Il Cairo: The Grand Museum Of Egypt
Nella cultura contemporanea l'archetipo più diffuso per il museo è lo spazio aperto: stazioni, supermercati. Nel nostro caso, invece, è lo spazio gerarchizzato del "tempio" egiziano: lo "spazio senza colpa". Le figure principali derivano, dunque, dalla "T", la pianta delle tombe, sopra le quali s'innalzava poi il tempio. La prima, è il ricettacolo: lo scavo, una concavità nella quale precipita il tempo, un confronto tra cronologia ed eterno. La seconda figura, è la macchina ottica: equipaggiata con tre potenti lenti -le facciate/maschere-, consente allo sguardo di guardare all'interno con la precisione di un microscopio e, all'esterno, con la potenza di un telescopio. Essa produce un'inversione ottica: le cose, le opere, sono riavvolte nello spazio esorbitante delle loro infinite distanze. La terza figura, rappresenta infine la frattura: l'"inconciliabile positivo". Essa deriva da due opposti movimenti: quello proveniente dal deserto, il mondo sacrale divino; e quello proveniente dalla città, il mondo materiale nichilista. Da questa frattura nasce, poi, l'intera struttura decorativa del progetto.
Concorso, progetto vincitore del terzo premio.