Riqualificazione delle aree del quadrante Nord e Nord Est di Torino: ambito "Spina 4"
Spina 4
Obiettivi
La moltitudine che animerà le città del futuro chiederà di abitare in modi molto differenti tra loro e chiederà di poter condividere un progetto collettivo. La città è lo strumento che può consentire di raggiungere questo obiettivo, lasciando convivere stili di vita diversi e rendendo visibile un progetto comune capace di coinvolgere tutti i cittadini.
La Torino del futuro deve quindi essere una città tollerante, aperta, multiforme, e allo stesso tempo deve rendere visibile (anzitutto ai suoi abitanti) un progetto in cui sia possibile identificarsi. La Torino del futuro dovrà essere sostenibile; dovrà affrontare i suoi problemi da un punto di vista consapevolmente globale, e valutare le strategie urbane tenendo conto di tutte le complesse serie di influenze reciproche che si producono nella città. La città sostenibile è infatti anzitutto una città che tiene conto di tutte le esigenze di tutti i suoi abitanti, una città che attiva energie molteplici in un progetto comune e che espone apertamente questo progetto, in modo che sia facile contribuirvi da parte di tutti. L’architettura di questa città del futuro non può che essere, secondo la splendida definizione di Mies van der Rohe, l’espressione visibile di un punto di vista che altri desiderano condividere.
Condizioni
Dobbiamo analizzare Torino senza pregiudizi e dobbiamo immaginare il suo ruolo in uno scenario internazionale sempre più competitivo e complesso. In questi anni Torino è stata forse l’unica città italiana ad affrontare seriamente questo compito, tuttavia non si tratta di un problema risolto per sempre. Torino deve continuare a definire la sua posizione in una geografia mondiale di città, attrattori, risorse, potenzialità sempre più mutevole. Questo esercizio cartografico quotidiano è fondamentale per produrre ipotesi sulla trasformazione della città, per individuarne le risorse, per riconoscere modelli di trasformazione pertinenti.
Torino non deve crescere copiando i modelli delle metropoli emergenti, ma competendo con le citta' medie, innovative ambiziose. Torino infatti ha una popolazione relativamente esigua, un costo del lavoro molto alto, una inerzia piuttosto forte. Allo stesso tempo Torino ha sviluppato uno straordinario legame con un territorio ricco e complesso; Torino possiede una struttura urbana particolarmente interessante e ricca di potenziale; Torino possiede una cultura produttiva diffusa e di altissimo livello. Queste considerazioni definiscono lo sfondo per iniziare ad immaginare il progetto. A partire da queste considerazioni, proviamo a costruire una città normale, ad usare intelligentemente la tradizione. Proviamo a immaginare una città del futuro che sia una città piemontese: sobria, elegante, rispettosa, riservata. E anche imprevedibile.
Descrizione
Torino nasce in luogo geografico molto speciale, dove le montagne terminano e confluiscono il Po, il Sangone, la Dora e la Stura. La compostezza con cui la città reagisce a questo luogo è una conseguenza della ricchezza del paesaggio che incontra. La città apparentemente statica ed omogenea è, in realtà, un dispositivo straordinariamente sensibile di osservazione del territorio. La griglia si apre sempre sulle montagne e sui fiumi. Le Alpi e la collina appaiono sempre al termine delle sue prospettive.
Il progetto della città del futuro dovrà essere ancora una volta un progetto di paesaggio. La città del futuro dovrà riuscire a leggere il territorio in cui si colloca, decifrando la geografia dei luoghi e costruendo costellazioni che possano avere senso all’interno di un più ampio sistema territoriale.
Torino è riuscita per secoli a tradurre nella ridottissima lingua resa possibile dal reticolo ortogonale tutte le particolarità geografiche dei luoghi che la griglia veniva a misurare. Torino è stata capace di espandersi estendendo la sua regola, scoprendola ogni volta insospettabilmente adeguata. Il tessuto urbano si è esteso come materia sensibile, sviluppando centri e reagendo poi agli impulsi che questi avevano generato, disseminando tracce sottili nella apparente uniformità della scacchiera. Torino dovrà imparare da Torino, dalla sua capacità di digerire e sublimare la trasformazione, di registrarla attenuandola sistematicamente, ma non rimuovendola del tutto.
