Palestra di Via Borsi a Samarate
Il paesaggio è una costruzione di senso che si svolge nel tempo attraverso l’interazione tra natura e cultura, tra un territorio e i suoi abitanti. In questo senso il progetto per la nuova palestra di Via Borsi riflette sulla tensione che anima il rapporto tra luogo e paesaggio, instaurando una sorta di “colloquio a distanza” con alcuni degli elementi peculiari del territorio di Samarate. Il nuovo complesso sportivo diventa parte di quel paesaggio nei cui segni distintivi ritrova in parte i caratteri della propria stessa identità. La conformazione stereometrica del fabbricato si porge all’osservatore in modo chiaro e immediato: un corpo di fabbrica compatto, reso unitario dall’utilizzo di uno stesso materiale — il mattone — e di una tessitura continua che ne scandisce i prospetti, si articola secondo un’altimetria distintiva. Due volumi autonomi, corrispondenti internamente all’aula sportiva polivalente e alla palestra di riscaldamento, emergono nella loro individualità, richiamando altri elementi ai quali si lega una parte dell’immagine condivisa del paese. Il profilo caratteristico della vicina Villa Ricci al Montevecchio e della sua torre si associa così al ricordo delle “torrette colombere” di origine cinquecentesca, mentre l’impiego del laterizio faccia a vista evoca la matericità tipica dell’edilizia storica del luogo, dalle ville private ai fabbricati rurali, dalle sedi pubbliche agli edifici ecclesiastici. Anche la conformazione dell’involucro edilizio, contraddistinto da una sequenza di elementi verticali in mattoni di altezza variabile, fornisce alla palestra un’unitarietà semplice ed elegante, un aspetto vibratile e sempre cangiante al variare della luce del giorno, declinando in chiave contemporanea il motivo del portico dei cascinali di campagna e dei loro tamponamenti in assi di legno accostate. L’intervento si pone l’obiettivo di organizzare tra loro le scale della città, del quartiere e degli ambiti più prossimi incentivando le potenzialità del sito di generare un sistema urbano complementare e dinamico in un contesto generale di ritmi già sedimentati. L’edificio s’inserisce così in un disegno più ampio e complesso dell’area nel quale le funzioni richieste dal programma di concorso sono ordinate, assemblate e disposte per costruire forme precise, spazi misurati, geometrie e sequenze in grado di promuovere la fruizione pubblica del luogo. Allo stesso modo, considerata la prossimità fisica e la connessione funzionale con l’adiacente polo scolastico, si è inteso fornire continuità fisica e percettiva ai due ambiti pur preservandone la reciproca indipendenza. L’immagine d’insieme che ne risulta è quella di un “campus dell’istruzione e dello sport” all’interno del quale gli edifici e gli spazi sportivi si dispongono secondo ritmi e allineamenti precisi, secondo una sequenza di relazioni tra il tutto e le parti che si esprime innanzitutto come geometria e misura dello spazio aperto.