Interno giorno
Ristrutturazione di una ex conceria
Volumi semplici, di forme diverse, sovrapposti e articolati per costruire un gioco sottile di interconnessioni, tra percorsi di luce e geometrie ricorrenti, sottolineature.
Il progetto di interni ha operato su un edificio di tre piani per disegnare un’abitazione in spazi ricavati nei magazzini di una vecchia conceria, nella zona nord-est di Bergamo, in uno scenario segnato dalla presenza di attività industriali oggi del tutto dismesse.
Al pian terreno lo spazio a pianta quadrata è suddiviso da pilastrature in cemento armato in tre campate di diversa larghezza. Qui collocati, i locali di servizio sono definiti da elementi di altezza inferiore rispetto all’ambiente che li accoglie a svelare il carattere industriale dello spazio preesistente. Esemplare tra questi la cantina, l’elemento visivamente più forte, un vero e proprio “container”: la sua gabbia in ferro sostiene due piani in legno orizzontali e informa una scaffalatura interna racchiusa da vetri color rosso rubino. La griglia di legno, che scherma i vetri per evitare l’incidenza della luce sulle bottiglie, rafforza il carattere alieno di questa struttura pulsante, parcheggiata sul fondo della casa.
(…)A sottolineare il rapporto sbilanciato tra lunghezza e larghezza che caratterizza questi spazi è stato introdotto un taglio netto – sia in corrispondenza della copertura che del solaio d’interpiano. (…) La presenza di tagli, fori, lunghe prospettive, permette di percepire questi spazi dentro una continua successione, concatenati in un percorso narrativo ben ritmato.(…)
Sfruttare infatti al massimo la luce proveniente dall’alto creando percorsi inediti che riuscissero a condurla attraverso tutta l’architettura, è il passaggio centrale di un’operazione che ha garantito effetti luminosi di diverso segno, regalando alla casa una reale varietà di atmosfere, dimensioni, sospensioni. In un caso la luce viene dall’alto dentro i parallelepipedi vetrati dei cavedi, buca la casa, attraverso i piani, la penetra assieme a una porzione di spazio esterno, con le sue piante e la sue stagioni. In un altro, “informata” da oblò e colorata da metri d’acqua, si sparge soffusa e densa nella sala da pranzo sottostante la piscina. Infine, ancora proveniente dall’alto, si insinua nel taglio sottile operato in corrispondenza della copertura e del solaio d’interpiano, scivola lungo le pareti e sfoga nel primo piano, diffusa. (…)
Al secondo piano, nella zona notte, tre grossi cubi scandiscono lo spazio del lungo corridoio che porta alle camere. Due sono in cuoio, uno rivestito con il lato lucido della pelle, e l’altro con il “rovescio”, più scuro e cangiante, quasi fosse pigmento. Sono questi i segni più evidenti di un discorso sulla materia che attraversa tutta la casa, dentro un continuo rimando al mondo del lavoro – della produzione artigianale e industriale – un tempo attivo, fervente, nella zona dove l’edificio si trova.
E se la pelle è un chiaro riferimento alla prima destinazione dello stabile, un’ex conceria, l’interno si caratterizza ovunque per un utilizzo eclettico e schietto della materia. Pietra, ferro, calcestruzzo, legno, vetro, feltro, cuoio sono impiegati in modo da far sentire la loro essenza naturale tra le cose della casa, in modo da evidenziare il loro essere materie prime che rimanda, appunto, al mondo del lavoro. (…)
Testo di Valentina Ciuffi
“Interno Giorno” APM Edizioni, 2010