Ipotesi generali
Le trasformazioni innescate dal Piano Regolatore del 1995 e, in particolare, la realizzazione del passante ferroviario, definiscono un preciso indirizzo per le future politiche urbane della città.
Questo processo di trasformazione, che ci pare non solo condivisibile, ma esemplare all’interno della realtà italiana, si basa su una precisa lettura del territorio in cui la città va a inserirsi. All’interno di questo territorio viene individuato un sistema di fiumi, parchi, antiche residenze reali e potenziali aree verdi (che potranno sostituire alcune aree industriali dismesse lungo i fiumi), che compone lo sfondo su cui qualsiasi nuovo progetto deve inserirsi. Queste condizioni forniscono a Torino una straordinaria opportunità per immaginare una nuova città, per definire un nuovo equilibrio tra luoghi non più separati.
La costruzione di un’ipotesi di lavoro per le tre aree di concorso deve quindi inserire il progetto all’interno del dibattito che si è sviluppato negli ultimi anni, senza per forza assumere gli ultimi risultati come elementi definitivi, ma inserendoli all’interno di una complessa successione di proposte, a cui è possibile attingere e con cui è necessario collaborare. Torino ha infatti investito in questi anni sulle tre aree di concorso energie intellettuali notevoli e le conoscenze così accumulate non devono essere sprecate. È quindi possibile utilizzare idee precedenti, senza per forza volersi distinguere. Soprattutto ci pare opportuno soffermarci sulle analisi e sulle proposte che sviluppano un discorso alla scala dell’intera città, derivandone conseguenze per le differenti aree. Tra questi lavori e' importante considerare il piano regolatore di Gregotti Associati, a patto di liberarlo da una lettura pigra e scontata.
La costruzione di un’ipotesi di lavoro convincente per le aree di concorso deve misurarsi con tutto il territorio cittadino e deve conseguentemente affrontare il problema nella sua interezza, inserendo i tre ambiti all’interno di un discorso unitario. Per questo motivo abbiamo scelto di lavorare su tutte le tre aree di concorso, suggerendo una strategia unitaria, pur riconoscendo i tre temi come distinti e proponendo soluzioni rigorosamente indipendenti e contenute all’interno degli ambiti di concorso. Occuparsi di una sola area rischia infatti di restringere eccessivamente il campo della ricerca, limitando gli scopi del progetto ed incoraggiando a trascurare le conseguenze che si producono sulle altre parti della città. Al contrario, lavorare a tutte le tre aree contemporaneamente significa dotarsi, per ogni progetto, di ulteriori strumenti di verifica interna. L’identità delle singole aree di concorso emerge con maggiore nettezza dal confronto con le altre. La chiarezza del discorso globale si traduce in precisione delle proposte specifiche.
Il nuovo percorso della metro 2 forma un'eccezionale connessione all'interno della città. Il nostro progetto cerca di rafforzarla attivando un nuovo sistema di assi veicolari e ciclopedonali, espressamente non coincidenti con il suo percorso. La connessione fornita dalla nuova linea della metropolitana rende infatti superfluo qualsiasi enfasi sul collegamento pedonale tra la Spina 4 e lo scalo Vanchiglia. Unire le due aree attraverso un boulevard verde appare un gesto ridondante e, in definitiva, condannato all’insuccesso. Più interessante è costruire un equilibrio urbano più articolato, scoprendo figure latenti all’interno di una geografia per nulla scontata. Un possibile tridente fa capo a piazza Rebaudengo: da un lato, la via Porpora/Cimarosa (un interessante e sottovalutato asse da rafforzare) collega Spina 4 con Vanchiglia, e come asse ciclopedonale può arrivare, attraverso il cimitero e attraverso i due fiumi, fino oltre corso Casale, dall'altro via Toscanini può arrivare a congiungersi direttamente alla Spina attraverso la nuova rotonda al centro del parco Sempione.
