Calù nasce con l’idea di essere uno spazio aperto alla città. Un progetto pilota, primo food space di una serie di tanti piccoli epicentri gastronomici, un luogo amichevole dove l’esperienza del cibo si possa trasformare in una parentesi di calma apparente all’interno della convulsa vita cittadina.
Il progetto ricerca una spazialità dai confini ambigui, permeabili allo sguardo, che lega visivamente la piazza e lo spazio di vendita in una dimensione aperta che non nasconde niente di un processo creativo come quello dell’esperienza gastronomica.
La cucina, cuore pulsante di Calù, si rivela ai clienti attraverso un grande filtro opaco, una vetrata che lascia intuire l’opera di uno chef svelando l’alta tecnologia di un laboratorio professionale.
Di giorno, la trasparenza racconta il lavoro del cuoco e dei suoi collaboratori mescolando la materia,i profumi, i vapori, i colori, con la ritualità di un’arte antica come l’uomo. Di sera, il filtro si accende e come una grande lanterna, sfuma le dinamiche al suo interno lasciando percepire solo un rapido fluire di figure all’opera.
La trasparenza degli ambienti amalgama l’interno con l’esterno mentre una nuvola fluttua tra il bancone e la vetrina sopra le sedie pieghevoli del bistrot, narrando ironicamente uno spazio en plein air. Un luogo che ospita i tempi lenti del cucinare, l’ora d’aria delle pause pranzo e le fugaci incursioni per il take-a-way. La qualità dello spazio risulta così profondamente integrata alla città, all’esperienza del cibo e alla forza creativa espressa dalle ricette di Calù.