Il Castello dei Venosta di Bellaguarda
Restauro e valorizzazione delle rovine del Castello
Il sito del castello di Bellaguarda si presenta allo stato attuale come un complesso di murature che mostrano ancora abbastanza chiaramente l’impianto generale del XIII secolo, con tutte le fasi di accrescimento e modifiche reali sino all’intervento più recente, realizzato agli inizi del XX secolo. Nonostante ciascuna parete presenti caratteristiche materiche, di degrado e strutturali riconducibili a grandi categorie, particolarmente complessa risulta l’identificazione puntuale degli interventi. Per ovviare a questa problematica nel corso degli anni è stata messa a punto una metodologia di analisi tipica dell’indagine archeologica e stratigrafica con l’individuazione di singole Unità Stratigrafiche Murarie (USM) con l’elaborazione di una documentazione grafica nella quale sono descritti, per ogni singola USM, i materiali costituenti le strutture, le tipologie di degrado presenti, gli interventi conservativi, da eseguirsi.
Per quanto concerne la metodologia degli interventi, essa s’inserisce all’interno della teoria della conservazione che si fonda sulla necessità primaria di conservare la materia, che rifiuta ogni tipo di integrazione stilistica, anche semplificata nelle forme, a favore dell'integrazione tra esistente – conservato in maniera integrale – e aggiunta dichiaratamente moderna.
Dal punto di vista conservativo quindi, il progetto mira ad ottenere una riconoscibilità degli interventi, il loro più alto grado di reversibilità, la minore invasività possibile, la compatibilità di materiali e prodotti utilizzati. Dal punto di vista architettonico il progetto mira ad ottenere, oltre alla auspicabile funzionalità, la riconoscibilità delle strutture moderne da quelle antiche, la reversibilità degli interventi, la linearità e l’omogeneità delle forme, l’utilizzo di pochissimi materiali “nuovi” da presentare sempre con le stesse caratteristiche di finitura superficiale, la valorizzazione delle strutture antiche.