In questo modo il nuovo complesso di Spina 4, il cimitero e la zona dello scalo Vanchiglia, il Parco Sempione, il Parco della Colletta e le aree verdi lungo il Po e la Stura fino alla Venaria e il sistema di piazze disposte attorno all’ex trincerone ferroviario vanno a comporre una nuova costellazione urbana che ha i suoi fuochi nella rotonda di Spina 4, in piazza Rebaudengo, in piazza del Donatore di Sangue e nella nuova piazza all’incontro di via Regaldi e via Cimarosa.
Questa rete stradale mette in relazione i tre ambiti di progetto, che vengono occupati da pezzi di città molto differenti, ma sempre complementari alla città con cui si misurano. A Spina 4 appaiono tre grandi edifici dal programma complesso, raggruppati attorno ad una colossale rotonda, che accoglie nel suo incavo ospitale i più svariati usi metropolitani. L’area dello scalo Vanchiglia si riempie di isolati dal perimetro regolare, che racchiudono orti e giardini all’interno delle corti. L’ex trincerone ferroviario di corso Sempione/Gottardo viene interamente occupato da un nuovo tessuto edilizio fatto di veri e propri isolati, che rimuove la frattura nel quartiere Barriera di Milano; nuove abitazioni, servizi e piccoli spazi pubblici ricompongono un paesaggio urbano gradevole e quotidiano.
Le aree verdi comprese nelle tre aree di progetto sono di quattro tipi: giardini ed orti privati inclusi nel tessuto urbano, viali alberati, estese aree verdi produttive e parchi tradizionali all’inglese. Questo sistema di spazi verdi alle differenti scale si misura con il paesaggio in cui si inserisce la città e si intreccia con il progetto urbano. Gli orti, i giardini ed i viali corrispondono alla geografia artificiale delle direttrici urbane, il verde produttivo urbano (pioppeti per la produzione di biomassa vegetale) corrisponde alle colture della campagna torinese, i parchi con disegno all’inglese corrispondono al sistema dei parchi urbani e delle regge sabaude. Il sistema del verde stabilisce in questo modo relazioni molteplici con la città e con il territorio, scoprendo una rete sottile e complessa di nuove possibili relazioni.
La nostra proposta accetta alcuni suggerimenti dalla Torino storica: riconosce i tempi lunghi della crescita della città e prescrive un'umiltà di fondo per tutti gli edifici che propone di realizzare (propone di realizzare case che sanno di non essere le uniche al mondo). Dalla città storica, accettiamo anche di pensare lo spazio pubblico come qualcosa di prezioso, e quindi relativamente raro, non esteso uniformemente in base a fraintesi criteri di equità. Per avere qualità, lo spazio pubblico deve infatti essere distribuito con precisione. Questa precisione è possibile solo riducendo la quantità di spazio pubblico ed aumentandone la qualità e l’intensità. In sostituzione di sconfinate estensioni di (presunto) spazio pubblico senza alcun tratto distintivo è possibile introdurre ampie porzioni di verde privato o servizi, che possono contribuire alla figura della città senza essere immediatamente accessibili a tutti. Il verde privato consente inoltre alla città di produrre almeno una parte dei prodotti agricoli che consuma e di ridurre i costi di gestione di un verde pubblico comunque inefficiente, consentendo di concentrare le risorse su alcuni luoghi ben definiti. Si può così costruire una città intensa e verde allo stesso tempo, capace di nutrire i suoi abitanti e capace di produrre la pressione urbana sufficiente ad attivarne gli spazi pubblici.
Aspetti ambientali ed energetici
La sostenibilità della città futura coinvolge una serie di temi ambientali, sociali ed energetici, come si può evincere dalla lettura di qualsiasi documento reperibile sull’argomento, dai libretti divulgativi ai manuali di accreditamento e certificazione. Il progetto di una città sostenibile deve quindi operare a livello ambientale, sociale ed energetico, attivando strategie articolate ed intrecciate. La nostra proposta sceglie di tenere conto da subito di questa complessità, suggerendo iniziative alla grande e alla piccola scala. Ad esempio, la realizzazione di orti urbani non solo produce evidenti benefici sociali ed ambientali, ma consente anche consistenti risparmi energetici, incrementando la permeabilità dei suoli e riducendo la necessità di depurare le acque di dilavamento. Ancora più evidente è il contributo alla costruzione di una città sostenibile delle colture boschive urbane, che forniscono una diretta fonte energetica se inserite in una filiera di valorizzazione del legno, e contemporaneamente contribuiscono alla realizzazione di parchi aperti al pubblico.
