L’abitazione si sviluppata negli ultimi tre livelli di un edificio a doppio affaccio che faceva parte del pettine edilizio al margine del vecchio ghetto ebraico.
Spazi anonimi ma potenzialmente interessanti, in cui i committenti volevano ricavare una residenza dove aria e luce divenissero lo sfondo naturale del vivere quotidiano.
L’elemento verticale della scala diviene allora asse unificante della casa, vuoto dal carattere forte a cui le pareti / libreria restituiscono una dimensione domestica, legando in una continuità spaziale e cromatica i vari livelli: dall’ingresso del piano inferiore al soggiorno / studio, articolato sulla doppia altezza che conquista gli ambienti del sottotetto e si apre sulla terrazza in copertura. Il legno di rovere dei pavimenti e il castagno dei rivestimenti spezzano il candore delle pareti e dei soffitti, segnati dai tagli della luce naturale e artificiale. Il colore libero e dissonante è quello dei libri, dei quadri, di alcuni arredi, mentre negli ambienti di servizio i rivestimenti hanno i toni della materia.