La casa che guarda il mare attraverso la sequenza ritmica e modulare di elementi costruiti e vuoti misurati che si susseguono, segna sul terreno declive una passeggiata parallela al mare. La casa, posta più in alto in un sito alto sul mare, percepisce con leggerezza il movimento delle correnti fino ad esserci dentro, al mare come al paesaggio, spingendo gli sguardi a più lontani orizzonti. La casa emerge dalla terra, ma anche sembra immergersi in essa ricercando un territorio di provvisoria determinazione. Il progetto è così nel luogo, nel paesaggio, come già disegnato: negli avvistamenti. Dicontinuità continue ricercano nella modularità un equilibrio dove all’emergere del bianco acciaio si contrappone il riflesso dello specchio fatto di acqua e la rapidità degli attraversamenti compensa la lenta attesa nella contemplazione di modificabilità appena percepibili.
La residenza padronale occupa la parte bassa del monolite ma la vita è sul tetto, ponte di nave, dove nella pietra bianca si immerge la lunga vasca e dalla quale emerge la loggia in acciaio bianco, ombracolo degli avvistamenti; alla sua leggerezza si contrappone a sud il cubo bianco della foresteria. Se del terreno si conserva la configurazione naturale, così come della vegetazione, commista di spontanea mediterraneità segnata da vecchi filari di ulivi, la casuale armonia, il progetto prova ad essere il segno di un naturale artificio.