I provvedimenti e le soluzioni progettuali che suggeriamo sono stati selezionati sulla base dello studio di protocolli di accreditamento ambientale ed urbano e guide allo sviluppo sostenibile. In particolare sono stati esaminati:
Il protocollo ambiente SB Method, recepito in Piemonte dal protocollo ITACA, per l'edilizia sostenibile e bioedilizia, nella versione sintetica 2009.
Il sistema di certificazione LEED (Leadership in Energy and Environmental Design, sviluppato dall’U.S. Green Building Council (USGBC), associazione che promuove un approccio globale alla sostenibilità.
Guida “Costruire città sostenibili” a cura di ANCE Lombardia e Legambiente.
Gran parte dei criteri generali sono comuni a tutti i documenti, anche se occorre rilevare che lo strumento che mostra una vocazione più nettamente urbanistica è il protocollo LEED. Nella tabella seguente si riepilogano le scelte fondamentali per la realizzazione di interventi di urbanizzazione sostenibile, identificando i temi intrinsecamente contemplati dal bando concorsuale, i temi introdotti con le soluzioni elaborate dal gruppo di progettazione e gli aspetti destinati ad essere sviluppati nel corso di approfondimenti progettuali a livello di sistema edificio-impianto.
CRITERI DI SOSTENIBILITA’ URBANA
A. Contemplati dal bando
_Riduzione del consumo di suolo vergine o agricolo: trattasi di riqualificazione di aree urbane
_Recupero del patrimonio edilizio esistente
_Riconversione delle aree compromesse e dequalificate.
B. Introdotti con le proposte progettuali
_Inserimento delle aree verdi entro i nuovi scenari urbani: parchi ed orti urbani
_Interfaccia e raccordo tra i sistemi viabilistici e di mobilità pubblica e privata, favorendo l’accesso alla rete ferroviaria e tranviaria
_Promozione della mobilità ciclistica, con strutture per il deposito e la condivisione dei mezzi, ma anche spogliatoi e docce pubbliche
_Cogenerazione a biomassa (filiera corta) e teleriscaldamento
_Aumento della capacità drenante del sito e riduzione delle superfici carrabili: orti urbani e parcheggi con superficie permeabile
_Promozione dell’utilizzo di veicoli a basso impatto ambientale: parcheggi agevolati e sostegno alla diffusione dei centri di rifornimento per propellente alternativo ai combustibili fossili
_Gestione integrata del ciclo delle acque: riduzione dell’uso di acqua potabile (riutilizzo dell’acqua piovana presso gli orti e delle acque grigie per usi non nobili entro gli edifici)
_Gestione avanzata dei rifiuti: raccolta differenziata e valorizzazione della frazione umida (terriccio per i parchi e gli orti urbani)
C. Oggetto di approfondimento progettuale a livello di sistema edificio-impianto
_Materiali riciclabili e biocompatibili
_Produzione locale ed autoconsumo dell’energia solare
_Implementazione di sistema di diagnosi energetica e prestazionale degli edifici in fase di esercizio (domotica e building automation)
_Corretta analisi dell’orientamento e dell’involucro edilizio
_Manuali di conduzione e gestione degli edifici
_Qualità degli ambienti interni e degli impianti di condizionamento ad elevata efficienza
_Riduzione dell’effetto “isola di calore” tramite superfici a scarso assorbimento, ombreggiamenti, captazione controllata con produzione energetica
Lo schema energetico generale dei futuri insediamenti urbani nella zona nord-est di Torino non può prescindere da due considerazioni fondamentali:
volontà della città di Torino di sviluppare la rete di teleriscaldamento in una zona attualmente non fornita da tale servizio e facilmente infrastrutturabile in futuro, in occorrenza di interventi sugli assi viari principali;
politica energetica regionale fortemente incentrata sull’impiego delle biomasse legnose (confronta “Piano Energetico Ambientale Regionale” approvato con DCR n. 351-3642 del 3 febbraio 2004 e “Relazione Programmatica sull’Energia”, approvata il 28 febbraio 2009)
