Villa all’Argentario
È l’intenso dialogo con il paesaggio circostante che dà forma a questa reinterpretazione architettonica di una tenuta privata nella campagna toscana, nei pressi dell’Argentario.
Ritagliato sulla personalità di un committente con cui gli architetti lavorano da tempo, il progetto è l’esito di un proficuo scambio di idee cresciuto negli anni. Dal 2002 a oggi, il processo progettuale è costantemente evoluto, aggiungendo nuovi tasselli, dalla ristrutturazione della casa padronale alla sistemazione dei 33 ettari di parco che ospitano il complesso, fino alla costruzione dei nuovi volumi destinati alle case per gli ospiti.
La villa principale si snoda intorno a una costruzione originaria, una torre dell’Ottocento, di cui sono stati rivisti completamente gli assetti interni, in dialettica con una nuova struttura prismatica in ferro ossidato e vetro. L’antico edificio, ricoperto da un fitto manto d’edera, preserva l’intimità di alcuni ambienti privati della casa, in contrasto con la nuova addizione le cui pareti vetrate lasciano che gli interni si uniscano al verde circostante. Qui l’osmosi tra le sale e il giardino annulla le distinzioni tra spazio interno ed esterno, tanto che gli alberi sembrano crescere in casa.
Il progetto paesaggistico, delineato in stretta collaborazione tra gli architetti e Paolo Pejrone, esalta le essenze del bosco, tra orchidee, muschi e licheni, creando un articolato percorso di pedane e scale in legno sospese sulla macchia. Questo si snoda secondo una geometria ortogonale con la medesima giacitura su tutta la proprietà, punteggiato dai numerosi pini, sughere e lecci che popolano il parco.
Alcune vasche d’acqua e una piscina amplificano la quiete sapientemente evocata dal progetto, con un gioco di bagliori e riverberi creato dalla luce del luogo.
I volumi che ospitano le nuove abitazioni, in cui torna il colore caldo del ferro ossidato accostato alle variazioni di grigio dei muri a secco, si rivolgono al suggestivo panorama che circonda la tenuta, formando una corte a cielo aperto, delineata da quinte orizzontali e verticali.
Tratto da: Domitilla Dardi, Emilia Giorgi (a cura di), Lazzarini Pickering Architects, Quodlibet, Macerata 2014.