Ampliamento del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. 1° premio
Concorso di idee per la sistemazione dell’area comunale antistante l’ingresso principale su piazza De Nava e per l’acquisizione di una idea progetto per l’area urbanistica e di contesto del sito urbano del museo. Reggio Calabria 2011
Come richiesto dal bando di concorso si è diviso il progetto in due parti: la parte A e la parte B.
Per la parte A l’obiettivo primario è stato quello di formulare un progetto architettonico chiaro, semplice e facilmente realizzabile con il budget a disposizione.
Il progetto, pur non rinunciando ad una sua forte connotazione formale, cerca di essere il più rispettoso possibile del sito e delle sue preesistenze monumentali ed ambientali.
La proposta A con la creazione del ‘parvis’ e del ‘padiglione- lanterna’, non rinuncia però a fornire indicazioni urbane con nuovi segni di apertura alla città, come espressamente richiesto dal bando.
Per la proposta B, di sistemazione e valorizzazione delle aree circostanti il museo, la strategia usata è duplice: da una parte portare avanti le idee della proposta A, fino alle estreme conseguenze, amplificando al massimo le potenzialità urbane riferite all’immediato intorno del museo, e dall’altra fornire un’idea progetto per l’area larga che arriva fino al mare, proponendo una sistemazione paesaggistica più adeguata al sito.
Progetto d’ampliamento del Museo Archeologico (proposta A)
L’ampliamento del Museo Archeologico di Reggio Calabria rappresenta per la città una formidabile occasione, non solo per dotare la struttura di quei servizi essenziali ad un moderno uso del museo, adeguato ai nostri tempi, ma anche e soprattutto per fissare un nuovo rapporto tra Museo e Città. Il museo, in questa maniera, si apre alla città o per meglio dire si offre alla città, anziché restare un elemento chiuso in se, dedicato solo a proteggere le tante ricchezze che contiene. Ed è proprio questo suo doppio carattere, da un lato di proteggere e ben custodire gli straordinari tesori che lo riempiono, e dall’altro di attrarre, come un magnete, cittadini e turisti, che se ben messo in opera ne decreterà fortuna e prestigio. Oggi con l’importante sforzo economico e culturale compiuto per realizzare la nuova riconfigurazione del museo, si rendono necessari, per una sua completa rinascita, ulteriori interventi in grado di riportare l’edificio al rango che gli compete, per proporlo così a pieno titolo come uno straordinario attrattore urbano.
Da questo punto di vista la strategica posizione del museo, posto alla fine del Corso Garibaldi, uno degli assi più importanti della città, rappresenta una importante occasione per dare un nuovo assetto ai luoghi.
La nuova architettura
La prima scelta del progetto è quella di riunire i due isolati, del museo e di piazza De Nava, in un unico grande comparto, della dimensione di circa 90 metri per 50, doppia rispetto agli altri limitrofi. Questa scelta è dettata dalla volontà di segnare formalmente questo luogo urbano e proporlo come un unicum, dove finisce la città vecchia e inizia la città nuova, ma soprattutto di rispondere alla esigenza di dotare il museo di un vero e proprio ‘parvis’: un grande spazio libero completamente pedonale e dedicato al museo.
Il nuovo isolato, composto dal museo e dalla piazza De Nava, diventa un’unica struttura, dove il pieno della costruzione è conformato dal vuoto della piazza. Pedonalizzando il tratto di strada che divide oggi il museo dalla piazza, si ottiene uno spazio di circa 1.000 mq., che in superficie conterrà il nuovo foyer all’aperto del museo, e nella parte interrata conterrà gli spazi dell’ampliamento.
Il Parvis
In questa maniera il museo avrà quello spazio pedonale antistante che non ha mai avuto, e che gli permetterà così di essere più attrattivo ed ospitale di quello che è stato fino ad oggi.
Il nuovo ‘parvis’ sarà lastricato di pietra lavica, dello stesso tipo di quella usata per il basamento del museo e non della pur bella pietra Reggina che accompagna Corso Garibaldi, per accentuare in questa maniera l’appartenenza del nuovo spazio al museo.
