CITYVOICE
Sala Dogana si configura come un nuovo contenitore della
creatività artistica genovese, un luogo dove le energie culturali,
in particolare quelle espresse dai giovani, sono invitate a
convergere, addensarsi, mescolarsi e soprattutto rivelarsi al
resto della città.
Cityvoice è stata progettata e realizzata da Splace in occasione
dell’inaugurazione di questo nuovo spazio espositivo, allo
scopo di presentarlo per la prima volta al pubblico genovese
e di sottolinearne la vocazione ad essere luogo dove l’arte si
racconta alla città, o meglio ancora dove la città parla a sé
stessa attraverso l’arte. La metaforica “voce della città” viene
materializzata nei tanti suoni che quotidianamente riempono
e rendono vivi gli spazi genovesi. Decine di registrazioni, dai
rumori che la natura insinua nel regno dell’artificiale – il vento,
il mare – al fragore che provoca il traffico automobilistico, dal
gridare confuso e insieme espressivo del mercato alle animate
conversazioni all’interno di un bar, vengono selezionate,
raccolte e riprodotte dando vita ad un sistema non solo sonoro
ma estetico in senso più ampio.
CITYVOICE
SPLACE
L’impianto di riproduzione diventa strumento di configurazione
spaziale con i cavi e le casse acustiche che in piazza Matteotti
si aggrovigliano a formare una matassa colorata e rumorosa
che mescola insieme tutte le tracce audio, mentre all’interno
gli stessi cavi attraversano i diversi ambienti della Dogana
descrivendo traiettorie sempre nuove: ora scorrono paralleli
lungo la parete, ora si torcono su un piano inclinato che fende
lo spazio, ora si separano gli uni dagli altri, rimbalzando più
volte sulle pareti e sul soffitto e lasciando pendere, come
tanti frutti, una miriade di cuffie corrispondenti ad altrettante
postazioni d’ascolto individuali dove le diverse tracce audio
sono chiaramente percepibili nella propria singolarità. In
piazza Matteotti vengono inoltre collocate delle grandi
bobine di legno che, svuotate dei cavi, diventano elementi
di richiamo per chi percorre il grande spazio aperto e insieme
costituiscono un sistema di sedute non convenzionali.
La città entra così nella sala Dogana e se ne appropria non solo
attraverso i propri suoni, ma più concretamente per mezzo dei
cittadini stessi i quali, incuriositi dalla presenze simboliche
del groviglio di cavi all’esterno e delle bobine, vengono guidati
dai cavi ad entrare nel nuovo spazio espositivo. Cityvoice è
un rumoroso filo di Arianna che seducendo e catturando chi
passa per una piazza centrale e frequentata lo conduce a
conoscere un nuovo luogo.
Il percorso – o meglio il circuito - fisico e concettuale si
chiude con una mappa della città che suggerisce ai visitatori
un’esperienza diretta dei luoghi dove sono state effettuate
le registrazioni, affinché lo scambio tra la città e la Dogana
avvenga anche in senso contrario, e con un mixer che permette
a ciascuno di modificare l’intreccio dei diversi suoni riprodotto
in piazza Matteotti e di costruire così una personale versione
della voce di Genova.