luce zenitale quali l’altare, punto focale dello spazio sacro, il Crocifisso segnato dalla compenetrazione tra due setti che penetrano l’aula dall’alto e l’immagine mariana.
La separazione fisica tra spazio sacro e spazio esterno è definita attraverso una “soglia” data da uno spazio vuoto ricavato dal pieno della facciata, elemento fondamentale di passaggio definito come :”espressione emblematica del limite, non è il punto in cui una cosa finisce, ma è ciò a partire dal quale una cosa inizia la sua essenza …” (Martin Heidegger).
All’interno dell’edificio sacro, la percezione scenica dello spazio avviene attraverso il contrasto tra il ribassamento dell’ingresso e lo spazio a tutta altezza dell’aula liturgica.
In posizione adiacente all’ingresso, come tappa di un itinerario che, attraverso la rinascita battesimale arriva al centro della vita cristiana, l’Eucarestia, è situato il luogo di purificazione del fedele; primo e secondo battesimo si collocano all’intersezione tra i due volumi, simbolo di trasmutazione dal profano al sacro. Fonte battesimale e spazio per la riconciliazione coesistono in perfetto equilibrio in uno spazio sufficientemente ampio da ospitare la folla dei fedeli nelle celebrazioni del battesimo. A livello simbolico il fonte battesimale, illuminato dalla luce naturale zenitale, è ribassato rispetto all’aula liturgica in quanto il battesimo rappresenta un ritorno alle origini, una discesa al fiume Giordano come momento di purificazione e rigenerazione del corpo e dello spirito; il battezzando scende con il peccato originale e risale dal fiume purificato. L’elemento dell’acqua, simbolo di purificazione, è ripreso anche all’esterno dell’edificio in una vasca collocata in adiacenza al sagrato principale.
All’interno dell’aula, a livello percettivo, la massa volumica dell’edificio rimane sospesa rispetto al suolo mentre la continuità della pavimentazione tra interno ed esterno, consente una dilatazione della percezione dello spazio. Il posizionamento ribassato rispetto alla strada, fa sì che lo spazio interno si appropri anche dello spazio del sagrato, mentre l’altezza delle aperture, continue su tutto il perimetro dell’edificio, è tale da inibire la permeabilità visiva tra interno ed esterno favorendo il raccoglimento dei fedeli.
La sequenza dei luoghi liturgici si conclude nello spazio presbiteriale definito da setti strutturali in cui si trova incastonato il tabernacolo, scatola bronzea, simbolo di solidità e sicurezza ben visibile dall’assemblea dei fedeli.
La centralità dell’altare è sottolineata dall’assialità del percorso e dall’articolazione della copertura. A destra dell’altare è posta la sede del presidente, mentre a sinistra, in posizione protesa verso i fedeli, è collocato l’ambone. Altare e ambone sono proposti in materiali duraturi e preziosi come la pietra e il bronzo.
L’area presbiteriale ospita inoltre lo spazio per il coro, l’immagine di Maria e un vestibolo a supporto della sacrestia. Su quest’ultimo si innalza il corpo del campanile, caratterizzato sia all’interno che all’esterno dell’aula dall’intersezione di due elementi che formano la croce.
Essenzialità, geometria e modularità sono le linee guida del progetto ed anche la scelta dei materiali costruttivi proposti, la pietra, il metallo e il vetro seguono questa logica. Per la finitura esterna ed interna delle masse volumetriche dell’edificio si è scelta la pietra ricostruita poiché: “…la pietra è silenziosa ma rappresenta l’idea di ciò che permane, la durezza di ciò che resiste. Trasmette l’essere e il divenire, è levigata, è lavorata dall’acqua, dal fuoco e dal vento, fin dall’inizio del mondo…la pietra allude in qualche modo al tema del sacro, del perenne…” (Oreglia Isola Aimaro).
Elemento di grande interesse per la percezione spaziale e per la fruizione degli spazi è sicuramente la luce naturale che filtra nell’edificio sacro attraverso aperture zenitali che sottolineano i poli liturgici del presbiterio e del fonte battesimale ed attraverso tagli vetrati verticali ed orizzontali posti in prossimità dell’intersezione degli elementi strutturali.
Il fascio di luce naturale, proveniente dall’apertura continua nella copertura, sottolinea la forza espressiva del ciclo pittorico della Via Crucis collocata sulla parete sinistra dell’aula in una successione di immagini senza soluzione di continuità. L’opera realizzata a muro con tecnica acrilica è composta da quindici stazioni che si sviluppano su uno sfondo dalle tonalità blù e viola, colori freddi che riflettano la tragedia della Passione di Cristo. Nel dettaglio, nella quarta stazione, il momento intenso dell’incontro tra la Madre e il Figlio si riflette sul volto di Cristo che si tinge di sfumature azzurre, riflettendo così, attraverso gli occhi e questo colore tipicamente mariano, il forte sentimento di Maria. Nel presbiterio a fianco del Crocifisso, è collocata l’immagine di Maria Madre di Dio (Theotokos), proposta secondo i colori tradizionali dell’iconografia greca che esprime l’amore materno ed ecclesiale a tutta la comunità. Le opere pittoriche a carattere figurativo propongono un’iconografia sacra legata alla tradizione volta a favorire la comunicazione dei significati simbolici rivolta a tutti i fedeli.