Della terra
Un dislivello di 9 metri divide la quota dellattuale cimitero dal sito a valle prescelto per lampliamento: un terreno instabile per il quale si prevedevano palificazioni, muri di contenimento, cementificazione di un suolo già al limite delle possibilità di assorbimento. Il progetto cerca di essere la sintesi tra unidea per raccontare la morte e la necessità di salvaguardare un territorio alla vita. E così che si configura un muro: il muro dei morti, dove un sistema di cappelle e loculi, su tre livelli, si dispone a contenimento della scarpata. I morti sono nel muro, nel muro di terra (cemento è terra), sono come sepolti ancora nella terra, in percorsi che costruiscono un argine e ancorano al ricordo. Oltre il muro il campo è lasciato libero a diventare verde giardino solcato dal torrente e attraversato da un ponte che collega il muro dei morti con lossario: meteora di pietra bianca proiettata verso il cielo. Il muro di terra è il segno del progetto sul sito (costruito sulla modularità del numero 9 è concepito per raggiungere una lunghezza complessiva di metri 270), elemento ordinatore che stabilisce il confine inventando un territorio al limite nel paesaggio, un territorio percorribile che segna il limite tra la vita e la morte. Il muro si apre creando fughe prospettiche verso il paesaggio; penso al vento che porterà polvere di terra alla terra, dalle diverse direzioni dei venti altra terra alla terra per donare opacità al segno/progetto. Il muro dei morti è nel paesaggio come il silenzio e ci permette di riconoscere la nuova architettura senza incanti o utopie lasciando apparire lo spazio calcolato. La necessità di rispondere alle esigenze di un culto legato per tradizione alla cappella di famiglia, viene conciliata con la convinzione di ritornare laicamente e cristianamente a ripensare la morte come un momento di riflessione collettiva nella comunione degli uomini che saranno uguali davanti a un ipotetico Dio come non lo sono stati nella vita davanti ad una umana certezza. LR