Le attuali città, come qualunque sistema complesso, sono caratterizzate da flussi di materia in ingresso e flussi di materia, anche sotto forma di emissioni, verso l’esterno. I flussi uscenti sono solitamente associati a reflui, emissioni e rifiuti: questa visione inasprisce la tensione tra la città ed il territorio in cui si colloca. Lo schema urbano elaborato riduce drasticamente le esternalità, nel tentativo di favorire il riuso delle masse espulse in un sistema, se non esattamente chiuso, almeno altamente virtuoso, tanto più se si considera che il meccanismo di recupero dei flussi di materia non rappresenta un ingranaggio isolato, ma integra aspetti sociali ed energetici (come ad esempio accade per i parchi e per gli orti urbani). Questo ciclo virtuoso risulta dall’interazione di molteplici elementi:
La centrale di cogenerazione a biomassa collocata nel parco Sempione riceve dai parchi e viali urbani parte del combustibile sottoforma di cippato. Parte del cippato è importato dalla provincia, tramite collegamenti ferroviari in parte alimentabili con la stessa energia elettrica prodotta dalla centrale. Il collegamento ferroviario sarà utilizzato anche per condurre le ceneri ai cementifici che possono utilizzare il sottoprodotto nella confezione delle miscele;
I nuovi edifici dell’ex scalo Vanchiglia, di corso Sempione/Gottardo e di Spina 4, allestiti con sistemi di utilizzo integrato delle acque, recuperano le acque grigie per usi non nobili (sciacquoni, lavaggio piazzali), mentre le acque bianche sono destinate agli orti e ai parchi per fini irrigui. I rifiuti organici vengono conferiti in stazione di compostaggio;
Una nuova stazione di compostaggio collocata nell’ambito delle infrastrutture ambientali collocate nel parco Sempione riceve rifiuti organici, residui agricoli dagli orti, sfalci da pulizia del parco (materiale non cippabile), cenere (per l’elevato tenore di potassio) e restituisce alla città (orti e giardini pubblici) utile terriccio e concimi.
Ogni orto nell’area di Vanchiglia e dell’ex trincerone ferroviario è dotato della propria compostiera.
SPINA 4
Proposta
Spina 4 è uno dei luoghi che definiranno l’identità della Torino futura.
A Spina 4 tessuti urbani diversi si incontrano su un nuovo grande asse viario. Flussi di traffico notevoli si sommano ad una grande densità urbana, definendo un luogo intenso e metropolitano, disposto in un punto di contatto tra la città storica e la sua incerta periferia. Le contraddizioni che si sono accumulate nel tempo su questo luogo non devono essere nascoste. La città del futuro deve contenere anche luoghi metropolitani, frenetici, completamente artificiali, assieme a estensioni di verde del tutto quiete, pacificate, idilliache.
Non è possibile, né utile provare a ricucire i tessuti urbani che si affacciano su Spina 4. Nemmeno è possibile conciliare l’attraversamento veicolare con la pedonabilità della “piazza”. In fin dei conti in quasto punto la Spina Centrale è quasi un’autostrada e pare ingenuo sperare che una piazza tradizionale attraversata da un’autostrada possa funzionare. Una “piazza” pedonale può apparire a Spina 4 solamente affrontando radicalmente il problema del nodo di traffico. Una piazza può essere scoperta proprio nel luogo più insospettabile: dilatando la connessione tra la Spina, via Cigna (e l’estensione di via Toscanini), via Breglio e via Fossata fino a definire una colossale rotonda di 200 m di diametro, uno spazio pubblico interamente pedonale e dalla geometria perfetta appare proprio all’interno del nodo di traffico. La rotonda risolve infatti tutti i problemi urbani di Spina 4, quelli viabilistici e quelli urbanistici, definendo un pulsante centro metropolitano nel mezzo di un tessuto urbano complicato e incoerente. Le dimensioni eccezionali dell’incavo ricavato all’interno della rotonda e la presenza di un grande tubo (2 m di diametro) al suo bordo annullano immediatamente i problemi di inquinamento sonoro. Una inattesa quiete si produce al centro dei flussi di traffico. La rotonda disciplina il traffico automobilistico e accoglie tutti i flussi pedonali e ciclabili provenienti dalle stazioni della ferrovia e della metropolitana, dai parcheggi interrati, oltre che dai tre grandi edifici affacciati su di essa. Il livello -1 dei tre edifici è infatti direttamente collegato attraverso un passaggio sotterraneo e attraverso scale mobili ed ascensori con la piazza al centro della rotonda. La piazza diventa così un luogo di scambio in cui si intrecciano i tutti i flussi che attraversano l’area.
