Situato in un edificio tardottocentesco del centro storico di Roma, l'appartamento da ristrutturare non appariva in buono stato di conservazione, nonostante presentasse caratteristiche costruttive di un certo interesse e sicuramente da preservare. Le pavimentazioni, parzialmente risalenti al periodo di costruzione dell'edificio, risultavano usurate, danneggiate o sostituite con materiali inadeguati; i soffitti, realizzati in putrelline di ferro e voltine di mattoni in quasi tutti gli ambienti, erano rivestiti da uno spesso strato di stucco; la distribuzione originaria aveva subito alterazioni nel tempo, con la suddivisione, in particolare, dell'ambiente di ingresso, in cui era stata ricavata una stanza priva di finestre. A dispetto del cattivo stato di conservazione generale dell'immobile, i solai e la struttura portante in muratura di mattoni pieni si presentavano invece in buone condizioni.
La proposta progettuale intende integrare la preesistenza, riportata al suo stato originario eliminando le superfetazioni, con un intervento di rifunzionalizzazione e caratterizzazione dello spazio, volta a stabilire un serrato dialogo tra i caratteri costruttivi e tipologici dell'edificio e le richieste funzionali e di nuova identità figurativa della committenza.
I principi strategici dell'intervento si riassumono in tre temi fondamentali per la progettazione dell'alloggio contemporaneo a noi particolarmente cari. Il primo si basa sul carattere di intrinseca flessibilità dell'architettura storica, dimostrato, ad esempio, dal fatto che l'assegnazione di destinazioni specifiche agli ambienti della residenza sia stata introdotta da soli trecento anni. Ma anche dalla frequente assenza di gerarchia delle stanze, spesso dimensionalmente equivalenti e quindi 'intercambiabili', dalle simmetrie nella definizione della pianta, dalla geometria regolare nel posizionamento delle aperture. Nel caso in esame l'essenzialità dell'impianto planimetrico originario, costituito da una maglia quadrata di quattro metri e mezzo, è stata ripristinata riaprendo i varchi trasformati in armadiature, rimuovendo le tramezzature nell'ambiente di ingresso e nelle camere, richiudendo il passaggio tra la cucina e il soggiorno. Così facendo è stato possibile non soltanto preservare le caratteristiche tipologiche originarie dell'immobile, date dalla successione di locali passanti, ma anche di riconvertirle in distribuzione 'flessibile' all'interno dell'appartamento, esaltandone le potenzialità spaziali. L'eliminazione delle superfetazioni ha consentito, al tempo stesso, di ottenere l'annullamento della superficie servente in favore di quella servita, ottimizzando e dilatando gli spazi di vita. La soppressione della metratura destinata al passaggio da un ambiente all'altro ha come conseguenza una considerevole fluidità dei percorsi interni all'alloggio, nonché una pluralità dinamica di possibili traiettorie visive. Il secondo tema riguarda la definizione dell'identità figurativa della casa, demandata all'immagine di una grande libreria che la attraversa per tutta la sua lunghezza. Questa, costituita da elementi murari disposti parallelamente rispetto alla parete esistente, è stata pensata come una partitura di luci e ombre che ne misurassero la dimensione, rendendo la presenza dei tre varchi aperti lungo di essa funzionale alla rappresentazione di un ritmo scultoreo di notevole suggestione. All'apparenza scenografica di questo oggetto concorrono, esaltandone le proprietà chiaroscurali, la collocazione di luci bianche che ribadiscono l'intervallarsi di pieni e vuoti, ma sopratutto l'intersezione ortogonale con un volume in acciaio corten, differente, oltre che per trattamento materico e cromatico, per la sua morfologia più compatta e stereometrica. Infine la forte caratterizzazione dei soffitti, il cui sistema costruttivo a voltine di mattoni e travetti in ferro è stato riportato alla luce nella cucina e nelle camere grazie alla rimozione dello strato di stucco, ha comportato uno studio differenziato del sistema di illuminazione: nella zona soggiorno-pranzo si è scelto di accentuare i nodi plastici dell'intervento e le scabrosità del metallo con fasci di luce puntiformi o lineari radenti, avendo cura di collocare lampade a scomparsa integrate con l'architettura, mentre negli ambienti voltati sono stati predisposti corpi illuminanti direzionali dal design essenziale. Anche nei bagni, integralmente rivestiti in mosaico, la luce scompone e moltiplica la vibrazione dei riflessi sulle superfici. In particolare, la realizzazione di una vasca ergonomica in muratura, sagomata secondo il profilo di una vera e propria chaise longue, risolve il rapporto tra proprietà morfologiche e luministiche dell'ambiente bagno in un'immagine non convenzionale che intende rievocare e rendere omaggio alla straordinaria espressività delle architetture termali mediterranee.