Scenografia per l'opera GESUALDO CONSIDERED AS A MURDERER
GESUALDO CONSIDERED AS A MURDERER di Vittorio Sermonti e Luca Francesconi
Scenografia per la prima rappresentazione nazionale dell'opera GESUALDO CONSIDERED AS A MURDERER di Vittorio Sermonti e Luca Francesconi, Teatro Franco Parenti di Milano per il Festival MITO SettembreMusica 2008.
Lo spazio è il palazzo “senza porte e senza finestre” dell’anima di Carlo Gesualdo. Un Overlook Hotel arroccato come un castello medievale e che è al tempo stesso mente (creativa, diabolica, nevrotica, labirintica, estrema): una griglia di stanze non comunicanti ma dai confini labili, astratti. Un labirinto che è soprattutto mentale nel quale sono incastrate scatole abitate da personaggi di una presenza inquietante, quasi dei fantasmi, che vivono in stanze prigioni che forse è Carlo stesso ad aver eretto, per tenere quei ricordi e quelle ossessioni sotto chiave e controllarli. Inevitabilmente sarà destinato a fallire. Il tempo, infatti, comincerà presto a vacillare: presente, passato e futuro da una stasi apparente iniziano ad azionarsi, ad intrecciarsi fino a confondersi. Ed i fantasmi che le abitano si confondono con altri fantasmi: quelli dell’infanzia, dei sogni, delle pulsioni represse. Nonostante lo spazio-scatola sia tristemente reale, come nel caso del Nano-prete cresciuto in una scatola, questo diventa anche un pretesto per rappresentare la condizione degli altri personaggi: Silvia è la memoria storica (le sue parole sono infatti la fedele trascrizione della testimonianza che rese durante il processo a Carlo) e dietro di lei, come in un aula di tribunale, una serie di diapositive e annotazioni vengono presentate nel tentativo di ricostruire la cronaca dell’efferato omicidio. Infine l’ultima stanza, quella che sembra penetrare e perdersi nello spazio infinito di quella mente, è una scatola magica, un peep-box, nel cui interno Maria, moglie di Carlo - quell’oscuro oggetto del desiderio, ossessione e cardine della vicenda del Gesualdo - è rinchiusa come in un moderno peep-show, verso cui uno spioncino permette di scorgere qualcosa di magico e proibito metafora del teatro come luogo di rappresentazione e illusione. Intorno a tutto questo, quattro presenze, compaiono e si muovono in un livello superiore che circonda la scena, è il Coro, vera emanazione creativa di Carlo Gesualdo da Venosa, principe dei musici.
PRODUZIONE Festival MITO SettembreMusica 2008 + Teatro Franco Parenti
DIRETTORE Sandro Gorli
REGIA Franceco Micheli
SCENE Matteo Martini
COSTUMI Lubna Balazova
TEATRO Teatro Franco Parenti, Milano
DEBUTTO 16 settembre 2008