A Spina 4 può apparire una città nuova, netta, a suo modo monumentale, e allo stesso tempo semplice e priva di retorica, una città fatta di oggetti solidi e densi, disposti attorno ad un nodo di traffico che non viene occultato. I grandi blocchi si dispongono secondo le geometrie dei pezzi di città a cui si attaccano e si affacciano sul colossale nodo di traffico come volumi composti e silenziosi, e tuttavia abitati da una moltitudine frenetica. Tutto il volume richiesto si concentra in tre grandi grumi, lasciando libera una grande estensione verde. La città è, fin da subito, paesaggio. E' infatti il verde che circonda gli edifici e li connette ai tessuti circostanti. I grandi blocchi sono portati come iceberg da tempestosi oceani di verde metropolitano.
La piazza rotonda al centro del nodo di traffico è leggermente concava: il bordo è 2,5 m più alto del centro. Come una enorme bacinella, la piazza rotonda raccoglie ogni sorta di attività metropolitana, mutando secondo le attività che ospita. La piazza rotonda si comporta come alcuni grandi spazi metropolitani dalla natura indefinibile e generosa, come il Circo Massimo a Roma, come la piazza
Jama’a el-Fnaa a Marrakesh. Questi spazi, definiti solo dalla geometria dei bordi, e dall’insieme di memorie depositate nell’immaginario collettivo, sono caratterizzati da una straordinaria apertura programmatica; possono ospitare qualsiasi evento e sembrano essere sempre più necessari alle metropoli contemporanee. La sempre maggiore quantità di eventi che invadono la città contemporanea necessita infatti di spazi in cui accadere, spazi pubblici, ma differenti da quelli tradizionali. A Torino c’è già un numero sufficiente di eccellenti piazze chiuse con cui sarebbe difficile, se non impossibile, competere; quello che manca è uno spazio metropolitano capace di accogliere riti ed eventi contemporanei.
Se osserviamo, ad esempio, il Circo Massimo, notiamo che è, negli ultimi anni, è stato usato per manifestazioni che non potevano trovare spazio altrove: scioperi e manifestazioni politiche di dimensioni eccezionali, celebrazioni di epocali vittorie sportive. Il Circo Massimo offre la sua scala colossale, la sua natura incerta e tollerante (non è una piazza, non è un parco), il suo nome esotico e glorioso. Il Circo Massimo offre al desiderio di celebrare i trionfi delle squadre di calcio l’accenno di ritualità implicito nel suo nome e nella sua forma, offre al desiderio di condividere un progetto politico la sua capacità di accogliere e riconoscere senza definire, consentendo alla moltitudine contemporanea di specchiarsi e riconoscersi come soggetto mutevole e incerto. Allo stesso modo, la nuova piazza rotonda consente di accogliere concerti rock e manifestazioni sindacali, consente di celebrare gli scudetti del Torino e di allestire pigri mercatini nelle domeniche pomeriggio di primavera.
Torino è riuscita, per gran parte della sua storia urbana, a digerire e sublimare la trasformazione, ad adottare idee di trasformazione radicale attenuandole sistematicamente, ma senza rimuoverle del tutto. In questo senso, il progetto per Spina 4 prova a recuperare, ridotti al buonsenso, i due progetti più importanti prodotti per Torino nel dopoguerra (il progetto per il centro direzionale di G. Polesello e A. Rossi, ed il centro direzionale FIAT a Candiolo di R. Gabetti e A. Isola). La piazza rotonda e i massicci blocchi che gli gravitano attorno, attratti dal vuoto sconfinato, mantengono la scala monumentale dei progetti a cui fanno riferimento e allo stesso tempo la addolciscono, rendendola fattibile (il cratere circolare in fin dei conti è una rotonda). Il progetto conserva il carattere ibrido, non integralmente urbano (sia iperurbano nel caso di Polesello e Rossi, sia pastorale come nel caso di Gabetti e Isola) dei suoi modelli. La piazza rotonda cerca di stabilire un rapporto positivo con la periferia e la città diffusa contemporanea, allo stesso modo in cui alcuni progetti neoclassici (il foro dell’Antolini a Milano o il Prato della Valle del Memmo a Padova), provavano a stabilire una relazione positiva tra la città e la campagna produttiva dell’epoca.
