Roma - San Paolo Fuori Le Mura
Sistemazione dell' area basilicale di San Paolo fuori le mura, parco Schuster e sepolcreto Ostiense
Il progetto di sistemazione dell'area della basilica di San Paolo riguarda pochissime cose: riduce le aree carrabili a favore di quelle pedonali, amplia gli spazi verdi, riorganizza gli accessi dei fedeli e dei turisti, recupera quello che si può del primitivo rapporto della basilica con il suo ambiente e restituisce dignità alla piccola area sepolcrale ad essa adiacente.
La basilica certo non è bella, specialmente all'esterno, né è abbellibile: non è migliorabile il suo quadriportico novecentesco, squinternato e trionfalmente cemeteriale, né è sanabile la sua irrisolta e goffa connessione con le navate ottocentesche (che non sono nemmeno loro poi così architettonicamente ispirate); pure irreversibile è l'affossamento del terreno circostante il quadriportico, provocato prima dalla realizzazione degli argini del Tevere e poi della via del Mare. C'è però un elemento positivo, o almeno un carattere distintivo, che la basilica possiede. Questo elemento è la sua suburbanità, che essa mantiene paradossalmente non ostante la sua collocazione urbana ormai centrale. San Paolo è ancora veramente e non solo nominalmente una chiesa extra moenia: è introversa, sfarzosa e monumentale nel suo circuito interno, che però è raggiungibile solo da accessi tangenziali e sghembi, ed è circondata da un vuoto (allora un pomerio, un frutteto, oggi un parco di quartiere) che non è mai stato sacrale né aulico, ma popolare, dimesso, festoso, utilitario (bancarelle, santini, panini).
Su questo spazio appunto il progetto fa leva: esso viene ridisegnato in vari punti, pacatamente e pure con molta attenzione (ma senza plagi) per la sua conformazione storica, sfruttando soprattutto la disponibilità di molte parti oggi asfaltate ad essere trasformate senza danno in zone pedonali. Questo è il caso del larghissimo viale, quasi deserto, a nord della chiesa su cui oggi trova posto un capolinea atac da dismettere, che diventa il sagrato esterno principale della chiesa (lo spazio dei pellegrini e delle feste); questo è il caso del piazzale prospiciente il fronte del quadriportico, che diventa invece un prato; questo è infine il caso del lungo sagrato sulla via Ostiense (qui c'è l'ingresso urbano e quotidiano, non turistico, della Basilica), recuperato ridimensionando la strada ed allontanando il traffico dalla chiesa. Questa stessa ristrutturazione viaria permette di togliere i resti archeologici della necropoli ostiense dall'attuale ed indecorosa collocazione a spartitraffico, restituendogli un ampio ambito pedonale (e dotandoli di una copertura meno provvisoria dell'attuale).
Il progetto di riorganizzazione viabilistica della zona, che è troppio ampio e complesso per essere qui descritto in modo completo, mira all'ottimizzazione dei flussi di traffico, colloca più razionalmente le zone di parcheggio e soprattutto tende a sfruttare l'ultimo tratto della via Ostiense come terminal dei bus turistici.Tutto ciò ovviamente si traduce in un notevole ampliamento della superficie del parco Schuster, che viene anch'esso leggermente ridisegnato, soprattutto per raccordarlo agli accessi alla basilica e per restituirgli un minimo di dignità pubblica nel tracciato, nei dettagli e negli arredi.
Il progetto per la nuova copertura del Sepolcreto Ostiense fa parte del più vasto programma di sistemazione dell'area Basilicale di San Paolo Fuori le Mura.
Il Sepolcreto Ostiense venne alla luce nel 1919, durante gli scavi per la realizzazione del nuovo collettore fognario, una buona parte fu distrutta dagli scavi, quella che si ritenne di maggiore importanza venne sistemata frettolosamente mediante una copertura provvisoria.
Prima dei lavori di sistemazione, la vecchia copertura era scambiata da tutti per un vecchio lavatoio, rimasto chissà perché nel mezzo della via Ostiense.
La riorganizzazione della rete viaria, riducendo tra l'altro in misura notevole la sezione carrabile della via Ostiense, ha permesso di accorpare i resti archeologici del Sepolcreto ad un ampio ambito pedonale, togliendoli dall'indecorosa collocazione a spartitraffico.
Con un attento lavoro di ricerca storica abbiamo recuperato e informatizzato i rilievi eseguiti nel corso del novecento da Lugli, dallo Stevenson, dal Borsari e, dalla Soprintendenza Archeologica. Sovrapponendo questi rilievi a quelli utilizzati da noi per la progettazione siamo riusciti a ricostruire con buona approssimazione l'ubicazione delle preesistenze archeologiche.
Non solo: siamo anche riusciti a ricostruire il tracciato dell'antico muro di contenimento che fino alla fine del XIX secolo separava la rupe di San Paolo dalla Basilica, costringendo la via Ostiense in uno stretto budello in prossimità del campanile, e dalla confluenza di via delle Sette Chiese.
La vecchia copertura provvisoria è stata sostituita da una nuova struttura, con l'obiettivo di conferire maggiore dignità e visibilità ai reperti archeologici.
L'intento era quello facilitare la vista dei reperti accogliendo il visitatore al coperto, così da permettere all'occhio di adattarsi ad una situazione di penombra.
Una sottile volta, bassa, a curvatura costante, di dimensioni notevolmente maggiori della copertura precedente è rivestita esternamente con lamiera di rame ossidata, mentre il suo intradosso chiaro aumenta la luminosità della zona coperta. La struttura modulare metallica si appoggia sulle fondazioni di quella precedente; in questo modo si è potuto procedere con la progettazione senza dover effettuare nessun sondaggio.
I telai in acciaio che compongono la struttura (travi HE e pilastri tubolari binati) sono incernierati a terra, in modo da poter essere facilmente disposti, congiungendo le travi mediante arcarecci a lunghezza costante, secondo le radiali dell'arco descritto dalla copertura.
I pannelli sandwich di copertura hanno assunto la curvatura a raggio costante semplicemente attraverso il loro vincolo alle travi di acciaio.
I materiali usati sono pochissimi: prato, travertino, o testina di travertino stabilizzata per le pavimentazioni, vernici nere micacee per le strutture metalliche, rame per la copertura della necropoli, cavi e tenditori in acciaio inox per i parapetti. Tutto è usato in modo semplice, senza quasi dettagli e disegno, cercando soluzioni di minima complessità.