Il Giardino Di Artemide
L'amministrazione comunale di Siracusa ha conferito l'incarico della manutenzione straordinaria dell'area di S. Sebastianello, compresa fra il palazzo Senatorio ed il palazzo comunale di via Minerva. La rievocazione mitologica del luogo, ha suggerito invece la realizzazione del giardino di Artemide
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Contrariamente alla grande moltitudine delle architetture contemporanee più in voga, caratterizzate da una desolante solitudine e eccessiva autoreferenzialità, il giardino di Artemide cerca di interpretare il contesto ambientale che diventa parte di un sistema dove il paesaggio urbano, la natura, la luce, l'organizzazione spaziale delle preesistenze, e laccurata selezione dei materiali utilizzati, concorrono insieme a formare quello che si potrebbe definire un peculiare ecosistema.
Nell'area di San Sebastianello, sorgeva il Tempio Ionico dedicato ad Artemide che si affiancava allAthenaion, il Tempio greco trasformato nel VI secolo d.C. in Basilica cristiana e poi in Cattedrale barocca, il nostro Duomo. I resti di del Tempio Ionico sono stati ritrovati negli anni 60, durante le operazioni di scavo per la realizzazione di alcuni uffici comunali su via Minerva.
La realizzazione del giardino di Artemide è solo la prima fase di un intervento globale, che riguarda anche l'assetto dell'area libera su via Minerva tramite la realizzazione di un padiglione di accesso agli scavi del Tempio Ionico. Tali reperti, di inestimabile interesse archeologico, sono situati allinterno dei sotterranei di alcuni uffici comunali e sino ad oggi sono poco accessibili.
Secondo un processo di vivificazione della memoria storica e dell'immaginario mitologico, si è inteso mirare al recupero sia delle potenzialità di unarea fortemente stratificata sia di alcuni significati originari dei luoghi, rispondendo alle suggestioni ispirate dalla forte connotazione mitologica del sito. A rendere particolarmente affascinante larea era proprio il suo decennale abbandono, causa del gran germoglio di essenze spontanee, che suggeriva di realizzare un intimo intreccio fra lartificio dellintervento e la spontanea forza della natura e delle essenze vegetali presenti. Tale spazio è stato così immaginato come una offerta ad Artemide che, nell'immaginario mitologico, è rappresentata come dea vergine della fertilità, protettrice delle belve feroci, dei boschi, e delle ninfe. Nel giardino è stata realizzata anche una piccola fontana che volutamente non assume nessun valore ornamentale: realizzata da un monolito (la macina di un mulino), recuperato nell'area, evoca attraverso il gorgoglio dellacqua la natura primigenia dellisola d'Ortigia, le cui rigogliose fonti di acqua dolce hanno garantito nei millenni gli insediamenti umani, alimentando la leggenda di Alfeo e Aretusa.
Il progetto ha cercato di ricomporre i vari aspetti frammentari presenti nel sito mantenendo, quali elementi caratterizzanti, la folta vegetazione primaverile ed estiva, che rende il luogo ombreggiato, nascosto e fresco, gli elementi emersi dagli scavi archeologici, la differenza dei rilevati dellarea e la scoperta di una cisterna greca rinvenuta durante i lavori. Le opere realizzate sono state immaginate proprio come dispositivi preposti ad accogliere la flora naturale del sito. Infatti, dopo pochi mesi dalla fine dei lavori, le essenze spontanee hanno conquistato nuovamente il loro spazio naturale mediante un invasione spontanea e ciclica del giardino. Si tratta di una vegetazione rigogliosa di numerose essenze spontanee, tra cui prevale l'Ailanthus Altissima, denominata anche albero del cielo o del paradiso. L'Albero, originario dalla Cina, particolarmente invasivo e infestante, frequente in tutti i terreni incolti, lungo i torrenti, in terreni ingrati e nelle boscaglie, è caratterizzato da steli filiformi come giunchi che raggiungono altezze considerevoli.
Gli interventi realizzati sono in prevalenza reversibili, a basso impatto e compatibili con le caratteristiche archeologiche del sito. Infatti, i vari dislivelli presenti nellarea, resti di passate campagne di scavo in procinto di franare, sono stati contenuti da lastre di acciaio ossidato, montate a secco, che demarcano i dislivelli del giardino e sono disposte come una sequenza regolare di pannelli separati, caratterizzati dai reticolati a maglie di acciaio. Con il loro colore rosso scuro marcano il dislivello del terrapieno, immaginato come una specie di fondazione a vista, conferendogli una particolare astrattezza, e generano delle fenditure a vista che misurano con cadenza lo spazio. Il cretto di acciaio che dà forma al recinto opera direttamente con la natura e sulla natura, evidenziandone la centralità: accoglie al suo interno le essenze vegetali indigene che repentinamente sbucano, per poi sparire ciclicamente in un gioco di ombre provocato dalle folte fronde di alcuni arbusti. Quando, in inverno, il giardino si presenta scarno e asciutto, e le poche piante superstiti non solo altro che spogli ed esili steli, proiettati verso la plumbea luce invernale, questo recinto perimetrale marca, attraverso le sue fenditure a vista, il dramma dellassenza.
Si è immaginata una metafora visiva che recupera il racconto mitico di Artemide, dea vergine della fecondità e dei boschi, che con il gemello Apollo parte verso il Paese degli Iperborei allinizio dellautunno per tornare con il bel tempo.
Il momento più emozionante e lirico è in primavera quando la natura-Artemide si rende presente, non solo come oggetto di contemplazione, ma materia viva e materiale dell'architettura, in nessuna misura artefatto. Le essenze spontanee invadono il luogo: le fredde lastre di acciaio del recinto e le perimetrali trame sovrapposte di rete elettrosaldata inglobano e incorniciano i fiori dai diversi colori che rispuntano con grande vigore, i sottili steli della pianta del paradiso, i riflessi in balia della luce, le mutevoli ombre che evocano un mondo vitale e selvaggio della natura inscritta nel tempo, e come tale destinata a nascere, crescere, consumarsi e infine estinguersi. Il giardino diventa così espressione del ciclo biologico e naturale: infatti, ogni anno, lo spettacolo, simile ma variato, si ripeterà.