Il nuovo Parco Sempione è anzitutto un’area produttiva, a pioppeto, che fornisce parte delle biomasse necessarie per la centrale di cogenerazione. Il verde produttivo si dispone attorno alla rotonda secondo un disegno morbido, i filari di pioppi curvano leggermente, producendo un parco semplice e delicato. All’interno dei filari di pioppi si sviluppano isole di parco tradizionale, connesse in percorsi didattici legati alla cascina Fossata e alle infrastrutture connesse alla centrale di cogenerazione. In questo modo sarà possibile sensibilizzare i visitatori rispetto alle tematiche ambientali, illustrando l’intero ciclo produttivo della centrale a biomassa.
La realizzazione del progetto per Spina 4 si potrà sviluppare attraverso tre fasi successive, coordinate dalla STU. Anzitutto il progetto urbano verrà sviluppato per indirizzare l’attività di pianificazione della STU, per definire il disegno delle infrastrutture, per coinvolgere investitori e per preparare i bandi di concorso per i tre edifici, per il parco e per la piazza al centro della rotonda. Il progetto definirà solamente il tracciato delle infrastrutture, il sedime e l’altezza massima dei nuovi edifici. Le scelte architettoniche saranno interamente lasciate agli architetti invitati ai concorsi per i differenti ambiti di intervento. In seguito verranno prodotti, in collaborazione con gli investitori coinvolti, i bandi per i concorsi per i differenti elementi dell’area. In seguito, i progetti scelti per i differenti temi di concorso verranno realizzati dagli investitori con il costante coordinamento della STU. Alcuni ambiti (il parco, la piazza) potranno essere coordinati direttamente dalla STU utilizzando il sistema “a scomputo”.
Le immagini che illustrano il progetto rappresentano uno dei possibili scenari: i tre edifici sono rappresentati come (falsi) progetti di tre studi di architettura contemporanei che riteniamo non solo altamente consigliabili, ma anche plausibili in basi a criteri di genere, nazionalità, età, ecc. politicamente corretti ed accettabili per una amministrazione moderatamente illuminata (SAANA Sejima + Nishizawa, Neutelings Riedijk Architects, Alvaro Siza).
Aspetti energetici
La Regione Piemonte prevede che entro il 2020 più di un terzo del contributo dato dalle fonti energetiche rinnovabili derivi da valorizzazione delle biomasse. Il nostro progetto propone di inserire una centrale di cogenerazione a legna entro il parco della zona Sempione, in grado di sfruttare il legname prodotto dal parco produttivo (fustaia) in filiera. La centrale di cogenerazione potrà essere accoppiata con la sede di un piccolo "ente parco" (collocato nella cascina Fossata), che potrà organizzare eventi e visite guidate al polo energetico, per sensibilizzare la popolazione in merito all’impiego sostenibile dell'energia. In questo modo il parco e la centrale di cogenerazione potranno rafforzare il legame tra la città e la periferia agricola attraverso la valorizzazione del patrimonio forestale. La posizione proposta per la centrale permette di conseguire i seguenti vantaggi:
il parco determina un’area di rispetto attorno alla centrale
la vicinanza tra il parco e la ferrovia permette di ipotizzare un collegamento ferroviario dedicato per l'arrivo del legname che dovrà essere in parte importato dalla provincia Nord di Torino
le nuove infrastrutture viarie consentono di convogliare il trasporto degli sfalci di potatura dei viali urbani alla nuova centrale
la centrale di medie dimensioni e con un elevato numero di utenze pronte all'allacciamento, garantisce l’efficienza della produzione e ridotti tempi di rientro dell’investimento
Sarà possibile realizzare una rete di teleriscaldamento con utenze estremamente prossime
Sfruttando il rifacimento della trincea ferroviaria sarà possibile costruire linee di teleriscaldamento che alimenteranno le zone della Spina 4, viale Sempione e dell’attuale Scalo Vanchiglia.
