Ailati
Padiglione Italiano - Biennale di Venezia 2010
Che senso ha, oggi, portare il proprio corpo dentro ad una grande mostra di architettura? Cosa rende questa esperienza diversa dalla lettura di un catalogo illustrato?
AILATI è il titolo del padiglione italiano alla XII Biennale di architettura di Venezia. Il padiglione occupa 1.600 mq distribuiti in due edifici adiacenti, alla fine del lungo percorso espositivo dell’Arsenale, tra le Gaggiandre e il Giardino delle Vergini. Negli spazi del padiglione sopravvive un precedente allestimento di Franco Purini. Una grande ellisse e alcune contropareti in cartongesso, misteriosamente tutelate dalla sovrintendenza.
AILATI è una mostra prolissa, giocata sul grande numero, sulla quantità. Vuole comunicare fiducia, dire che in Italia si fa architettura e, anche se gli esempi eccellenti non sono molti, c’è una abbondante qualità diffusa. L’allestimento lavora come un grande sistema urbano: innanzitutto cerca di ridefinire quantità e densità delle diverse sezioni.
La mostra si articola in tre sezioni: la prima, AMNESIA NEL PRESENTE: ITALIA 1990-2010, offre uno sguardo retrospettivo critico sulle vicende recenti dell’architettura italiana.
Vent’anni di architettura vengono condensati e concentrati in un unico grande oggetto monumentale. Un monumento buffo, un oracolo vestito di immagini, che parla con le voci dei protagonisti di questo periodo storico.
La seconda, LABORATORIO ITALIA, è uno spaccato della situazione attuale: ciò che si sta realizzando e ciò che presto si costruirà.
E’ la ricostruzione di un paesaggio complesso e il tentativo di ordinarlo, individuando alcune domande chiave sui temi che non possono essere evitati dai progettisti al lavoro nel nostro paese.
La sezione del presente è tutta orizzontale: una griglia di tavoli si sviluppa come il tessuto di una città compatta. Sui tavoli 50 progetti sono mostrati come “reperti”, illuminati da una matrice di luci che forma un nuovo orizzonte. I tavoli accolgono i progetti ma anche i visitatori. Alcune sedute sono ricavate nel volume pieno.
Infine, in ITALIA 2050, 14 architetti sono invitati a confrontarsi con altrettanti esperti in diversi campi del sapere (dalla ricerca biomedica, allo studio delle particelle subatomiche, alla scienza dell’alimentazione...) su 14 grandi questioni che riguardano il futuro del nostro paese, e a formulare visioni architettoniche sulla base di questo confronto.
Il futuro non è immediatamente visibile. Lo spazio di 17 metri di larghezza per 60 di altezza viene schiacciato ad una altezza di due metri e quaranta. Al di sotto di questa quota non c’è mostra: è vuoto pneumatico, attesa. Al di sopra di questo orizzonte artificiale si sviluppa un nuovo territorio, un paesaggio ancora incompleto e da decifrare, sul quale possiamo affacciarci per cogliere frammenti di un mondo e una società a venire.