Un filo di luce a pavimento conduce dall’ingresso di questa abitazione, situata nel quadrilatero romano torinese, alla parte aulica dove risiedono le funzioni principali.
Una luce radente che separa gli spazi ma li unisce virtualmente per creare un unico filo narrativo.
Il filo di luce disegna un soppalco su due livelli in policarbonato con struttura Honeycomb, che delimita superiormente uno spazio open in cui si collocano la zona notte , la cucina e il bagno.
Nell’ingresso dell’abitazione, un passaggio voltato a botte , segno architettonico che ricorda le catacombe, sepolcreti ipogei per i martiri cristiani, si arricchisce di segni di un’antica lingua, arabeschi, tracce liriche evocative che profanano il bianco delle pareti.
Sono lacerti di quella lingua in cui i poeti persiani componevano i loro versi e che l’artista iraniana Parastou Forouhar ha ricreato non conoscendone più il significato preciso.
In chi guarda l’opera finita, curiosamente, crea una risonanza emotiva profonda.