Come se il robusto basamento in pietra scura del museo si allungasse oltre l’edificio stesso a conformarne, come un tappeto, lo spazio antistante. Questa scelta progettuale permetterà altresì di rompere l’attuale isolamento del museo chiuso in se e doterà il suo ingresso principale di uno spazio consono al suo ruolo. Altra scelta importante del progetto è la quota data al ’parvis’. Si propone di alzare l’attuale livello della strada di circa 50 cm portandola alla quota 0,00 del museo, che poi è anche la quota 0,00 della piazza De Nava nella sua parte bassa.
Questo piccolo intervento permette di risolvere parecchi problemi, sia di carattere funzionale che di carattere architettonico-formale. Mettere il ‘parvis’ sulla stessa quota dell’ingresso del museo e dei giardini di piazza De Nava, toglie ogni barriera architettonica ai due luoghi pubblici, rendendoli perfettamente complanari e facilmente accessibili da tutti, fattore questo di grande importanza in luoghi ad alta frequentazione pedonale come questi. Nello stesso tempo inoltre questo alzare il ‘parvis’ di circa 50 cm, rispetto al Corso Garibaldi e al viale Amendola, crea una sorta di podio che rende più visibile l’area del museo e delle sue pertinenze.
In questa maniera si rinuncerebbe all’attuale zoccolo in pietra lavica, che oggi raccorda la facciata con la strada e segna con una linea sottile il basamento dell’edificio, ma sarebbe una rinuncia che renderebbe manifesta la volontà del museo di aprirsi alla città, con una ricerca di continuità tra dentro e fuori, prolungando il basamento del museo di circa 20 metri sul proprio fronte d’ingresso.
Sarebbe a questo punto, tutta la piazza in pietra lavica a diventare il vero zoccolo architettonico della facciata in travertino, che acquisterebbe così una maggiore tettonicità rispetto all’attuale.
Nella nuova piazza si propone anche di aggiungere, lungo la facciata ai due lati dell’ingresso, due lunghe sedute, sempre in pietra lavica, che formalmente ricordano per analogia lo zoccolo dell’edificio, e funzionalmente diventano un ulteriore luogo di aggregazione per i visitatori.
Si noti anche che il progetto originale di Marcello Piacentini non prevedeva nessuno zoccolo in pietra lavica su piazza De Nava, ma una facciata in travertino che arrivasse fino a terra.
Il padiglione-lanterna
Dal punto di vista architettonico, il nuovo ‘parvis’ si raccorderà al Corso Garibaldi e al viale Amendola con alcuni gradini, dal forte carattere pubblico, muniti di rampe per portatori di handicap, e sarà delimitato sui due lati lunghi, da una parte dalla facciata principale del museo e dall’altra da un padiglione-lanterna che, parallelo alla facciata del museo, ne ripete la dimensione di circa 50 metri sul lato verso piazza De Nava. Il padiglione-lanterna completamente vetrato e trasparente, introduce nel progetto parecchie valenze sia di tipo funzionale che di tipo architettonico.
La lanterna serve principalmente a portare luce naturale, in maniera diffusa a tutto l’ampliamento ipogeo, posto a meno 6 metri circa dalla piazza, e si configura come una grande finestra, capace di rendere più confortevoli i nuovi spazi progettati per i servizi aggiuntivi del museo. Nello stesso tempo contiene e segnala in maniera manifesta e chiara la nuova uscita del museo, enfatizzata dalla scala mobile di sola risalita, dall’ascensore e da una scala pedonale foderata di legno. Il tutto chiuso, come si diceva, all’interno di un padiglione completamente vetrato e trasparente, con parti aperte sulla facciata piacentiniana e sul giardino di piazza De Nava.
In questa maniera camminando sul ‘parvis’, si potrà guardare dentro ai nuovi spazi del museo, o stando dentro si potrà vedere fuori, in un gioco di rimandi tra dentro e fuori, non netto e perentorio, ma filtrato e continuo, proponendo così i nuovi spazi come aperti ed ospitali. Il piccolo padiglione, di appena 4 metri di altezza, delimiterà il nuovo ‘parvis’ lastricato davanti al museo, dai giardini di piazza De Nava oramai consolidati storicamente, ma nello stesso tempo, vista la sua architettura, lascerà i due spazi in assoluta continuità visiva, continuità che in alcuni punti particolari diventa anche fisica per il passaggio delle persone da uno spazio all’altro. Le assolute trasparenze del padiglione renderanno ancora più forti ed intriganti le prospettive tra il ‘parvis’ e i giardini.
