M9 - Nuovo polo culturale a Venezia-Mestre
Museo del ’900, spazio espositivo, mediateca-archivio del ’900 e auditorium
Progetto per il concorso a inviti M9 - Nuovo polo cultutale a Venezia-Mestre, promosso dalla Fondazione di Venezia, presentato alla mostra "M9 - A new Museum for a New City", in occasione della della 12° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia.
www.m9museum.it,
www.fondazionevenezia.org
Il progetto per M9 e la riconversione dell’ex convento delle Grazie in un centro commerciale conserva le facciate e le parti significative della struttura dell’edificio esistente e prevede soltanto la demolizione di alcune pareti divisorie. La strategia adottata è di inserire gli accessi (scale e ascensori) nel corpo di spessore minore, mantenendo libero quello di maggiore profondità per i negozi. Affinché nel centro commerciale non vi siano corridoi ciechi e le condizioni siano le migliori per la vendita, le scale mobili sono posizionate in modo da obbligare il pubblico a percorrere tutto il piano per salire o scendere.
Per il nuovo museo è stata adottata la tipologia a patio, analoga a quella dell’ex convento annesso, che comporta una circolazione continua. Il patio propriamente detto può essere anche utilizzato come estensione all’aperto delle sale del piano terra e in particolare della caffetteria. Il volume dell’edificio si adegua alle preesistenze che lo circondano, sia che si tratti di edifici di qualità (ex convento delle Grazie) o di edifici anonimi. Anche in questo caso la città è un’entità compatta e anche in questo caso un punto di vista selettivo o moralistico non è il più appropriato per affrontare un progetto urbano: come diceva Fernando Pessoa, infatti, “basta esistere per avere qualche ragione d’essere”.
Il museo è costituito da un piano interrato, dal piano terra, da altri due piani e da un piano arretrato in copertura, non percepibile da nessun punto della città o dal patio interno. Adeguare il coronamento della nuova costruzione all’intorno è stato uno dei nostri principali obiettivi, perché siamo convinti che la città si costruisce nella continuità, seguendo una regola; le eccezioni valgono per i monumenti e non è questo il caso. I materiali di cui è previsto l’impiego all’esterno sono mattone, vetro e cemento faccia vista bocciardato per l’entrata di servizio. Questa “pelle” esteriore è sostenuta da una costruzione mista in cemento armato e acciaio, a sua volta portata da pareti strutturali. Si prevede un parziale riuso dei mattoni delle costruzioni demolite e delle cornici di alcune finestre, non per ragioni ecologiche, ma per ricreare l’atmosfera di un ambiente le cui proporzioni e i cui materiali meritano di venir salvaguardati. I muri e le finestre finte così ottenute formano una scena, un ready made che rende funzionale a un museo ciò che è banale e anonimo. Citare un “testo” che sta per scomparire, rientra infatti nel nostro modo di intendere l’architettura come continuità. Il vetro è presente soprattutto al piano terra, dove crea una trasparenza graduale tra strada, museo e patio. L’assenza di una struttura in facciata e il vetro antiriflesso attribuiscono una permeabilità agli spazi possibile solamente in una costruzione del XXI secolo.
Gli spazi espositivi per la collezione permanente sono attraversati soltanto da alcune pareti strutturali; a partire da esse possono venire configurati a seconda delle esigenze. Gli ambienti per le esposizioni temporanee ricevono luce naturale dalla copertura, mentre uno spazio particolare con un’altezza netta di quasi sette metri e luce più controllata potrà essere utilizzato per eventi o situazioni particolari.
Questo nuovo edificio, legato all’ex convento delle Grazie, non sarà una nuova “icona” dell’architettura contemporanea. Le circostanze sono mutate e in greco “crisi” significa cambiamento. Cambiamento in questo momento a Venezia-Mestre, così come in Europa, significa essere più “naturali”, più “adeguati”, più silenziosi perché come diceva il poeta portoghese Herberto Helder “é con il silenzio che si fanno le voci”.