Il carattere del luogo
Il circosforza è un locale pubblico situato nel centro storico di Imola, negli ambienti originariamente destinati alle scuderie di Caterina Sforza, recuperato tra la primavera e l’autunno del 2010 dopo circa 10 anni di abbandono.
Il programma per il locale prevedeva di realizzare uno spazio polifunzionale con attività quali bar, ristorante, concerti, laboratori, il tutto con tempi di realizzazione brevi, 4 mesi e un budget ridotto, nell’ordine di 300€/m² compresi gli arredi.
Muovendo da queste considerazioni, si sceglie di operare recuperando e valorizzando il più possibile l’esistente e introducendo arredi di recupero da mercati dell’usato presenti in zona.
Il progetto
Il progetto si compone di due livelli:
Il primo, legato agli spazi, ha lo scopo di ottenere un contenitore neutro capace di rispondere al programma funzionale e valorizzare gli arredi che via via avremmo trovato.
Il secondo, legato agli arredi, ci porta a scoprire un mondo fatto di oggetti abbandonati perché considerati vecchi, e quindi reperibili a costi irrisori, ai quali dare nuova vita.
Gli spazi
Lo spazio, un grande rettangolo con volta a botte al quale si accede da uno dei due lati corti, è strutturato su due livelli: un piano terra continuo di circa 200mq caratterizzato da un doppio volume centrale e due soppalchi che vi si affacciano rispettivamente di 40 e 60mq. Uno dei due soppalchi si protrae anche verso l’ingresso con una sorta di terrazzo.
Il budget viene concentrato in pochi interventi mirati capaci di dare ordine allo spazio.
L’ingresso e la parete di legni di recupero
La prima operazione è il ridisegno dell’ingresso, che viene arretrato rispetto al vicolo così da creare una prima soglia aperta ma coperta.
Si realizza una vetrata a filo esterno del soppalco disegnando l’infisso in modo che il telaio possa costituire anche sostegno per il parapetto in cristallo del livello superiore.
A lato dell’accesso una parete realizzata in assi di legno di recupero, partendo dal filo strada, entra nel locale ridisegnandone il margine fino ad arrivare all’area centrale del doppio volume dove idealmente si ribalta per dare luogo al palcoscenico. La parete diventa così l’elemento attrattore che conduce lo sguardo di chi arriva dal vicolo.
Questo elemento è il primo esperimento di autocostruzione in cui progettisti e committenti collaborano direttamente alla realizzazione.
Le assi colorate, scelte tra quelle trovate in un magazzino, vengono liberate da chiodi arrugginiti e lavate. Si procede poi con la definizione di un disegno della parete che tenga conto delle dimensioni delle assi nella ricerca di una modularità e quindi al taglio, alla piallatura e alla composizione delle stesse.
La parete viene in un primo momento costruita a terra nella bottega di mio padre, falegname, come se si trattasse di un grande puzzle: i pezzi vengono mappati e contrassegnati con un numero che avrebbe permesso in fase di trasporto e assemblaggio nel locale di ritrovare facilmente il disegno stabilito.
Le assi sono collegate da montanti in legno a interasse regolare che assicurano stabilità alla struttura e consentono di creare un’intercapedine retrostante per il passaggio degli impianti.
La cucina a vista
Lo spazio della cucina viene connesso alla sala principale e schermato con una vetrata che consente di osservare lo chef durante tutte le fasi della preparazione dei piatti. Le superfici interne della cucina, trattate con colori chiari e illuminate da neon a scomparsa, la mettono in risalto e la fanno diventare il contrappunto all’ingresso.
Gli arredi fissi
La seconda operazione è il rivestimento di alcuni elementi esistenti, il bancone bar al piano terra e due condotte dell’areazione poste sui soppalchi. Le assi di rovere sbiancato, scelte per l’operazione, trasformano le condotte in panche contenitive che permettono di stoccare materiali utili ai laboratori.
Le stesse assi vengono utilizzate per realizzare anche due mobili a servizio del bar e del ristorante.
Le superfici
La terza operazione è sulle superfici. Si realizza un pavimento in malta cementizia per tutto il piano terra e con uno strato di resina del medesimo colore si rivestono le due scale esistenti che consentono l’accesso ai soppalchi. Solo in un soppalco si sceglie di recuperare il pavimento in legno originario in quanto in buono stato di conservazione.
Allo stesso modo lo spazio del bagno viene ridefinito attraverso l’uso di uno smalto all’acqua che colora le superfici trasformando le piastrelle sottostanti in una sorta di texture.
Lo smalto all’acqua è utilizzato anche sui parapetti in rete metallica. Il colore chiaro, che sostituisce l’originario nero, ha l’effetto di smaterializzarli conferendogli maggiore trasparenza.
Le pareti e la volta sono invece trattate con vernice mista a sabbia, dall’effetto materico, che consente di non intervenire con ripristini sull’intonaco, limitando così il costi.
L’illuminazione
I corpi illuminanti sono disegnati e realizzati con materiali poveri oppure ottenuti assemblando elementi commerciali così da contenere i costi. Strisce di led sono incassate nelle panche e nel controsoffitto di ingresso per ottenere particolari effetti di luce.
Gli arredi
Gli elementi di arredo presenti nel locale sono frutto di una ricerca diretta tra mercatini dell’usato e associazioni che si occupano del recupero di oggetti dismessi. Sedie, tavoli, poltrone trovano così una nuova vita. Alcuni di questi, in buono stato, sono semplicemente ripuliti, altri sono invece oggetto di intervento diretto sia da parte nostra che di amici artigiani e creativi che ne hanno trasformato l’immagine attraverso l’uso di nuovi rivestimenti.
Cheap design contest
Ora, a distanza di alcuni mesi, si è scelto di inserire all’interno del locale la funzione commerciale finalizzata alla vendita di oggetti di design autoprodotti. In linea con quelli che sono i principi ispiratori della trasformazione del locale, abbiamo deciso di bandire un concorso di progettazione per la definizione dei tre elementi che caratterizzeranno questa funzione del locale: oggetto, allestimenti/espositore, comunicazione.
A ognuno di questi elementi corrisponde un bando che definisce nel dettaglio le caratteristiche alle quali i progettisti dovranno rispondere. I partecipanti potranno disporre gratuitamente dei materiali reperibili al centro di riuso creativo ReMida e terre d’acqua che raccoglie gli scarti di produzione di oltre 50 ditte nel territorio di Bologna.
Tutte le informazioni relative al concorso sono disponibili sul sito:
"www.cheapdesigncontest.it":http://www.cheapdesigncontest.it/
Il concorso è ideato e organizzato dal circosforza, dagli architetti Elisa Spada, Filippo Ziveri, Valentina Milani, Daniela Galvani e dalla dott. Elisa Poli e da "Emmaboshi studio":http://www.emmaboshi.net/
in collaborazione con la Facoltà di Architettura di Ferrara
con il Patrocinio del "Comune di Imola":http://www.comune.imola.bo.it/, di ReMida Bologna e terre d’Acqua e Resign Faenza