Il padiglione ‘lanterna’ sarà interrotto in corrispondenza dell’asse dove si colloca il monumento scultoreo che dà il nome alla piazza, che si trova oggi non in asse con l’ingresso del museo, per ricreare una nuova prospettiva che raccorda le forme della piazza con quelle del museo.
La ‘Lanterna’, con le sue luci di notte e con i suoi riflessi di giorno, sarà anche un formidabile attrattore, forte e discreto. Nell’arco della giornata gli effetti provocati dal padiglione cambieranno completamente, fino a raggiungere il massimo dello splendore nelle ore notturne, quando la luce
proveniente dall’interno creerà sulle sue facciate un’atmosfera magica capace di segnare, in maniera perentoria, ma adeguata alla forma della città e all’edificio piacentiniano, la rinascita del museo e del nuovo ruolo che vuole oggi giocare per la città tutta e non solo.
In questa maniera, il piccolo padiglione segnalerà la presenza del museo, già da Corso Garibaldi.
Altra funzione che il padiglione potrebbe assolvere è quella di contenere tutta la comunicazione del museo, sia istituzionale che promozionale delle attività, oggi quasi del tutto impossibile da realizzare. Infatti escludendo la possibilità di sovrapporre alla facciata storica del museo elementi di comunicazione, quali stendardi, manifesti o altro, essi risulterebbero altrimenti comunque poco visibili, inadeguati e difficili da collocare. Il padiglione potrebbe allora assumere su di se tutta la comunicazione, attraverso varie forme, dalla serigrafia su vetro, alla proiezione, ai pannelli retroilluminati o ai semplici manifesti.
I nuovi spazi
Al di sotto del ‘parvis’, più o meno della stessa estensione, si colloca tutto l’ampliamento proposto, in circa 1.000 mq di spazio disponibile. Il nuovo spazio si pone alla stessa quota delle sale destinate alle mostre temporanee e sarà ad esse collegato con un comodo passaggio, già predisposto nell’attuale riconfigurazione. L’ampliamento si articola su un unico ampio spazio che contiene tutta la superficie utile, in assoluta continuità.
Difatti le varie aree funzionali individuate sono delimitate da box in vetro più o meno trasparenti, personalizzati a secondo dell’uso. Per rendere ancora più libero lo spazio, le pareti che delimitano i box, sono più basse dello spazio che li contiene, come fossero degli arredi che possono anche cambiare.
A livello funzionale sono individuate due macro aree, una riservata ai servizi a pagamento, caffetteria, bookshop, punto vendita, l’altra ai servizi didattico-informativi con atelier e spazi collettivi. I servizi igienici e i depositi sono realizzati nell’intercapedine esistente tra l’edificio storico e i nuovi locali dell’ampliamento.
Una terza area, totalmente libera, contiene invece tutti gli elementi di risalita e di uscita del museo, scala mobile, ascensore e scala pedonale. In particolare questa area è segnata formalmente dal grande lavoro dell’artista Enzo Cucchi, che con il favoloso racconto figurativo della millenaria e mitica storia di questi territori saluta il visitatore prima di lasciare il museo.
Tutto lo spazio, diviso solo da paratie di vetro di diverse altezze, è scandito e conformato tettonicamente da esili pilastri in acciaio dipinti di bianco, dalla sezione circolare, disposti su una griglia geometrica prestabilita, ma non in maniera uniforme. In questo modo, diradandosi o addensandosi, allineandosi o non, essi suggeriscono discretamente dei luoghi, quali un’area di ritrovo, una dimensione inusuale dello spazio, un passaggio da un luogo ad un altro, orientando ma non vincolando nessuna scelta. Alcune di queste colonne, in corrispondenza della ‘lanterna’ raddoppiano la loro altezza per andare a sostenere la copertura della lanterna stessa fuori terra.