Stima della domanda termica teleriscaldabile
Per la redazione di questo progetto abbiamo fatto riferimento a basi dati disponibili in letteratura tecnica, e le indicazioni progettuali preliminari per gli interventi in oggetto al presente bando. I valori parametrici di energia e potenza sono stati valutati in base alle caratteristiche di ogni differente destinazione d’uso , divise per tipologie e destinazioni d’uso e vetustà (dividendo gli edifici di nuova costruzione da quelli esistenti). Per quanto concerne le perdite di rete sono state valutate come un 3% della potenza e un 7% dell’energia.
In funzione delle condizioni climatiche dell’area e da un confronto con teleriscaldamenti simili e valori di letteratura per i dimensionamenti di massima si sono utilizzati i seguenti parametri, calcolati sui valori effettivamente riscaldati, stimati dai volumi lordi opportunamente ridotti a seconda delle destinazioni d’uso:
Edifici esistenti: 30 W/m3 ;
Edifici di nuova costruzione: 14-18 W/m3 ;
Zone uffici e commerciale: 18 W/m3 ;
Magazzini e attività produttive: 10 W/m3 ;
Che equivalgono ai seguenti parametri energetici:
Edifici esistenti: 44 kWh/m3 ;
Edifici di nuova costruzione: 26-28 kWh /m3 ;
Zone uffici e commerciale: 28 kWh /m3 ;
Magazzini e attività produttive: 22 kWh /m3 ;
Sono poi stati valutati, sempre con indole cautelativa, i seguenti rendimenti:
Rendimento termico caldaie a cippato, con recupero fumi di scarico: 80%;
Rendimento elettrico cogeneratore: 18%;
Rendimento termico caldaie gas: 86%
Risulta quindi una potenza installabile di circa 80 MW di cui 10 MW a cippato con fabbisogno di 115.500 MWh/anno di cui circa la metà prodotti da fonti rinnovabili.
Aspetti economico-finanziari
Superficie: 165.000,00 mq di slp.
L’ambito è caratterizzato da una superficie fondiaria molto ampia all’interno della quale sono collocati tre blocchi edificati che individuano ciascuno un sub ambito/UMI ad impronta quadrangolare con differenti tipologie di corte interna - destinazioni d’uso:
_attività produttive avanzate e di ricerca
_attività terziarie, uffici
_attività ricettive
_servizi privati
_residenza
All’interno dell’ambito Spina 4 verrà inoltre collocata la nuova centrale di teleriscaldamento.
Per tutti i sub-ambiti di intervento e le UMI la STU:
a. Coordina la progettazione urbanistica esecutiva e la progettazione delle opere di urbanizzazione (utilizzando strumenti che garantiscano la qualità e unitarietà oltreché il rispetto degli indirizzi e degli input derivanti dal concorso/progetto della variante)
b. Bandisce e gestisce concorsi per la progettazione preliminare dei singoli sub-ambiti o delle singole UMI
c. Commercializza le UMI all’interno dei singoli ambiti a partire dai risultati dei concorsi di progettazione per i tre edifici, per il parco e per la piazza, mediante ricorso a strumenti/soggetti diversificati e mediante vendita delle aree a parcheggio e vendita delle capacità edificatorie:
Vendita delle capacità edificatorie (commerciale, terziario, residenziale) di interi ambiti/UMI a operatori privati e società immobiliari di grande dimensioni (con capacità economiche/finanziarie idonee per esecuzione di 30.000/40.000 mq di slp)
Cessione dei diritti edificatori a soggetti realizzatori pubblici (ATC, Consorzi pubblici per la casa, etc.) o fondazioni promotori di housing sociale che in sinergia possono realizzare residenze in edilizia convenzionata o destinata alla locazione a canone controllato/sociale
Realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria mediante sistema “a scomputo”
Realizzazione della nuova centrale di teleriscaldamento mediante project financing con gestione trentennale a favore di società/operatore che si impegna a realizzare la centrale e la rete di distribuzione cittadina.