Il recupero
L’intervento di restauro riporta in luce la forma della struttura ottocentesca; è stato molto difficile riuscire a riattivare l’intera macchina teatrale, ma per gli umbertidesi l’immagine riproposta cancella certamente quella originata dalle violente modifiche del Novecento, gli ampliamenti della platea allo scopo di recuperare posti, la riduzione del palcoscenico, portato a pochi metri di profondità, i tramezzi dei palchetti modificati per una migliore visione dello schermo, il plafond demolito e sostituito con una piatta controsoffittatura in gesso, la cabina di proiezione nel palco centrale dell’ultimo ordine, le decorazioni dei palchi occultate da una spessa pellicola di vernice blu, gran parte delle pavimentazioni sostituite con altre, prive delle qualità necessarie a soddisfare le esigenze estetiche e acustiche dell’ambiente. Quasi ogni traccia che richiamasse alla memoria l’originale teatro era stata cancellata. All’esterno la mancata manutenzione aveva determinato condizioni desolanti di fatiscenza. I paramenti murari, quasi completamente privi dell’intonaco, lasciavano in vista le varie modificazioni operate nel tempo e in particolar modo la chiusura e riapertura di porte e finestre che rendeva difficile la percezione di quella che poteva essere la facciata del teatro ottocentesco.
Negli anni Sessanta fu creato un nuovo corpo di fabbrica addossato al retro dell’edificio per accogliere i servizi.
Se da un lato le manomissioni apportate costituivano una difficoltà, dall’altra concede- vano margini di libertà alla ristrutturazione. Il progetto, affrontato nel 1985, doveva rispettare le caratteristiche storico-artistiche dell’edificio, ma anche le norme dettate dalla legislazione sui locali per il pubblico spettacolo. Ci si trovava quindi a dover mediare gli interventi di adeguamento sismico con le modificazioni per l’abbattimento delle barriere architettoniche, la realizzazione di impianti e percorsi di sicurezza, il rispetto delle caratteristiche monumentali.
Il problema principale era quello della totale mancanza di servizi;, Dovevano quindi essere recuperate delle nuove superfici e solo due erano le possibili soluzioni: costruire una nuova struttura in comunione o ricavare gli spazi necessari sfruttando quelli ottenibili dallo scavo del terrapieno esistente tra le mura urbiche e il teatro. Si decise di elaborare la seconda ipotesi, più rispondente alle esigenze richieste sia di carattere distributivo, che funzionale, che estetico. Questa soluzione permetteva anche la creazione di un camminamento che, seguendo l’andamento sinuoso delle mura urbiche, veniva a collegare la restaurata Rocca con il teatro. Si sarebbe creato quindi un altro accesso quasi ideale perché ottimamente servito dal capiente parcheggio di piazza del Mercato. Dall’ingresso sotterraneo della Rocca, saliti pochi gradini, si poteva raggiungere il suggestivo camminamento sul quale aprire anche le uscite di sicurezza dei camerini e del palcoscenico: un ambiente molto particolare caratterizzato dall’originale paramento interno della muratura di cinta. Il volume ricavato dal terrapieno avrebbe contenuto i locali di stretta pertinenza del personale artistico (camerini e bagni) e i servizi igienici riservati alla platea.
Gli spazi relativi all’ingresso e al foyer sono stati totalmente ridisegnati.
Se da una parte sono stati risolti molti problemi di carattere tecnico-funzionale, dall’altra il progetto ha tenuto costantemente conto dell’immagine ottocentesca del Teatro dei Riuniti. È stato opportuno richiamare decorazioni, effetti cromatici, materiali e linee in sintonia con il periodo storico. Si doveva intervenire molto attentamente con pochi elementi significativi: la scelta di colori delicati con prevalenza dii turchino e oro zecchino, l’uso di velluti, le decorazioni di soffitti, pareti e salette di servizio, gli arredi fissi che reinterpretassero linee ottocentesche.
I lavori iniziano nel 1988 con lo svuotamento del terrapieno a ridosso della cinta muraria, con l’apertura del passaggio di accesso alla Rocca e con tutta l’opera di liberazione dalle costruzioni addossate al teatro.
Per il corpo storico del teatro c’è stato un forte impegno nel recuperare e valorizzare quanto più possibile ogni memoria e traccia della costruzione ottocentesca, come, ad esempio, la scelta del riuso dei pilastrini circolari, sostegno del vecchio palcoscenico, ora supporto della copertura interessante il percorso.
In corso d’opera si è deciso di verificare l’esistenza di decorazioni sulle pareti della sala che, stando alle notizie storiche, dovevano trovarsi al di sotto di vari strati di vernice. La liberazione dallo scialbo ha confermato questa tesi e ha portato alla luce le decorazioni ottocentesche. È stato poi deciso, congiuntamente alla Soprintendenza, di effettuare il restauro dei dipinti e integrare con un neutro le zone mancanti. Questo recupero è risultato prezioso anche ai fini delle scelte legate all’arredo; sulla base dei colori fondamentali usati nel teatro è stato possibile confermare la gamma cromatica già prevista in progetto.
Nel restauro si sono impiegati per quanto possibile materiali tradizionali.
All’interno e all’esterno sono stati eseguiti intonaci in grassello di calce e sabbia, e le tinteggiature realizzate con latte di calce e pigmenti di terre naturali.
Al completamento delle finiture (arredi, rivestimenti, illuminazione) ha contribuito l’impegno del Comune, con un finanziamento diretto aggiunto a quello regionale.
Lo studio dell’illuminazione merita una nota a sé. Il sistema delle luci, in teatro, deve rispondere a esigenze tecniche precise e, per le parti destinate al pubblico, creare una giusta atmosfera. Piuttosto che utilizzare elementi di serie, è stato chiesto a Ingo Maurer, specialista e artista della luce, di progettare tutti i corpi illuminanti. Dal lampadario della platea, alle luci dei palchi inserite negli oblò dei tramezzi, alle lampade dei corridoi, del foyer e della saletta bar ogni luce è diversa. Si ripete di fatto un modo antico e consueto, quello di commissionare ad architetti e decoratori il progetto di lampadari e lumi per il teatro.
La scelta di mescolare linguaggi contemporanei e antichi, che fossero in armonia tra loro, non ha dimenticato la decorazione delle stanze.
Ai dipinti storici, che sono stati recuperati in corso d’opera, si sono aggiunti quelli di Atsushi Ogawa, che ha ideato l’illusionistica decorazione sulla volta della sala del Caffé.
Tratto da:
- Giovanna Chiuini, TEATRI STORICI IN UMBRIA – L’architettura, Electa Ed. 2002