A fronte degli spazi storici offerti dal museo, precisi, chiari e definiti nei materiali e nelle forme, l’ampliamento offre, un unico grande spazio, indiviso e ad uso collettivo per allocare i servizi aggiuntivi richiesti.
Mentre nel museo i protagonisti sono i pezzi esposti, nell’ampliamento i protagonisti assoluti diventano i visitatori, e sono proprio loro che con la loro presenza, le loro attività, i loro movimenti, i loro colori, riempiranno e daranno senso a questi nuovi spazi. Mentre Il museo è fatto per ospitare le opere, l’ampliamento è pensato per ospitare i visitatori, ed è proprio questa differente funzione che ne informa e suggerisce forma e carattere. In questa maniera vecchio e nuovo si completano, offrendo quello che di meglio hanno, rendendo più confortevole ed emozionante la visita e la permanenza al museo.
Sistemazione delle aree circostanti il Museo (Proposta B)
La seconda parte della proposta è una idea progetto ad ampio respiro che comprende strutture importanti (fermata della stazione, la torre Nervi - da coinvolgere come un polo distaccato del Museo-, il porto che potrebbe diventare un porto turistico, il fronte mare), che possono costituire un sistema integrato in cui si producono beni e servizi che favoriscono la crescita sociale e culturale della città tutta e della Regione.
In definitiva si vuole proporre una strategia di intervento per un intera parte di città cui il museo riveste il ruolo di principale protagonista. Dall’integrazione sinergica tra sistemi culturali (museo, parco marino con torre di Nervi, padiglioni della musica, della poesia, dell’arte) e sistemi turistici (porto turistico, turismo diportistico, servizi di trasporto per Messina dove vi sono le crociere in transito nello stretto), si attua una proposta di sviluppo per tutta la città.
La proposta sviluppata per lo spazio pubblico, costituito dalla superficie della copertura della ferrovia, riqualifica il sito rendendolo effettivamente uno spazio di vita e di utilizzo attivo per i cittadini, riducendo il suo carattere formale e rendendolo piú confortevole dal punto di vista ambientale e percettivo. Inoltre, si vuole costruire un senso funzionale per questo spazio trasformando la copertura sterile e inospitale di adesso in una passeggiata ombreggiata e fresca dove si sviluppa la vita urbana.
La maggiore costrizione di utilizzo di questo spazio pubblico corrisponde ai limiti di utilizzo offerti dalla copertura che non permette la costruzione degli spazi verdi, perché sovraccaricherebbero di forma importante la piattaforma. La proposta intende contornare questo limite piantando, dal lato del mare, nella quota bassa, gli alberi proposti, che ramificano le loro chiome fino all’altezza della copertura, e costruendo delle mensole, dal lato della città, fondate fuori dalla copertura, che permettono di supportare i carichi corrispondenti alle zone verdi sopraelevate.
La passeggiata cosí costituita, protetta dalla città in termini visuali e acustici per mezzo della sopraelevazione topografica proposta, che apre le sue viste sul mare tra le chiome degli alberi a ponente, sarebbe rivestita da un lastricato in pietra alla portoghese (=calçada), con dei disegni evocativi del mare, come in una stilizzazione del disegno di Burle Marx nella passeggiata di Copacabana, e avrebbe una linea di panche/chaises longues, ossia degli elementi scultorei in cemento alleggerito che permetterebbero, più che di sedersi, di stendersi, di sdraiarsi, di prendere il sole come in un solarium e che proprio potranno avere, come ornamento complementare, una doccia.
La sterile copertura diventa sociale, uno spazio di riposo e benessere con valenze diurne e notturne sufficienti per essere considerato come un vero spazio pubblico della città.
Dalla proposta si capisce, come con pochi gesti, misurati e ben pensati, sia oggi possibile cambiare il destino di un luogo e senza gesti plateali risarcire la città delle tante operazioni che, giorno dopo giorno, ne decretano una lenta ma inesorabile decadenza. Possiamo e dobbiamo invertire la tendenza e questa proposta questo vuole dimostrare.