MONUMENTAL NEED IN THE LANDSCAPE OF ABANDONMENT
NECESSITA' MONUMENTALE nel paesaggio dell'abbandono.
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Violations for necessity.
Violation [excess]. Bad use, excessive use [ruthless], unlawful use of a thing. I take too much room, I do this in an excessive [ruthless] illegitimate manner.
Violation [Power abuse]. I illegally exercise the power of altering the landscape. De-sign [(de)-mark] the territory, or even a field. A shore. And while I illegally/illegitimately alter the place of my urge I render it vulnerable [the place, not the urge]. We are vulnerable together [me and the place, the active part and the passive part, mutually]. We cohabit vulnerably, admirably.
Needful. There is no way I can withdraw from it. I cannot withdraw myself from a need.
To abandon. To leave without help and protection, to leave to own weaknesses. Stop taking care of something. But the landscape wants [wants!] to be abandoned [never again field for the game of golf, never again!]. It is its vocation, its destiny. [With time perhaps the abandonment absorbs the need, it absorbs the object through which the need manifests itself].
There is an assonance between the representation of need and the place of the representation. Between the script [of a play] and the stage. Between the spoken language and the architectural language.
I close my eyes, I hear people talking, I recognize an idiom, an inflection, a cadence. I can envision [listening to the spoken language] the houses of the people that speak that language. I can envision the city built with those houses.
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Abbandonare. Lasciare senza aiuto e protezione, lasciare in balìa di sé stessi o di altri. Smettere di occuparsi di una cosa. Smettere di averne cura. Ma il paesaggio vuole [vuole!] essere abbandonato [mai più campi da golf, mai più!]. È quella la sua vocazione, il suo destino. [Col tempo forse l’abbandono assorbe il bisogno, assorbe l’oggetto con cui il bisogno si è manifestato].
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E il monumento al bisogno riscattato dalla piè-tas sta nel paesaggio dell’abbandono in-vulnerabilmente. Mirabilmente.
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La Pennata è il manifesto popolare dell’appropriazione degli archètipi.
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Quel grattacielo somiglia a un cetriolo. Quell’auditorium somiglia a una zucca. Quello stadio somiglia a un nido. Questa è una pennata.
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In primavera, da aprile fino a maggio, il paesaggio dell’abbandono è colorato con una quantità che non si può contare di verdi diversi. Ma tanti. Mai tanti. E ogni verde ha il suo posto.
E’ un verde assorbente.
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[estratti da NECESSITÀ MONUMENTALE NEL PAESAGGIO DELL'ABBANDONO].
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